Anello di Avano - Valvarrone

(Alpi Orobie - Lombardia)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1200 metri circa (compresi i saliscendi della traversata tra l'Alpe Agrogno e l'Alpe Campo)

DURATA: 6 ore

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: ottobre 2011; dati logistici: giugno 2022

 

L’itinerario che ho battezzato “anello di Avano” si svolge sul versante meridionale del Monte Legnone, in Valvarrone, e prende il nome dal piccolo paesino di Avano (Aveno su alcune cartine), frazione di Tremenico, punto di partenza e di arrivo della camminata. Si tratta di un percorso di notevole interesse ambientale, che permette di attraversare zone assai diverse tra loro. La prima parte risale la solitaria Val Rasga, che termina sulla cresta Ovest del Legnone, all’ampia sella prativa dove si trova l’Alpe Agrogno basso. Fino all’Alpe Rasga di sopra il sentiero è generalmente in buono stato (conserva pressoché intatto il fondo acciottolato). Tuttavia, nel tratto che precede l’Alpe Rasga di sotto, ci sono stati alcuni piccoli smottamenti che però, allo stato attuale, non compromettono l’agevole percorribilità del sentiero. Dopo l’Alpe Rasga di sopra le cose cambiano e in molti tratti il sentiero si riduce a una traccia oppure è semicoperto dall’erba. Solo all’inizio c’è qualche cartello “artigianale” e i segnavia sono in diversi casi vecchi e sbiaditi. Insomma: non è semplicissimo da seguire (spero con la mia relazione di facilitare le cose). La seconda parte, dall’Alpe Agrogno basso all’Alpe Campo, coincide con un tratto della DOL (Dorsale Orobica Lecchese), il lungo percorso che da Colico arriva a Lecco attraversando le montagne del versante orientale della Valsassina. E’ una traversata molto bella, che richiede la dovuta attenzione perché si svolge spesso su terreno ripido e presenta diversi tratti rocciosi attrezzati (un paio esposti). In questo tratto la segnaletica non manca e il sentiero è in generale evidente. L’ultima parte è costituita dalla discesa dall’Alpe Campo ad Avano. Questo tratto segue prima il tracciato della strada militare costruita durante la prima guerra mondiale e poi la strada asfaltata che dalla Valvarrone scende a Dervio. I segnavia sono pressoché assenti, ma è davvero impossibile sbagliare percorso! Anche questa parte ha i suoi motivi di interesse: si possono ammirare alcune “opere dell’uomo” ancora in ottimo stato di conservazione: la stessa strada militare (almeno in questo tratto), l’Alpe Campo e l’Alpe Vesina (ancora attive in estate). E, proprio alla fine, la forra selvaggia della Val Vanigia, che si attraversa poco prima di arrivare ad Avano, ci ripaga della poco entusiasmante camminata sulla strada asfaltata.

 

Un’ultima considerazione riguarda le condizioni ambientali. Con terreno umido o peggio ghiacciato la traversata dall’Alpe Agrogno all’Alpe Campo può rivelarsi insidiosa; inoltre è meglio affrontarla quando la neve ha lasciato anche il fondo dei canali che occorre traversare, specie nella prima parte, esposta a Ovest.

 

NOTA IMPORTANTE (giugno 2022). Leggendo la recente guida dedicata alla DOL DEI TRE SIGNORI (pubblicata nel 2021 per iniziativa della rivista OROBIE), ho scoperto che il tratto tra l'Alpe Agrogno e l'Alpe Campo (parte dell'originario percorso della DOL) è stato soggetto ad eventi franosi. Mi sono informato presso la custode del Rifugio Griera che, anche se non mi ha parlato di frane, mi ha confermato che il sentiero è diventato comunque più impegnativo di quando l'avevo percorso io (ormai undici anni fa), soprattutto perché non ha ricevuto la necessaria manutenzione. In ogni caso, chi volesse intraprendere la traversata potrà informarsi presso il Rifugio Griera (333.8496661).

 

ACCESSO STRADALE. Se si proviene da Sud (Lecco), si segue la SS36 (superstrada) fino all’uscita di Dervio (subito dopo la galleria Corenno), quindi si seguono le indicazioni per la Valvarrone e, raggiunto Tremenico, si prosegue fino al paesino di Avano (765 m; 11 km dall’uscita della superstrada) , dove si trova un piccolo parcheggio (una decina di posti) a destra di un tornante a ridosso delle case. Se si proviene da Nord (Colico) si può seguire la SP72 (lungolago) fino a Dervio, da cui si sale in Valvarrone. Se si vuol prendere la superstrada, bisogna arrivare fino all’uscita di Bellano e poi tornare indietro fino all’uscita di Dervio (che esiste solo sulla corsia che va verso Nord).

 

ITINERARIO. Dal piccolo parcheggio di Avano (765 m) proseguire lungo la strada fino a una cabina elettrica (a questo punto si può arrivare anche passando attraverso le case: dal tornante presso il parcheggio si prende la piccola via Piazza, poi si segue la prima viuzza a sinistra e infine si raggiunge la strada salendo ancora a sinistra lungo la gradinata della stretta via ai Monti). Poco prima della cabina elettrica si prende, a sinistra della strada, un sentiero acciottolato (segnavia P61 in rosso; cartelli in legno con l’indicazione per gli alpeggi e il Monte Legnone) che sale nel bosco di castagni. Oltrepassata una rete metallica paramassi, si prosegue nel bosco seguendo sempre il sentiero principale (acciottolato) che più sopra passa sotto una parete rocciosa e quindi, andando verso Ovest, davanti a una cappelletta dedicata a San Francesco. Si entra così in Val Rasga e si raggiunge un piccolo ripiano erboso con un grande castagno (località Piazzole) dove si trova un bivio segnalato con piccoli cartelli di legno. A destra si sale alle baite di Pezzaburo; diritti si prosegue in Val Rasga raggiungendone il fondo (nell’ultimo tratto – in cui si trovano i piccoli smottamenti citati nell’introduzione – il sentiero passa sopra i notevoli salti che precipitano sul torrente sottostante). Oltrepassato il torrente su un ponte, si volta a destra e si arriva alla vicinissima Alpe Rasga di sotto (1042 m) con numerose baite in rovina. Si procede davanti alle case e, giunti alle ultime, si passa tra esse in salita (segnavia) e quindi si svolta a sinistra salendo nel bosco dietro l’alpeggio. Si raggiunge così l’Alpe Rasga di sopra (1125 m); davanti al rudere del secondo edificio c’è un bivio: non andare a destra, ma proseguire diritti (segnavia) e, dopo l’edificio successivo (segnavia), proseguire in leggera salita fino a una svolta a destra dopo la quale il sentiero (che tra le case si era ridotto a una traccia) torna evidente. Si arriva così a un altro gruppo di baite meglio conservate (1205 m circa). Dopo la terza casa salire a sinistra e continuare nel bosco che presto diventa di conifere. A 1260 metri circa si arriva a un bivio privo di indicazioni: andare a destra (sentiero più bello) e proseguire nel bosco con bei tornanti fino a una sorta di radura coperta di felci a circa 1410 metri di quota, nel punto in cui le conifere sempreverdi lasciano posto ai larici. All’inizio della radura c’è un masso con una vena di quarzo sul quale si trova una freccia rossa (sbiadita) che invita a salire a sinistra. Ignorare tale indicazione e proseguire diritti seguendo il sentierino che, pur coperto dalle felci, è discretamente visibile. Il tracciato diventa presto quasi pianeggiante e continua a essere in parte coperto dalla vegetazione (ma sempre discretamente visibile). Ora bisogna fare attenzione per individuare, appena a sinistra del sentiero, un giovane esile larice (1440 m circa) sul cui tronco c’è un doppio segnavia bianco/rosso: da qui parte un sentierino che sale a sinistra (poco visibile all’inizio; segnavia talvolta sbiaditi o nascosti dalla vegetazione) e quindi, dopo aver guadagnato 40/50 metri di dislivello, traversa verso Nord per raggiungere un alpeggio diroccato al sommo di un ampio prato inclinato (1495 m circa). Se invece non si vede l’esile larice con il segnavia e si prosegue diritti (sentiero spesso invaso dalla vegetazione), ci si trova sul prato più in basso delle baite (guardando in alto si intravede il tetto della stalla). Si traversa il prato in salita puntando ad un grande larice, raggiunto il quale ci si trova accanto alle costruzioni diroccate. Nel prato dell’alpeggio il sentiero scompare del tutto: lo si ritrova a monte delle costruzioni e lo si può individuare grazie a un paio di segnavia e a un breve tratto di muretto di sostegno che non è difficile scorgere anche con l’erba alta. Si prosegue ora nel bel lariceto lungo il sentiero non sempre evidente (segnavia spesso sbiaditi), ma senza problemi di orientamento (basta salire verso Nord). Si raggiunge così la cresta Ovest del Legnone all’ampia sella erbosa dove si trova l’Alpe Agrogno basso (1658 m) e dove passa l’itinerario della via normale al Monte Legnone (ore 2,10 da Avano).

 

Nei pressi della grande stalla dell’alpeggio si trova un cartello indicatore di metallo per il Passo della Stanga, l’Alpe Campo e Premana: siamo sul percorso della DOL (Dorsale Orobica Lecchese). Dietro lo stallone (muro di cemento) non sarà difficile rintracciare il buon sentiero che dobbiamo percorrere. Esso traversa il versante Ovest della Porta dei Merli, all’inizio su terreno poco inclinato (c’è un breve passaggio attrezzato)  poi, dopo una presa dell’acqua, su pendii ripidi che richiedono attenzione. Si superano alcune costole, quindi si scende in un canalone erboso (ripido; attenzione) da cui si esce risalendo un’erta rampa erbosa che conduce a una panoramica forcelletta sulla cresta che dalla Porta dei Merli scende verso Sud-Ovest. Ora la traversata prosegue sul versante Sud della montagna: dopo un breve tratto si raggiunge un passaggio attrezzato (cengia di tronchi e catena; esposto) oltre il quale la traversata prosegue su terreno erboso ripido (ma tra i larici) fino a un canale chiuso a Est da una parete rocciosa quasi verticale. La parete si supera prima percorrendo una cengia di tronchi (catena), poi risalendo una facile rampa rocciosa (catena); subito dopo si raggiunge la forcella rocciosa del Passo della Stanga (1737 m), indicato da un cartello metallico. Continuando a traversare verso Est ci si abbassa di una ventina di metri, si supera quindi una placca poco inclinata (catena e qualche appoggio in metallo) e si continua a traversare su terreno meno ripido ma a tratti ancora roccioso (qualche altra catena). Si raggiunge così il fondo della Val d’Avano appena sotto i 1700 metri. Oltrepassato il torrentello si risale ai ruderi dell’Alpe Avano (1715 m) e quindi al Forcellino (1802 m). Da qui si scende per un buon sentiero fino a raggiungere la strada militare e la vicina Alpe Campo, caratterizzata dalla lunga stalla (1647 m; ore 1,50 dall’Alpe Agrogno basso). Poco più in alto si trova il rifugio Griera (1720 m al mio altimetro) che, se è aperto, può offrire il piacere di una sosta ristoratrice (vedi nota 2).

 

Dall’Alpe Campo si scende lungo la strada militare fino all’Alpe Gallino (1012 m) e poi alla strada asfaltata che sale in Valvarrone da Dervio. Svoltando a destra lungo questa strada, dopo quasi 2,5 km si raggiunge Avano in circa mezz’ora (ore 1,50/2 dall’Alpe Campo; in totale 6 ore).

 

NOTA 1: lungo la strada militare sono possibili alcune scorciatoie; qui fornisco qualche suggerimento. A quota 1440 m circa, poco dopo il tornante all’altezza dell’Alpe Vesina, si abbassa a destra, nella faggeta, un bel sentiero che incrocia di nuovo la strada a 1360 m circa e poi prosegue in discesa. A quota 1320 m circa occorre prestare attenzione: bisogna abbandonare il sentiero che prosegue verso l’Alpe Bedoledo e Pagnona e piegare a destra per raggiungere, in leggera discesa, la strada (visibile). Poco più in basso (1300 m circa) si trova un’altra scorciatoia che parte a sinistra della strada militare. Una terza scorciatoia si trova a 1250 m circa (freccia rossa su un faggio) e si stacca a destra della strada militare: non mi pare molto conveniente, perché finisce presto su terreno ripido ed è scomoda da percorrere (in ogni caso tenere presente che la strada è alla propria sinistra e che bisogna quasi subito piegare in quella direzione per raggiungerla di nuovo).

 

NOTA 2: Il Rifugio Griera è posto a 1720 m (dato del mio altimetro) poco sopra l’Alpe Campo, in posizione molto panoramica. Si tratta di una costruzione voluta dal Comune di Pagnona proprio per valorizzare il versante Sud del Legnone. Dal 2011 è gestito con passione, competenza e simpatia da Serena Sironi.  E’ aperto nei fine settimana, il mercoledì e nei giorni festivi (tutti i giorni da metà giugno a metà settembre). Rimane chiuso in caso di condizioni meteorologiche o climatiche avverse. Per informazioni telefonare al n. 333.8496661.

 

APPROFONDIMENTO FOTOGRAFICO:

Gli alpeggi abbandonati della Val Rasga

 

 
 
 
 
 
 

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