Traversata della bassa Val Grande(Val Grande - Piemonte)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: complessivamente circa 800 metri per i continui saliscendi DURATA: 5/5,30 ore DIFFICOLTA': E (con una possibile variante EE) AGGIORNAMENTO RELAZIONE: aprile 2003
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Proporre
il giro della bassa Val Grande non è forse molto originale, visto che
l’itinerario si trova su molte pubblicazioni, ma mi è parso lo stesso
una buona idea per diversi motivi, soprattutto perché offre
l’occasione di venire a contatto con gli aspetti umani della Val Grande.
A Pezza Blena sono da vedere, davanti alle case ancora ben conservate, i
bei pergolati che servivano per la coltivazione della vite; sulla
cappelletta votiva di Ör Vergügn si trovano ancora, inchiodate
su una parete esterna, due croci di legno: venivano fissate, come breve
cerimonia commemorativa, quando si portava a valle il corpo di qualcuno
morto in Val Grande. Bettina ci offre l’immagine di un corte maggengale
dalla struttura ancora ben evidente (anche se le case versano in stato
di abbandono), mentre il pascolo che la sovrasta mostra i segni evidenti
della colonizzazione da parte di un bosco di betulle. Il Ponte di Velina
è un pezzo di storia: il suo magnifico arco di pietra sospeso sulla
forra rocciosa del Rio Val Grande fu costruito nel 1833; poi fu fatto
saltare dai partigiani nel vano tentativo di impedire l'avanzata dei
tedeschi durante il tragico rastrellamento del giugno 1944. L’attuale
struttura fu ricostruita già nel 1945, quando furono rifatte anche
molte delle baite di Velina che erano state incendiate o distrutte dai
soldati tedeschi durante lo stesso rastrellamento. I corti di Velina
ospitano oggi due moderni “eremiti” che hanno scelto di allontanarsi
dalla società e hanno eletto la Val Grande come loro dimora (durante i
fine settimana intorno ad uno di loro si riunisce spesso un gruppetto di amici e
il posto non è più solitario come alcuni anni fa). Nei pressi di
Velina bassa, davanti ad una delle case di Baserga, fiorisce ancora (tra la fine di marzo e la metà di aprile) la
camelia piantata nel 1944 da Paolo Bariatti, uno degli alpigiani che
caricavano il corte (notizia ricavata dal libro di Teresio Valsesia, Val
Grande, ultimo paradiso). Uccigiola, Crosane, Montuzzo sono corti
maggengali ormai inghiottiti dal bosco e dai rovi: testimoni silenziosi
del destino di questi insediamenti ormai da decenni abbandonati
dall’uomo. A Crosane e a Montuzzo sono evidenti le strutture dei
terrazzamenti: opera davvero straordinaria della gente di montagna (non
solo della Val Grande, ma anche di tante parti del mondo) per ricavare
spazi di terra pianeggiante sui versanti ripidi della valle. Poco dopo
Montuzzo l’edifico circolare del Torc (torchio) del Runchett
serviva per la spremitura dell’uva di tutte le famiglie che occupavano
i corti circostanti; tra le case di Montuzzo, infine, si conserva ancora
la caratteristica struttura cilindrica di un gabinetto. Un ulteriore
motivo di interesse è il sentiero che si percorre lungo tutto
l’itinerario: in molti punti sono ancora visibili i tratti a lastre di
roccia e i muretti di sostegno che servivano a creare una strada
sufficientemente larga per favorire il passaggio degli uomini e delle
mucche. Da notare infine i grandi boschi di castagno da frutto: una
risorsa di vitale importanza per l’economia di questa valle (come di
molte altre valli alpine). Insomma:
è inutile cercare lungo questo itinerario lo spirito dei grandi spazi
della montagna; l’orizzonte è limitato ad alcune cime della valle (il
Pizzo del Lesìno, la Cima Tuss, la Cima Sasso) e solo da qualche punto,
guardando verso la pianura, si intravede uno spicchio di lago. Lo
spirito giusto è quello di chi vuole andare e camminare per capire una
realtà ormai molto lontana dalla nostra, sia nel tempo che nei ritmi
della vita e del lavoro, una realtà fatta di molta fatica e di gioie
semplici, di cura per la montagna, severa e faticosa, certamente, ma
anche fonte di vita e sostentamento. Il punto di partenza dell’itinerario è il
piccolo nucleo di case di Bignugno, a circa tre chilometri da Rovegro
(Comune di San Bernardino, sopra Verbania), lungo la stretta stradina
che conduce a Cicogna. Il posto per parcheggiare è assai limitato (5 o
6 macchine presso le case, 3 o 4 poco più avanti, presso una curva). Il
percorso è segnalato con segnavia bianco-rossi. Difficoltà: E. Dalla strada si sale alle case più basse di
Bignugno (m 450 c.a); poco dopo si lascia la mulattiera che sale ai
nuclei superiori e si segue quella che si stacca verso destra (freccia e
segnavia bianco e rosso); attraverso i castagni si giunge a Pezza Blena (m 569) e poi alla
cappelletta di Ör (Orlo) Vergügn (m 652). Da qui si
imbocca (cartello indicatore per Velina-Baserga e Cicogna) il sentiero
che entra in piano nel solco della Val Grande e raggiunge le case di
Bettina inferiore (m 632). Il sentiero (freccia e segnavia) si abbassa a
destra tra le case, scende nel bosco e, pur con qualche saliscendi,
perde quota fino a raggiungere il Ponte di Velina (m 470, ore 1,45/2 da
Bignugno). Passato
il ponte, si prosegue lungo la mulattiera che sale tra i castagni fino
alle case di Velina bassa (m 687 – ore 0,40) e poi traversa alle
vicinissime baite di Baserga (da qui parte un sentierino che sale alle case di
Velina di mezzo, m 788, e Velina di sopra, m 834, poste in bella posizione
panoramica). Si prosegue su un largo sentiero che raggiunge in pochi
minuti la fonte dell’alpe e poi si abbassa a guadare il torrente della
Val Velina. Si tratta ora di risalire un ripido canale con qualche
roccetta, scivoloso in caso di tempo umido, ma ora attrezzato con una
lunga e robusta catena. Bisogna quindi traversare una breve placca
rocciosa spesso bagnata, ma attrezzata con una catena. Il sentiero torna
facile e sale con una serie di tornanti fin quasi alle case di Vota (m
872), che però non si raggiungono (si trovano più in alto). Ora
il tracciato si fa di nuovo largo e raggiunge le case di Uccigiola (m
749), poi quelle di Crosane (m 650 c.a) e infine quelle di Montuzzo (m
630): tutti e tre questi corti sono ormai invasi dalla vegetazione e la
maggior parte delle case è in rovina. Da
Montuzzo, per chiudere il giro, si possono seguire due strade. La prima
consiste nel proseguire lungo il sentiero segnalato che conduce a
Cicogna: si raggiunge in breve il Torc (Torchio) del Runchett,
si traversa un ennesimo valloncello e si risale verso Cicogna,
raggiungendo dapprima la piazzola dell’eliporto e poi, lungo la strada
di terra battuta, il paesino di Cicogna (m 732). Prima del piccolo
cimitero si incontra la mulattiera segnalata (cartello indicatore per
Cossogno) che si abbassa a destra nel castagneto e raggiunge la strada
carrozzabile poco a monte del quarto tornante dopo il ponte di Casletto
(ore 2,30 da Velina). Allo
stesso punto si arriva da Montuzzo seguendo un altro percorso, più
veloce ma meno semplice (anche perché privo di segnalazioni; difficoltà
EE). Abbassandosi tra le case e passando dietro l’edifico cilindrico
del gabinetto si trova, tra gli edifici più bassi, un’esile traccia
che scende verso sinistra (osservare gli arditi terrazzamenti lungo uno
sperone assai ripido). Si raggiunge e si attraversa un ruscello oltre il
quale si vede una cappelletta. Per arrivarvi bisogna salire, subito dopo
il ruscello, un tratto di pochi metri piuttosto franoso. Non è
pericoloso, ma si è in mezzo ai rovi e occorre attenzione perché una
scivolata sarebbe assai spiacevole. Dalla cappelletta
il sentiero è bello ed evidente; in un punto però è crollato e
bisogna sfruttare una cengia rocciosa facile ma un po’ esposta per
oltrepassare la spaccatura. Poi, a parte qualche albero crollato che
infastidisce la marcia, non ci sono altri problemi e si arriva sulla
carrozzabile poco a monte del quarto tornante dopo il ponte di Casletto
(ore 2 da Velina). Seguendo
il sentiero sempre evidente e i segnavia, ci si abbassa attraversando
due volte la carrozzabile. Giunti nei pressi del Ponte di Casletto (m
411), si prosegue lungo la strada asfaltata che in circa 1,5 km riporta
(ore 0,20) a Bignugno (prestare attenzione nella galleria, lunga un
centinaio di metri, stretta e priva di illuminazione; una pila può
essere utile per segnalare la propria presenza).
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BIBLIOGRAFIA: Paolo Crosa Lenz, VALGRANDE, ESCURSIONI STORIA NATURA, Edizioni Grossi (1996) PARCO NAZIONALE DELLA VALGRANDE, cartina 1:30.000, Edizione "Cartine Zanetti" (2002) Carta nazionale della Svizzera, foglio 285, DOMODOSSOLA
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