Bocca di Capronale

(Corsica - Valle di Fango - Galéria)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1000 metri

DURATA: 3h la salita; 2h la discesa

DIFFICOLTA': T/E

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: agosto 2005

 

Aveva certamente ragione quello scrittore francese dell’Ottocento che chiamò la Corsica “la montagna in mezzo al mare”, perché la Corsica, più che un’isola del Mediterraneo, è davvero una montagna. Lo si vede anche a tavola, dove i prodotti della pastorizia (formaggi e insaccati) hanno un posto di primo piano. Terra di pastori dunque, più che di pescatori. E in montagna (su tutte le montagne) pastorizia vuol dire transumanza, un’attività che ha segnato profondamente anche la storia delle montagne corse, stabilendo addirittura un singolare (e secolare) scambio tra mari e monti che si ripeteva due volte all’anno, come ci ricorda Giulia Castelli su ALP: “in primavera quando si portava il gregge in quota e in autunno quando si rientrava a valle. Questo spiega perché, ad esempio, [...] il 90% delle case della Valle di u Fango, sul Golfo di Galéria, appartengono agli abitanti di Lozzi e di Albertacce, paesi di montagna che si trovano nel Niolo. L’antica viabilità aveva imbrigliato l’entroterra nei suoi più impervi recessi con una preziosa ragnatela di itinerari, sostenuti da muretti a secco e punteggiati di malghe di pietra, cappelle e ovili, che in estate si trasformavano in villaggi abitati dai pastori. Oggi, nonostante gli sforzi del parco, molte di queste architetture sono state abbandonate e il terreno, un tempo faticosamente conquistato dall’uomo, è di nuovo invaso dalla vegetazione”. (1)

 

L’itinerario che qui propongo raggiunge la Bocca di Capronale (m 1329) e si svolge proprio nella Valle di Fango, percorrendo un’antica strada della transumanza, parte della quale si è salvata dal degrado e costituisce ancora oggi uno straordinario esempio di architettura stradale in montagna, soprattutto se pensiamo che l’opera fu realizzata nel 1870 (si dice persino che, a quei tempi, si potesse raggiungere il colle in carrozza). L’interesse di questa gita non è comunque solo “storico”. E’ anche un bell’itinerario dal punto di vista ambientale e paesaggistico.  Se si è in vacanza nella Corsica del Nord-Ovest – tra Calvi e Galéria – e si vuole fare una bella camminata che metta a contatto con la montagna dell’isola, questa gita è senz’altro raccomandabile.

 

Accesso stradale: provenendo da Calvi, si segue verso Sud la strada che conduce a Porto fino al Golfo di Galéria. Superato il Ponte delle Cinque Arcate che scavalca il greto (qui asciutto) del fiume Fango, si svolta a sinistra. Dopo circa 2 km, in località Le Fango, si lascia a destra la strada per Porto e si segue quella che risale la Valle del fiume Fango fino a Barghiana; davanti al piccolo cimitero, la strada asfaltata si abbassa a sinistra e porta a Monte Estremo, l’ultimo abitato della valle. A destra della strada asfaltata si stacca, in piano, una sterrata che, passando accanto alla chiesa, entra nel vallone del Rio Capronale. Il fondo della sterrata in qualche punto (soprattutto in uno) richiede attenzione per via di alcuni sassi sporgenti. Dopo circa 3 km e mezzo si arriva al Ponte di e Rocce (m 326), al di là del quale si trova un piccola area di parcheggio (6/7 macchine). La strada prosegue, ma io ho parcheggiato qui e da qui inizio la mia relazione “escursionistica”. (2)

 

Lasciata la macchina, si segue la strada che prosegue per altri 2 chilometri e mezzo senza mutare caratteristiche. Il panorama è dominato dall’incombente parete Ovest di Capo Tafonatu (si vede benissimo il trou, il buco che lo trapassa) e da una serie di guglie che la incoronano. Si raggiunge un secondo ponte (m 436) e quindi uno spiazzo che precede di poche centinaia di metri il terzo ponte (questo è nuovo, in legno e metallo) dove termina la strada (m 485 – 1 ora dal Ponte di e Rocce) e iniziano i segnavia color arancione (qui ho trovato due macchine, ma non è affatto un buon parcheggio; se si volesse seguire tutta la carreggiabile sarebbe meglio lasciare l’auto allo spiazzo di cui sopra).

 

Passato il terzo ponte, il percorso si mantiene su un sentiero ancora molto largo che risale con alcuni tornanti una bella foresta di lecci. Al primo tornante si stacca verso sinistra un sentiero con segnavia gialli (a spruzzo) molto recenti: conduce a Monte Estremo (3). A 800 m si esce dal bosco più fitto e, traversato di nuovo il Rio Capronale (in secca), si risale il versante sinistro orogafico del vallone lungo il sentiero a tornanti che conserva ancora qualche traccia dell’antico muretto a secco. A 900 metri inizia il tratto più bello dell’itinerario: il tracciato torna ad allargarsi (quasi subito si incontra una fontanella in pietra ricca d’acqua fresca) e inizia a risalire un pendio di sassi e poi un’alta barriera rocciosa costellata di splendidi pini larici. Il panorama si allarga. La salita è molto bella: la strada è una vera opera di ingegneria montana. In alcuni punti i tornanti sono sostenuti da muretti a secco alti alcuni metri; in altri il tracciato è stato scavato nella viva roccia. Straordinario davvero. Alla fine si arriva alla Bocca di Capronale (m 1329), o meglio si raggiunge la cresta un poco più ad Ovest e leggermente più in alto della vera e propria Bocca (2 ore dal terzo ponte; 3 ore in totale). Il luogo ha un carattere particolare. Una minuscola croce metallica circondata da un  piccolo “monumento” di pietre sottolinea l’importanza storica di questo valico. Si sente tutto il sapore e la forza della montagna corsa. Il ritorno (2 ore) avviene lungo il percorso della salita. (4)

 

NOTE:

(1) Giulia Castelli, ALP GM n 33/234 (CORSICA) maggio-giugno 2006, pagina 46.

(2) All’ufficio informazioni di Galeria mi avevano detto che bisognava lasciare l’auto qui; inoltre, subito dopo il ponte, c’è un cartello forestale, che però non mi pare che vieti esplicitamente di proseguire in macchina. Comunque la guida di B.Giradeau e A.Bocquillon pone l’inizio dell’escursione proprio alla fine della strada (6 chilometri da Barghiana).

(3) Volendo evitare la sterrata (sia il pezzo in auto che quello a piedi) è possibile portarsi a Monte Estremo e da qui prendere il percorso segnalato in giallo. Non sono al momento in grado di dare indicazioni più precise. Comunque Monte Estremo dista meno di 2 km da Barghiana e andare a vedere non dovrebbe implicare una gran perdita di tempo.

(4) Avendo tempo e allenamento si può proseguire la gita scendendo lungo il bel sentiero fino al fondo della Valle de la Lonca. Presso il torrente, in ambiente molto bello, si trova il Refuge de Puscaghia (m 1097), molto spartano e incustodito (se si vuole pernottare, bisogna avere con sé tutto quanto occorre per far da mangiare e per dormire). Per ritornare lungo lo stesso itinerario bisogna risalire alla Bocca di Capronale (230 metri di dislivello – circa 1 ora fra andata e ritorno). Il rifugio può essere usato come base per una più lunga escursione: si può salire alla Bocca di Guagnerola (m 1833), scendere nel Vallone di Tula e da qui raggiungere il Colle di  Verghio oppure scendere nella Valle del Golo (Albertacce): ma poi bisogna tornare indietro a Barghiana e i problemi logistici non sarebbero pochi. Per questo comunque rimando alle guide e alle carte indicate nella bibliografia.

 

 
 
 
 
 
 

BIBLIOGRAFIA:

Michel Fabrikant, François Dénarié, CORSE, Edizioni Didier Richard, 2000 (in francese)

Bernard Giraudeau, Anne Bocquillon, CIRCUIT PEDESTRES - HAUTE CORSE, (Guide Franck) Edizioni Franck Mercier, 1997 (in francese)

Carta 1:50.000, CORSE DU NORD, Edizioni Didier Richard (oppure ci sono le ottime carte dell'IGN 1:25.000, facilmente reperibili in Corsica)

   
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