Traversata Como (Brunate) - Asso

(Lombardia - Triangolo Lariano)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1100 m circa (in discesa 1400 m circa)

DURATA: complessivamente circa 6,30 ore

DIFFICOLTA': T/E

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: marzo 2004

 

In un’altra pagina di questo sito ho descritto la lunga traversata da Brunate a Bellagio, una splendida escursione che permette di attraversare da sud a nord l’intero Triangolo Lariano. La traversata Brunate-Asso è un’altra classica escursione di queste montagne, bella e panoramica; è meno lunga dell’altra, ma sono pur sempre una ventina di chilometri. Anche il dislivello è più contenuto: salendo le cime principali (Boletto, Bolettone e Palanzone) sono 1040 metri circa in salita (520+200+320) e circa 1380 m in discesa; se si aggiunge la salita al Pizzo dell’Asino, i dislivelli aumentano di circa 60 metri. L’itinerario è percorribile in ogni stagione. Quelle più belle sono la tarda primavera (per la fioritura dei prati) e l’autunno (per i colori della vegetazione). L’estate è un po’ troppo calda (la quota è bassa), mentre l’inverno può offrire l’opportunità di una bella escursione sulla neve. Proprio quest’anno (febbraio 2004), approfittando delle abbondanti nevicate, sono riuscito nella mia vecchia idea di percorrerla in queste condizioni. L’ho fatto il giorno del mio compleanno e sulla vetta del Palanzone ero proprio contento: mi ero concesso un bel regalo. Peccato che le condizioni atmosferiche non fossero dalla mia parte: le previsioni svizzere avevano promesso una bella giornata che invece non c’è stata. Vedevo il sole splendere sulle montagne piemontesi e, per colmo della beffa, anche su quelle più vicine, immediatamente ad ovest del Lago di Como, mentre io me ne stavo sotto una cappa grigia di nubi che in qualche tratto mi hanno pure “deliziato” con una spruzzatina di neve. Poi, naturalmente, quando ormai ero arrivato al rifugio Marinella, a metà della discesa, uno squarcio di azzurro ha lasciato che il sole illuminasse la cima del Palanzone. Mi spiace per alcune delle foto che illustrano questa pagina.

Alcune informazioni logistiche: a meno di essere in un gruppetto che dispone di due macchine, i mezzi pubblici sono indispensabili per portare a termine l’escursione. La macchina può essere lasciata in uno dei parcheggi del centro di Como, vicini alla stazione di partenza della funicolare. Purtroppo sono tutti a pagamento e sono carissimi (ho speso 11,00 € per otto ore). Per ritornare a Como, da Asso, si deve prendere il treno (Ferrovie Nord) fino ad Erba; dalla stazione di Erba parte un servizio autobus della SPT che riporta a Como (il capolinea è vicino al centro storico, dove si è parcheggiata la macchina). Nei giorni feriali e durante il periodo di apertura delle scuole c’è anche un servizio autobus delle Ferrovie Nord che collega direttamente la stazione di Asso a Como. La prima corsa della funicolare è alle 6,00, poi, a seconda delle fasce orarie e dei giorni c’è una corsa ogni 15/30 minuti. Ecco alcuni numeri utili per ottenere informazioni più dettagliate:

Funicolare di Como: 031.303608

Società Pubblica Trasporti di Como: 031.247111 (internet: sptlinea.it)

Ferrovie Nord, servizio autobus: 02.961921 (internet: ferrovienord.it)

Ferrovie Nord, orario treni: 02.20222 (internet: ferrovienord.it)

Da Como si raggiunge Brunate (m 715) con la funicolare. Dal piazzale della stazione d’arrivo si prende la strada che sale a sinistra (c’è un segnavia metallico bianco e rosso con il n. 1). Arrivati in pochi minuti alla chiesa, si imbocca sulla sinistra la “passeggiata pedonale per San Maurizio, Santa Rita, Piazzale Cao” (vecchio cartello giallo). Il percorso interseca un paio di volte la strada carrozzabile e arriva al piazzale di San Maurizio, nei pressi del Faro Voltiano. Da qui proseguire lungo la strada asfaltata (vecchio cartello giallo per “Santa Rita, CAO, Baite, Vette”) fino al suo termine, dove si trova un piazzale (Piazzale CAO) con parcheggio (ore 0,50 da Brunate). Di fianco alla Capanna CAO (m 980) si prende una stradina sterrata che si inoltra in piano nel bosco di conifere sul versante nord della cresta. Poco dopo la Baita Carla (m 997) la stradina passa sul versante meridionale della cresta e, con bella vista panoramica sulla pianura, arriva fino al Ristoro del Boletto (Capanna Fabrizio; m 1100 secondo le carte, ma a mio avviso più alta di alcune decine di metri). Poco oltre si abbandona la stradina (che passa di nuovo sul versante settentrionale della cresta) e, proseguendo sul filo o nelle sue immediate vicinanze, si sale alla cima del Monte Boletto (m 1236; ore 0,50 dalla Capanna CAO). Sempre seguendo la cresta (sentiero) si scende alla Bocchetta di Molina (m 1120 c.a), poi si risale al Monte Bolettone (m 1317, ore 0,50 dal Boletto) e ci si abbassa alla Bocchetta di Lemna (m 1167), poco più in basso della quale, sul versante meridionale della cresta, si trova la Capanna Mara (m 1125, aperta nei giorni festivi).

Dalla Bocchetta di Lemna si continua in discesa lungo la stradina che prosegue verso il Palanzone tenendosi ora a nord della cresta. Poco più avanti, dove la stradina ripassa sul versante meridionale, si può decidere di abbandonarla per salire lungo la cresta erbosa fino al Pizzo dell’Asino (m 1272) da cui ci si abbassa in breve alla Bocchetta di Palanzo (m 1210), alla quale giunge anche la stradina che si era abbandonata. Da qui, con un’ultima salita lungo il largo dorso della cresta, si arriva in cima al Monte Palanzone (m 1436), punto culminante della traversata (ore 1,45 dal Bolettone).

Dalla cima, tornati indietro poche decine di metri, ci si abbassa a sinistra e si segue il filo della cresta sud del Palanzone, all’inizio abbastanza ripida (tracce e segnavia bianco-rossi sulle pietre che emergono dall’erba). La cresta diviene poi boscosa e meno ripida. A 1220 m si incontra un bivio segnalato (cartelli metallici con diverse indicazioni; quelle che ci interessano sono per Enco e Asso; segnavia n. 30) e caratterizzato da un cippo con una statuetta della Madonna. Poco più avanti il sentiero lascia la cresta e si abbassa a sinistra (diversi segnavia bianco-rossi sugli alberi). Dopo due baite il sentiero diventa più largo (quasi una stradina) e si abbassa alla Bocchetta di Vallunga (m 902; anche qui ci sono cartelli: a destra per il Foro francescano, a sinistra per Asso, con il n. 30). Si prosegue a sinistra lungo quella che ormai è una stradina; a quota 840 m circa si incontra la carrareccia che arriva da Caglio (altri cartelli indicatori) e si prosegue verso destra entrando presto in un bel castagneto. Si può proseguire lungo la carrareccia fino ad incontrare la stradina che viene da Rezzago: girando a destra si risale alla località Enco, dove si trova il Rifugio Marinella. E’ meglio però, appena entrati nel castagneto, individuare sulla destra i segnavia bianco-rossi dipinti sugli alberi (non ci sono cartelli indicatori): seguendoli si attraversa il castagneto e si arriva più rapidamente al Rifugio Marinella.

Dopo Enco l’itinerario continua su un largo sentiero verso Asso. Quasi subito si incontra un bivio che può trarre in inganno: non bisogna seguire il tracciato che va diritto in piano (segnavia azzurri) fino ad un roccolo, ma quello che si abbassa a sinistra. Lungo il giusto percorso, comunque, si incontrano segnavia bianco-rossi più recenti e anche segnavia giallo-rossi più vecchi. Si arriva così ad Asso nei pressi del Ponte Oscuro (m 427); invece di attraversare il ponte è meglio prendere, sulla destra, la via Lazzaretto che si segue fino al suo termine, presso la chiesetta-oratorio dei santi Giovanni e Paolo. Un sentierino si abbassa a destra e scende a Scarenna in via Valsecchi. Girare quindi a sinistra fino ad una piazza, prendere la strada che prosegue diritta (via Gramsci), al termine della quale una passerella pedonale permette di attraversare il Lambro e di arrivare direttamente alla stazione delle Ferrovie Nord ad Asso (ore 2,30 dal Palanzone; totale: ore 6,30).

In inverno l’itinerario è molto bello. Attenendosi al filo della cresta il percorso è sempre relativamente sicuro. I punti ove prestare maggiore attenzione sono, a mio parere, l’inizio della discesa dal Bolettone (se non c’è la traccia è meglio stare sul filo, invece che sul pendio a nord, che è piuttosto ripido), l’inizio della salita al Pizzo dell’Asino, e la prima parte della discesa lungo la cresta sud del Palanzone. I pendii laterali di questa cresta sono assai ripidi ed è essenziale attenersi al filo, che è sempre più sicuro. Quanto al percorso, è probabile trovare sempre una traccia perché queste sono montagne frequentatissime. In ogni caso, fino al Palanzone, non ci sono problemi di orientamento. Durante la discesa verso Asso bisogna individuare correttamente il punto in cui si deve abbandonare la cresta: dopo il bivio a quota 1220 metri, si raggiunge una piccola radura al termine della quale si trova una betulla con il tronco a Y sul quale, in basso, è dipinto un vecchio segnavia giallo-rosso. In prossimità di questa betulla si imbocca il sentiero che si abbassa a sinistra: questo sentiero è evidente anche con molta neve e lungo il percorso i segnavia bianco-rossi sono più frequenti. L’attrezzatura dovrà tenere conto delle condizioni della neve: le racchette (ciaspole) possono essere utili (io le ho usate), anche se spesso vi è una traccia che le rende superflue. Ritengo buona cosa avere con sé i ramponi (e magari anche una piccozzina leggera, da escursionismo) perché sia la neve che la traccia possono essere ghiacciate.

 

 

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