Il grande circuito di Capu a u Ceppu

(Corsica - Circo di Bonifato)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1410 m

DURATA: 5 ore (salita), 3 ore (discesa)

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: agosto 1999

 

Quando si parla di Corsica, specie sulle riviste di montagna, il discorso cade regolarmente su Bavella e sulle sue guglie. E’ molto raro trovare riferimenti ad altre zone. Anche se non ci sono mai stato, non metto in dubbio la bellezza delle montagne e dell’ambiente che circonda il Colle di Bavella e non nego il desiderio di andarci. Tuttavia le montagne della Corsica sono un universo ricco di tante altre attrattive che meriterebbero di essere più conosciute. Ho avuto modo di visitare più volte questo mondo di rocce, boschi e torrenti, soprattutto nel nord-ovest dell’isola, percorrendo numerosi itinerari, alcuni assai frequentati, altri completamente disertati dagli escursionisti, non certo perché meno belli (anzi), ma perché meno comodi, privi di strutture ricettive, con percorsi poco evidenti e segnalati solo da ometti.

Una di queste zone è il circo di Bonifato, che si apre alle spalle di Calvi, una delle città più importanti della Corsica, specie turisticamente. Le sue cime non sono le più alte dell’isola e certo i loro nomi non sono sconosciuti se non ad un limitato numero di persone. Anche il circo di Bonifato è attraversato dal sentiero della Grande Randonnée n. 20 (GR 20), uno degli itinerari escursionistici più belli e impegnativi delle montagne europee (200 km, 15/16 tappe). Ci sono due rifugi: il rifugio Ortu di u Piobbu e il rifugio Carozzu, posti tappa della Grande Randonnée. Il sentiero che sale al rifugio Carozzu è piuttosto frequentato, come pure il percorso della Grande Randonnée, ma al di fuori di questi due percorsi ci si muove in un ambiente che offre solitudini spesso profonde, panorami vasti e selvaggi, itinerari magari non difficili tecnicamente, ma complessi e di grande suggestione, come nel caso qui proposto.

Capu a u Ceppu è una montagna di 1951 metri, in sé stessa poco attraente perché poco elegante nelle forme; tuttavia è un punto panoramico di prim’ordine che permette di abbracciare, girando lo sguardo a 360°, la baia di Calvi e la cima più alta della Corsica (il Monte Cinto), le selvagge placconate della Meta di Filu e il profilo inconfondibile della Paglia Orba (la montagna più bella dell’isola, secondo alcune autorevoli opinioni), il golfo di Galéria e le alte scogliere della Scandola. Sotto la cima poi, guardando a nord-ovest, si scopre quello che meno ci si aspetterebbe: un piccolo lago dalle acque smeraldine: incredibile. Inoltre il percorso ad anello che culmina con la sua salita consente di affrontare un’escursione davvero molto bella: ambiente aspro e selvaggio, assenza di segnalazioni (a parte il primo tratto fino alla Bocca di l’Erbaghiolu e a parte gli ometti, che però talvolta bisogna "cercare"), solitudine davvero totale, silenzi interrotti solo dal vento (quando c’è) e dal belato di qualche capra. La prima volta sono partito da solo e non ce l’ho fatta: mi sono sentito oppresso da tanta solitudine e ho dovuto tornare indietro. La seconda volta, con Roberto, è stato magnifico.

L’itinerario non presenta difficoltà tecniche rilevanti. C’è qualche passaggio roccioso, ma non supera il I+, e la valutazione complessiva, secondo la guida "storica" di Michel Fabrikant, è F (oggi diremmo EE). Occorre però sapersi muovere senza problemi su un terreno privo di segnalazioni, dove la via è indicata solo dalle tracce di passaggio e dagli ometti (che però non sono sempre presenti). Durante l’escursione non si incontra acqua (a parte un ruscello ormai alla fine) e quindi, data la lunghezza del percorso (8 ore, oltre 1400 metri di dislivello), è necessario averne una buona scorta (almeno due litri a persona). Ovviamente l’escursione va intrapresa solo col bel tempo: una scarsa visibilità renderebbe assai problematico l’orientamento (oltre che privare del panorama). L'estate (nonostante il caldo) e l'inizio dell'autunno sono i periodi ideali per compiere l'escursione (in primavera potrebbe esserci ancora della neve e questo rischierebbe di complicare certi passaggi).

Il punto di partenza è l’Auberge de la Forêt de Bonifato (540 m). Lo si raggiunge per una buona strada asfaltata (D 251) che si stacca dalla litoranea poco prima di Calvi (venendo da L’Île Rousse) e che passa vicino all’aeroporto. Lasciata la macchina nell’ampio parcheggio, si torna indietro lungo la strada per qualche decina di metri fino alla fontanella e si prende il sentiero che sale (segnavia color arancione) alla Bocca di l’Erbaghiolu lungo il vallone di Nocaghia (all’inizio sulla sinistra e poi sulla destra del torrente) attraversando una bella foresta mista. A 1200 metri circa si lascia a destra il sentiero che traversa alla Bocca di Bonassa e si sale in breve alla Bocca di l’Erbaghiolu, un ripiano erboso sul filo di cresta che si affaccia sul vallone di Prezzuna, coperto da una grande foresta (2 ore da l’Auberge de la Forêt).

Da questo colle, volgendo a sinistra (Sud-est), si inizia a seguire la cresta che conduce a Capu Sivaghiu, all’inizio ancora coperta dal bosco. Seguendo le tracce e gli ometti (può esserci qualche problema a rinvenire i primi) si procede lungo il crinale, che è piuttosto accidentato, passando ora sull’uno ora sull’altro versante fino ad un rilievo roccioso più delineato degli altri e ormai fuori dal bosco. Da qui la cresta precipita su un colletto con un salto assai ripido. Seguendo gli ometti si scende al colletto tenendosi a destra (sud) del crinale e superando alcuni passaggi di arrampicata che richiedono un po’ di attenzione (I+).

Dal colletto, stando alle laconiche indicazioni dell’unica relazione in mio possesso (quella della guida di Michel Fabrikant), si dovrebbe continuare a seguire la cresta fino a Capu Formiculaghiu (m 1713), scavalcando con qualche facile passaggio roccioso Capu Sivaghiu (m 1623). In realtà, la cresta non mi è parsa così semplice e, soprattutto, non abbiamo trovato né tracce di passaggio né ometti. Il percorso che sul terreno risulta più evidente è un altro e aggira Capu Formiculaghiu ad ovest e poi a sud: dal colletto parte una traccia con alcuni ometti che sale diagonalmente verso destra (sud) attraversando pendii erboso-detritici fino ad un’evidente sella posta sulla Cresta di Muntunaghiu (che scende da Capu Formiculaghiu in direzione sud-ovest). Raggiunta la sella, si gira a sinistra (est) e, su terreno facile ma privo di tracce e di ometti, si continua la traversata ascendente fino alla vasta insellatura della Bocca di u Terribule (m 1661), posta tra le cime di Capu Formiculaghiu e Capu a u Ceppu. Da questa insellatura con percorso del tutto facile ed evidente (qualche ometto) si giunge sulla larga cima di Capu a u Ceppu (m 1951), segnalata da un grosso ometto di pietre rosse (3 ore dalla Bocca di l’Erbaghiolu).

Da qui, cercando il percorso migliore, si scende (passaggi di I+) sul versante sud della montagna fino ad un evidente ghiaione di pietre rosse. Bisogna quindi continuare a traversare, scendendo, tutto il versante meridionale della cresta est di Capu a u Ceppu, che unisce questa montagna al Col de Pittinaghia (o Bocca de Pittinaghia). Il terreno è detritico: qualche traccia di passaggio e qualche ometto sono di conforto nei punti salienti. Si raggiunge così una zona di rocce e di alberi molto belli da cui si domina il selvaggio vallone di Sposata che scende verso sud dal Col de Pittinaghia. Ad una selletta (ometto), ormai in prossimità del colle, occorre scendere un facile canale per aggirare dal basso uno sperone roccioso che sbarra il cammino. Dalla base dello sperone gli ometti guidano nella traversata ascendente che conduce al Col de Pittinaghia (m 1588), dominato dall’ardita cresta nord-ovest della Meta di Filu e da un bizzarro torrione rossastro (1 ora da Capu a u Ceppu).

Dal colle si scende verso nord, e a sinistra del torrione rossastro, lungo un ripido canale detritico (facile; tracce) fino ad una bella zona di grandi pini dove sorgono le rovine della Bergerie (ovile, ma anche baita dei pastori) de Pittinaghia (m 1350 circa). Ora gli ometti si fanno frequenti e le tracce si trasformano in un sentiero; il percorso, che si immerge progressivamente nel bosco, diviene facile da seguire (poco a valle della Bergerie si incontra anche l’unico ruscello di tutto l’itinerario). Senza difficoltà si arriva (a quota 800 m circa) sul largo e frequentato sentiero di Spasimata che collega il Rifugio Carozzu all’Auberge de la Forêt. Girando a sinistra (ovest) e seguendo detto sentiero si torna al punto di partenza (2 ore dal Col de Pittinaghia), concludendo la lunga ed entusiasmante escursione.

 

BIBLIOGRAFIA:

L'unica guida escursionistica sulla Corsica attualmente disponibile in lingua italiana (Klaus Wolfsperger, CORSICA, Rother editori, 1993) non contiene l'itinerario qui proposto (descrive solo la salita fino alla Bocca di Erbaghiolu). In lingua francese ci sono molte pubblicazioni (reperibili facilmente sull'isola). La più completa è quella "storica" di Michel Fabrikant (GUIDE DES MONTAGNES CORSES, editore Didier e Richard, 1982): oggi è disponibile in un'edizione aggiornata (Michel Fabrikant, François Dénarié: CORSE, Editore Didier e Richard, 2000). Nell'edizione del 1982, questo itinerario è descritto alle pagine 83/84.

CARTOGRAFIA

Il percorso è rappresentato sulla cartina Corse du Nord, Editions Didier Richard (1:50.000), che però attualmente non è disponibile. Molto utile, anche se non riporta l'itinerario, può essere la carta al 25.000 dell'IGN (Istituto Geografico Nazionale) CALVI (serie TOP 25, n. 4149-OT) che in Corsica si trova facilmente presso librerie, edicole e persino supermercati.

 

 

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