Il sito preistorico di Filitosa
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Il sito archeologico preistorico di
Filitosa è il più importante della Corsica. Si trova nel Sud
dell'isola, sulla costa occidentale, a Nord di Propriano. Per
raggiungerlo partendo da Propriano, si deve abbandonare la strada
N196 che porta ad Ajaccio. Lo si può fare poco dopo Propriano: a 5,5
km dalla cittadina portuale si prende a sinistra la strada D157 che
percorre la costa del golfo di Valinco ed entra nella valle del
fiume Taravo, che si risale lungo la strada D57 fino a Filitosa
(cartelli indicatori - 13 km dall'inizio della D157). Oppure si può
seguire la N196 fino al Col de Celaccia (13 km da Propriano; da qui
si prende a sinistra la strada D302 che porta a Sollacaro e, poco
più avanti, la D57 che arriva a Filitosa (10,5 km dal Col de
Celaccia). Il sito è noto e visitabile da pochi decenni. Le prime statue menhir e alcuni resti di antichissime abitazioni furono scoperti nel 1946; gli scavi iniziarono ad opera dell'archeologo Roger Grosjean nel 1954. Oggi Filitosa è un sito ben organizzato: l'ingresso (a pagamento) è dalle 9 al tramonto; c'è un piccolo museo; si possono acquistare souvenir e materiale illustrativo. Non mancano posti di ristoro. Un po' di storia: il sito di Filitosa, su un poggio elevato e vicino alla piana del Taravo, è abitato sin dal Neolitica antico (6000 a.C.), quando alcune famiglie si sistemarono sfruttando i ripari naturali offerti dal luogo. Queste prime popolazioni di pescatori, cacciatori e raccoglitori evolsero in gruppi stanziali di pastori e agricoltori. A quest'epoca (3300/3000 a.C.) risalgono i primi semplici menhir. La forma di questi monumenti megalitici conobbe un'evoluzione nei secoli successivi; si trasformarono quindi in menhir antropomorfi e poi in statue-menhir, con la comparsa di tratti del viso via via più precisi, di armi (spade e pugnali) e armature. Intorno al 1300 a.C. comparvero a Filitosa tre complessi monumentali di forma circolare ("torri"), due dei quali destinati al culto. Secondo Grosjean queste "torri" non furono opera degli autoctoni, ma di una popolazione guerriera che aveva invaso l'isola e sottomesso gli abitanti locali. Questo popolo (che Grosjean chiamava i "Torreani") avrebbe distrutto gli allineamenti di menhir utilizzando i blocchi di pietra per le proprie costruzioni. Oggi questa ipotesi è smentita da una serie di scoperte archeologiche che attesterebbero un'evoluzione delle popolazioni locali: la nascita di queste "torri" deriverebbe quindi solo da un mutamento delle pratiche cultuali delle locali popolazioni megalitiche che avrebbero distrutto i propri allineamenti per rinnegare le precedenti credenze. Dopo l'occupazione romana della Corsica (completata nel 111 a.C.), il sito di Filitosa venne abitato solo episodicamente (sono state trovate anche ceramiche medievali) e gli abitanti si sarebbero sparsi nelle zone circostanti.
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Il monumento ("torre") centrale di Filitosa. I frammenti delle statue menhir e le statue menhir collocati davanti e sopra il monumento sono stati ritrovati durante gli scavi e quindi posti in questa posizione che, quindi, non corrisponde a quella originaria. Dietro al monumento si trovano altre statue menhir. | |
Nelle due immagini sottostanti: a sinistra possiamo vedere un particolare del monumento occidentale. A destra invece una delle statue menhir che sono state collocate presso una grande pianta nel pianoro che si raggiunge scendendo da un sentiero che parte accanto al monumento occidentale. Si nota l'abbozzo di una testa e la presenza di un'arma (un pugnale).
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In queste tre immagini (a fianco e sotto) sono rappresentate alcune delle statue menhir poste sul monumento centrale. Nell'immagine sotto a sinistra si può notare il tentativo di delineare l'armatura sul dorso della statua; nell'immagine a destra la statua presenta una rappresentazione del volto umano piuttosto "raffinata". Sotto il volto è anche individuabile un'arma, probabilmente un pugnale. |
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Nella piana sottostante il monumento occidentale, presso una grande pianta, sono state collocate cinque grandi statue menhir. La sistemazione del luogo ha un'indubbia suggestione, ma non corrisponde a quella originaria. | |
Proseguendo un poco verso nord in direzione della cosiddetta "cava" si potrà osservare questa straordinaria "scultura naturale" nel magnifico granito della Corsica. E' chiamata "il dinosauro" (la segnala un cartello indicatore) e certamente non si faticherà a capire il perché. | |
Ho ricavato le notizie riportate in questa pagina dalle seguenti fonti: 1) l'opuscolo di illustrazione del sito archeologico di Filitosa (acquistabile in loco anche in italiano); 2) la Guida verde del Touring Club Italiano: "Corsica" 3) la guida "Corse" dell'IGN (Institut Geografique National) 4) un articolo di Claudio De Palma apparso sul n. 3 (1983) della rivista "Archeologia viva" 5) la cartina "Ajaccio-Bonifacio" (Serie verte, 1:100.000) dell'IGN
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