Cima di Corte Lorenzo

(Val Grande - Piemonte)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1030 metri

DURATA: 3,00/3,30h la salita; 2,30/3,00h la discesa

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: ottobre 2006 (tempistica aggiornata nel dicembre 2022)

NOTA (dicembre 2022). Mi è stato segnalato che il tempo da me indicato (3 ore) è troppo stretto e che i cartelli in loco danno la salita da Ompio in ore 4,30. Navigando in rete non ho trovato relazioni che diano tempi di salita superiori a ore 3,30, con un tempo complessivo di ore 6,30. Alla luce di tutto ciò ho ritenuto di ritoccare la tempistica, ma solo in questa scheda tecnica, perché non sono in grado di distribuire lungo il percorso la nuova tempistica).

 

La Val Grande e l’omonimo Parco Nazionale sono delimitati a Sud da una lunga catena di montagne che, dopo il tondeggiante e panoramico Faié e fino alla Colma di Premosello, sono accidentate, aspre e selvagge, lambite fino in cresta dalla vegetazione, irte di punte rocciose che precipitano verso incassati valloni con pareti di roccia talvolta molto alte. I punti estremi di questa catena, il Pizzo Proman ad Ovest e la Cima di Corte Lorenzo a Est, sono raggiungibili lungo itinerari segnalati e molto panoramici. Qui presento la salita alla Cima di Corte Lorenzo, la cui “via normale” costituisce un bell’itinerario di cresta molto panoramico e ricco di contrasti: a Sud si apre la bassa Valle del Toce, percorsa dalla ferrovia e dalla superstrada, costellata di paesini, dominata dalla mole del Monte Rosa e degli altri quattromila del Vallese, aperta più a meridione verso il Lago Maggiore e il Lago d’Orta. A Nord si inabissa la Val Grande, con la sua lussureggiante vegetazione, il torrente, il silenzio, la solitudine, i profili del Pedum, del Togano, del Proman e del Lesino.

Il percorso si snoda a grandi linee lungo la cresta, passando dal Monte Faié, aggirando alcune asperità sul versante nord-orientale (Val Grande) e infine superando alcune elevazioni intermedie fino al breve salto finale che precede la cima, aerea e panoramica. In questo tratto, la presenza di alcune catene metalliche installate di recente dal CAI di Pallanza non deve trarre in inganno: il terreno è ripido, alcuni passaggi sono esposti, le difficoltà sono sicuramente per escursionisti esperti. Anche il dislivello tra il punto di partenza (a 950 metri) e la cima (1574 metri) non deve trarre in inganno. Il percorso implica diverse salite e discese, per cui alla fine il dislivello reale non è di 624 metri ma di circa 1030 metri se si sale anche il Monte Faié, e di quasi 900 metri se si segue la variante che lo evita, ma che è consigliabile solo a chi ha già una certa pratica di questi luoghi perché è priva di segnalazioni.

Accesso stradale. Si segue l’autostrada A26 e si esce a Verbania. Si procede in direzione di Verbania fino a Fondotoce; da qui, seguendo le indicazioni, si prosegue per San Bernardino Verbano; dalla frazione Santino si stacca (indicazioni per Alpe Ompio) una buona strada asfaltata che termina dopo 7,7 km, a quota 950 metri (ampie possibilità di parcheggio lungo il bordo meridionale della strada stessa).

Dal termine della strada (sbarra e pannello del Parco), poco prima delle case di Ruspesso (m 950 circa), prendere la bella e larga mulattiera (cartello indicatore per il Rifugio Fantoli) che conduce all’Alpe Ompio e al rifugio del CAI Pallanza (m 1015 – 10 minuti dal parcheggio).

Salire il prato a sinistra del rifugio (cartello indicatore per il Monte Faié, la Cima di Corte Lorenzo e Corte Buè). Al suo termine volgere a destra, attraversare le case più alte dell’Alpe Ompio e proseguire in diagonale nel bosco di betulle fino a un colletto a destra del quale si trova un crocifisso metallico (m 1100 circa – 15 minuti dal rifugio).

Volgendo a sinistra (cartello indicatore per il Monte Faié e la Cima di Corte Lorenzo) salire lungo la cresta Est del Monte Faié, raggiungendone facilmente (sentiero segnalato) la cima molto panoramica (m 1352 – 50 minuti dal colletto). Proseguire in discesa (sentiero) lungo la cresta Ovest e, passando dall’Alpe Pianezza, arrivare alla Colma di Vercio (m 1270 circa – 25 minuti dal Monte Faié), dove si trova il basamento in cemento di una vecchia teleferica per il trasporto del legname.

Proseguire verso Ovest lungo il sentiero che si tiene a destra del filo di cresta. Si trovano subito due segnavia gialli e il numero del sentiero (3) dentro un cerchio giallo. Il sentiero si tiene sempre sulla destra della cresta che ora si dirige a Nord-Ovest. I segnavia gialli (oltre a qualche ometto) sono presenti, ma il sentiero non sempre è evidente anche perché nel bosco di faggi è coperto dalle foglie secche che tendono ad uniformare il terreno. Il sentiero torna in cresta a quota 1330/1340 circa, dopo aver aggirato la quota 1384. Seguendo la cresta ci si abbassa ad un colle (m 1300 circa) e per un discreto sentiero (segnavia gialli) si affronta il ripido risalto successivo stando sempre a destra del filo di cresta. In alto, sotto un’evidente struttura rocciosa, il sentiero compie un lungo traverso ancora sui pendii a destra (verso la Val Grande) e ritorna in cresta ad un colletto oltre la struttura rocciosa. Proseguendo lungo la cresta si arriva alla cima della quota 1480 m (circa) dove si trova un grosso ometto di pietre chiare (1 ora dalla Colma di Vercio).

Ci si abbassa su terreno ripido lungo l’opposto versante seguendo un evidente sentierino in qualche punto esposto (un passaggio roccioso è attrezzato con una catena). Si giunge così ad un nuovo colle. Ora bisogna superare alcuni grossi massi sul filo di cresta (catene) e poi riprendere a salire su terreno ripido, aggirando a destra (Val Grande) i punti più accidentati. Prima di raggiungere la cima del risalto che si sta salendo, si affronta un traverso ancora sulla destra della cresta. Il terreno è erboso e piuttosto ripido; il sentierino, data l’esposizione a Nord, può talvolta essere umido: all’inizio del traverso, comunque, una catena protegge il tratto più esposto. Si arriva così all’inizio di una facile crestina di erba e roccette pressoché orizzontale ma alquanto accidentata. La si percorre (una catena all’inizio) con un po’ di attenzione e quindi si scende all’inizio del caratteristico prato della Pasquetta di cui, tenendosi vicino al filo di cresta, si raggiunge la cima (1550/1560 m), ormai al cospetto della nostra meta. Ci si abbassa al colletto che separa la Pasquetta dalla Cima di Corte Lorenzo: sono 25 metri abbastanza esposti, con qualche breve passo roccioso attrezzato con catene. Dal colletto si traversa verso Sud una placca rocciosa inclinata ed esposta. Appigli e appoggi non mancano (I grado), comunque tutto il passaggio è attrezzato con una catena. Terminata la placca si riprende a salire (catena) e, verso destra, si torna in cresta. Si supera un altro passaggio roccioso (breve ma esposto) attrezzato con un’ultima catena e poco più avanti si arriva in cima, dove si trova una piccola croce e il libro di vetta (m 1574 – 50 minuti dalla quota 1480; 3 ore dal parcheggio).

DISCESA: lungo il percorso della salita, in ore 2,30.

VARIANTE: è possibile evitare la salita fino in cima al Monte Faié. Dal colletto con il crocifisso si segue la cresta Est del Monte Faié fino a circa 1220 metri di quota. Presso un faggio con  segnavia (n. 2 in cerchio giallo e striscia gialla orizzontale) si stacca verso destra una traccia che, dopo una breve risalita (su pendio ripido), raggiunge un sentierino pianeggiante che va seguito verso destra (Nord-Ovest) fino al dosso su cui sorge l’Alpe Caseracce. Da qui, prendere il sentiero che, presso un faggio col tronco cavo, prosegue (all’inizio in leggera discesa) verso Ovest-Sud-Ovest. Superata una presa dell’acqua (in costruzione a ottobre del 2006) si prosegue ora in piano ora in leggera salita fino alla Colma di Vercio.

Se si vuole seguire anche in discesa questa variante bisogna fare attenzione, dalla Colma di Vercio, ad imboccare il sentiero giusto. Infatti ci si trova subito davanti a due tracce: una (quella a sinistra) si abbassa leggermente, l’altra (quella a destra) procede in piano. Bisogna seguire quest’ultima (all’inizio c’è un segnavia giallo su un faggio) e seguirla con attenzione per i motivi già spiegati.

attenzione. Un tempo questo sentiero era segnalato (n. 7), ma attualmente i segnavia gialli sono sbiaditi e rari. Le foglie dei faggi fanno il resto, quindi questa variante va percorsa solo se ci sa muovere su un sentiero a tratti poco evidente e comunque quasi del tutto privo di segnavia. altrimenti è preferibile, e forse consigliabile per chi non è esperto dei luoghi, passare dal monte faié.

 

 
 
 
 
 
 
 
 

BIBLIOGRAFIA:

Paolo Crosa Lenz, VALGRANDE, ESCURSIONI STORIA NATURA, Edizioni Grossi (1996)

Teresio Valsesia, VALGRANDE, ULTIMO PARADISO, Alberti Editore (2006)

PARCO NAZIONALE DELLA VALGRANDE, cartina 1:30.000, Edizione "Cartine Zanetti" (2002)

Carta nazionale della Svizzera, foglio 285, DOMODOSSOLA

 

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