Zuccone di Campelli - Ferrata "Mario Minonzio"(Valsassina - Lombardia)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 534 metri (più diversi saliscendi: in complesso circa 700 metri) DURATA: ore 2,30 (salita); ore 2,10/2,20 (discesa) DIFFICOLTA': EEA (ferrata mediamente difficile) AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2009
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Lo Zuccone di Campelli, specialmente il versante che si affaccia sulla Valsassina, è un piccolo angolo di Dolomiti nel cuore delle Prealpi Lombarde. E’ una montagna su cui torno spesso molto volentieri, in ogni stagione dell’anno, perché ogni volta mi sa regalare bellissime sensazioni. A volte anche inaspettate, come quella volta che, d’inverno, mi sono trovato sulla cresta sommitale, senza tracce nella neve e in completa solitudine. Quest’ultima è una cosa rara, che è più facile trovare su altre montagne meno frequentate; ma nel complesso devo dire che lo Zuccone è, tra le montagne del lecchese, una delle meno affollate. L’escursione che propongo è un bel percorso ad anello che, partendo dai Piani di Bobbio (raggiungibili in cabinovia da Barzio), sale prima lo Zucco Barbisino, poi traversa allo Zuccone lungo la bella ferrata “Mario Minonzio” (media difficoltà), quindi rientra ai Piani di Bobbio con un lungo percorso sotto il versante orientale della montagna toccando prima la Bocca di Campelli e quindi il Bocchetto dei Mughi.
ACCESSO STRADALE. Provenendo da Milano lungo la superstrada (SS 36), giunti a Lecco, si segue la nuova strada per la Valsassina (indicazioni) fino a Ballabio; quindi si gira a destra e si raggiunge il Colle di Balisio. Si prosegue in discesa lasciando a destra la strada per Moggio e Cremeno. Dopo poco meno di due chilometri, si gira a destra, si sale a Barzio e, seguendo le indicazioni, si raggiunge il parcheggio della cabinovia per i Piani di Bobbio (m 810). Da qui, eventualmente, si può anche salire a piedi (circa 2 ore) seguendo o la stradina di servizio o il sentiero che passa dall’Alpe Masone.
ITINERARIO. Dalla stazione di arrivo della cabinovia (m 1640) ci si incammina verso Est seguendo la stradina col fondo in cemento che in breve arriva ai Piani di Bobbio nei pressi della chiesina. Invece di andare a destra a prendere l’ampio sentiero che conduce al Rifugio Lecco e al Vallone dei Camosci, seguire una stradina che porta a una grossa malga (Baita di Dentro, m 1707), in direzione del Vallone dei Mughi (caratterizzato in fondo da alcune evidenti torri di roccia), e poi verso destra fino a una casetta con il tetto in lamiera su cui si trovano due cartelli che indicano la ferrata “Mario Minonzio” (a questa costruzione, che si trova poco a monte dell’arrivo di una seggiovia, si può anche arrivare attraversando i prati a sinistra della seggiovia e puntando diritti al Vallone dei Mughi).
Dalla casetta, sulla destra, reperire i segnavia bianco/rossi del sentiero delle Coldere (c’è anche qualche vecchio triangolo giallo). Il percorso è ridotto ad una traccia non sempre evidente, prestare quindi attenzione ai segnavia che permettono di seguire l’itinerario migliore tra le rocce e i pendii erbosi. Si raggiunge così un dosso panoramico che domina una caratteristica grande dolina circolare a destra della quale si trova il colletto dove arriva il sentiero che sale dal Rifugio Lecco. Scesi verso destra il colletto, si prende una traccia di sentiero che sale verso sinistra e poi torna a destra per salire a zig zag lungo la cresta occidentale dello Zucco Barbisino raggiungendone la sommità (m 2156). Ci si abbassa ad un intaglio dominato da una verticale parete rocciosa; qualche metro più in basso, sulla destra, si inizia un traverso un po’ esposto (catene) che poi continua più facilmente fino ad un’altra sommità erbosa dalla quale si scende in breve alla stretta forcella dove si trova l’attacco della ferrata, segnalato solo da un bollo giallo (m 2120 circa; ore 1,30 dalla stazione d’arrivo della cabinovia).
Il primo tratto della ferrata è forse il più impegnativo: la catena supera, salendo verso sinistra, una paretina di 15 metri quasi verticale (buoni appoggi per i piedi). La via procede quindi lungo la cresta molto bella e panoramica. Tutti i tratti dove occorrerebbe arrampicare sono attrezzati con una robusta catena. Avvicinandosi al blocco sommitale, l’ambiente si fa più severo e spettacolare; la cresta, essendo caratterizzata da alcuni profondi intagli, alterna discese e risalite fino al tratto finale, ancora abbastanza impegnativo, che inizia in corrispondenza di una profonda forcella rocciosa. Si superano un paio di metri in verticale, poi si traversa a destra (molto bello) fino a prendere una scaletta verticale che consente di superare un camino. Infine si esce su una bella cengia esposta: la si segue verso destra e poi ci si abbassa un poco fino alla base dell’ultimo tratto: un diedro canale che culmina ad un intaglio oltrepassato il quale, girando a sinistra, si raggiunge il termine della ferrata, proprio dove passa la via normale. Volgendo a sinistra in pochi minuti si raggiunge la cima del Dente di Campelli (m 2174; 1 ora dall’attacco; 2,30 dalla partenza), vero punto culminante della montagna (lo Zuccone, infatti, è un rilievo erboso-detritico posto poco più a Sud lungo la cresta sommitale).
Discesa. Si segue la cresta sommitale verso Sud per tracce di sentiero abbassandosi ad una forcella; si supera un passaggio roccioso piuttosto ripido (catena) e si raggiunge l’erbosa cima dello Zuccone di Campelli e, subito dopo, la Bocchetta dei Camosci, dove arriva l’omonimo canalone, roccioso e detritico, che si abbassa ad Ovest verso i Piani di Bobbio. Il canalone dei Camosci costituisce naturalmente la più veloce via di discesa (all’inizio dell’estate può essere ancora innevato e allora richiede un’adeguata attrezzatura perchè è ripido; se non c’è neve non è difficile, ma richiede comunque prudenza per non smuovere sassi). Qui propongo invece un percorso più lungo, ma a mio avviso molto più bello. Oltrepassata la Bocchetta dei Camosci si sale a un’anticima su cui è posto un piccolo ripetitore. Da qui si segue (buon sentiero con segnavia gialli) la cresta Est dello Zuccone in direzione dei Piani di Artavaggio. Prima di giungere alla Bocca di Campelli (dove termina la cresta), il sentiero si abbassa a sinistra e incrocia (bivio segnalato; quota 1930 m circa – 30 minuti dalla cima) il sentiero n. 101, che collega i Piani di Artavaggio ai Piani di Bobbio. Si segue a sinistra tale sentiero che attraversa una magnifica zona caratterizzata da vallette, prati e rocce sotto le pareti orientali dello Zuccone di Campelli, in ambiente aperto e solare. Il sentiero è evidente e abbastanza ben segnalato. Avvicinandosi al Bocchetto dei Mughi si ricomincia a salire e, percorrendo un traverso un po’ esposto (corda fissa), si entra nella valletta che raggiunge il Bocchetto sopraccitato (m 2010; 1 ora dal bivio a 1930 m).
NOTE 1) L’attacco della ferrata “Mario Minonzio” può essere raggiunto in altri due modi passando dal Rifugio Lecco (per questo si può consultare il documentato sito “ferrate.it”) 2) Il ritorno ai Piani di Bobbio può avvenire anche lungo un terzo itinerario. Seguendo il percorso descritto nella relazione, si arriva al bivio m 1930. Da qui, invece di andare a sinistra, si va a destra fino alla Bocca di Campelli (m 1913). Si traversa in direzione del visibile rifugio Cazzaniga-Merlini ma, prima di giungervi, ci si abbassa a destra e si raggiunge la Casera Campelli (m 1782) Da qui, seguendo le indicazioni, si prende il Sentiero degli Stradini che, con bellissimo percorso (attrezzato con cavo di sicurezza in diversi punti), porta alla Bocchetta di Pesciola (m 1784) e quindi scende ai Piani di Bobbio e alla stazione della cabinovia (percorso un po’ più impegnativo del precedente; ore 2,30 circa dalla cima)
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