Giro del Gran Paradiso - Quinta tappa

Dal Rifugio Pontese a Cogne

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Dal Rifugio Pontese si riprende il sentiero che percorre il Piano della Muanda e lo si segue verso Nord-Ovest fino all’Alpe Muanda di Teleccio (2217 m). Da qui si continua verso Nord seguendo un sentierino (segnavia rossi un po’ vecchi) che risale il pendio erboso-detritico al termine del quale si entra nel canalone detritico che incide l’estremità orientale della bastionata rocciosa sostenente il Piano delle Agnelere. Usciti dal canalone, si giunge sotto un enorme masso (barma) a quota 2700 m circa. Si lascia a sinistra l’itinerario (segnavia rossi) che porta al Bivacco Carpano e si aggira a destra il grande masso (tracce e ometti), guadagnando il filo di una morena che si risale fin dove diventa pianeggiante (2890 m circa, quota del mio altimetro) e termina nella pietraia ai piedi della parete rocciosa della quota 3234 m. Da qui si piega a destra (Est) e, su terreno morenico, seguendo tracce e ometti, si sale verso Nord-Est giungendo nel vallone dove si trova il Ghiacciaio di Teleccio (o ciò che ne rimane). Si risale il tranquillo ghiacciaio verso Nord (non è necessario legarsi: seguendo le indicazioni del custode del rifugio, noi non lo abbiamo fatto), costeggiando il versante occidentale della Punta di Ondezana. Si giunge così alla base del largo e ripido pendio (alto un’ottantina di metri) che sale al Colle di Teleccio. Si risale il pendio sulla destra: se è innevato non si incontrano particolari difficoltà (piccozza e ramponi necessari con neve dura), altrimenti occorre procedere con attenzione perché, specialmente in stagione inoltrata, il pendio è costituito da fine detrito e sassi poco stabili. In cima al pendio si giunge al Colle di Teleccio (3304 m; ore 3,00/3,30 dal Rifugio Pontese), dal quale ci si affaccia sulla Valeille e si rientra in territorio valdostano.

 

Dal colle si mette piede sul Ghiacciaio di Valeille che, per le sue caratteristiche (ripido nella parte alta e abbastanza crepacciato in quella mediana), richiede di essere affrontato in cordata e adeguatamente attrezzati. Traversando verso Nord ci si porta verso il centro del ghiacciaio (o più in là ancora se il pendio sotto il colle è ghiacciato, eventualità altamente probabile in stagione inoltrata) e quindi si scende il ripido pendio (attenzione), perdendo circa 250 metri di quota. Si giunge così in una zona quasi pianeggiante al di sopra di un salto di rocce. Bisogna quindi spostarsi a destra (Sud-Est), percorrendo un lungo traverso in quota al di sopra della piccola ma significativa seraccata che si trova dopo il salto di rocce. Giunti sotto la Cima Occidentale di Valeille, si scende sulla parte terminale e quasi pianeggiante del ghiacciaio, poco sopra i 2900 metri di quota.

 

Se le condizioni lo permettono, è possibile scendere un canale nevoso tra il salto di rocce e la seraccata: il canale non è molto ripido, ma può presentare delle fenditure (continuazione dei crepacci della seraccata), per cui va affrontato con la dovuta attenzione. Per verificare che il canale sia percorribile fino in fondo bisogna comunque scenderne la prima parte, meno inclinata, perdendo poche decine di metri. Noi abbiamo fatto così e abbiamo evitato il lungo traverso fin sotto la Cima Occidentale di Valeille, anche se il custode del rifugio ci aveva consigliato di percorrerlo comunque per evitare proprio l’eventuale risalita: l’esperienza e le condizioni del terreno suggeriranno ad ognuno la scelta migliore.

 

Una volta raggiunta la parte pianeggiante del ghiacciaio si procede come segue: se si è compiuta la traversata fin sotto la Cima Occidentale di Valeillle, si percorre il ghiacciaio verso Nord-Ovest e poi verso Nord; se si sceso il canale tra la seraccata e il salto di rocce, si procede verso Nord. In ogni caso ci si deve dirigere verso la base della lunga cresta rocciosa che scende dalla Torre di Sant’Andrea, dove inizia la morena alla sinistra idrografica del ghiacciaio e dove si trova il Bivacco Malvezzi-Antoldi (2920 m), non sempre facile da individuare perché di colore scuro simile a quello delle rocce circostanti. Usciti dal ghiacciaio, su terreno ormai morenico e sempre pianeggiante, si continua fino a raggiungere il filo della morena, poco oltre il quale si incontra il sentiero (segnavia gialli) che sale al bivacco, visibile alcune decine di metri più in alto (2860 m circa, quota del mio altimetro; ore 1,30/1,45 dal Colle di Teleccio; ore 4,30/5,15 dal Rifugio Pontese).

 

Seguendo i segnavia gialli e le tracce del sentiero, ci si abbassa lungo il filo della morena, dapprima su terreno ripido, poi gradualmente meno inclinato. Al termine della morena (2300 m circa), il sentiero si sposta a destra, verso il centro della valle dove scorre il torrente. Si tratta ora di percorrere la lunghissima Valelille sul suo lato sinistro idrografico. All’inizio il sentiero, confuso tra l’erba e i cespugli, non è molto visibile (ci sono alcuni ometti e i segnavia gialli, ma bisogna badare a non perderli di vista), poi diventa progressivamente più evidente. Si tenga inoltre presente che il sentiero non percorre il fondo della valle, ma si tiene sul pendio erboso del suo versante sinistro idrografico. Il cammino è rallentato da alcune frane che si attraversano seguendo i segnavia gialli, che indicano il percorso migliore tra i grossi sassi. A quota 1920 m circa si lascia a destra il sentiero che porta al Casotto dell’Arolla e si prosegue la discesa lungo la valle fino a raggiungere il paesino di Lillaz (1617 m; ore 3,00/3,30 da quota 2860 m; ore 7,30/8,45 dal Rifugio Pontese).

 

Da Lillaz, seguendo la passeggiata sulla sinistra idrografica del torrente, si scende a Cogne (1554 m) concludendo il giro (ore 0,45 da Lillaz; ore 8,15/9,30 dal Rifugio Pontese).

 

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