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Visto dall’Italia, in particolare dai quadranti settentrionali, il
Grand’Assaly (3174 m), nel gruppo del Rutor (Valle d'Aosta), si
presenta come una bellissima piramide rocciosa, alta e slanciata. La
sua cima è estremamente panoramica: dal vicino Rutor fino al gruppo
del Monte Rosa è una carrellata di grandi montagne, con il Monte
Bianco e il suo massiccio (tutto visibile) a dominare la scena.
La
via normale, passando dal Rifugio Deffeyes (2494 m; tel.
0165.884239) e raggiungendo la cima lungo la rocciosa cresta Sud, è
una salita bella e divertente, non difficile (PD), ma non certo
banale, che si svolge in un contesto naturale molto vario e ricco di
acque (laghi e torrenti), dominato dai vasti ghiacciai del Rutor.
Inoltre, se l’avvicinamento al rifugio avviene lungo un sentiero
molto frequentato, la salita alla cima si svolge in ambiente
selvaggio e isolato, perché la meta più battuta della zona è il
Rutor
ACCESSO STRADALE. Si raggiunge La Thuile (Val d’Aosta) e, seguendo
le indicazioni, ci si porta alla frazione di La Joux (1603 m), dove
si trova un parcheggio con una trentina di posti. Sembrano tanti, ma
in estate la località è frequentatissima; ci sarebbe un altro
parcheggio, ma è riservato ai clienti del Bar delle Cascate.
ITINERARIO. Prima del parcheggio del Bar delle Cascate (1603 m),
sulla sinistra, inizia l’ottimo e ampio sentiero che porta alle
cascate del Rutor e al Rifugio Deffeyes. La prima cascata si ammira
direttamente dal sentiero, le altre due richiedono brevissime
deviazioni a destra. Raggiunta la bella conca del Lac du Glacier
(2140 m), dominata dal Grand’Assaly, si affronta l’ultimo tratto
della salita e si arriva al rifugio (ore 3,00 da La Joux).
Dal rifugio (2494 m), la via più diretta per giungere alla base del
pendio che porta alla conca sotto il Col du Grand’Assaly è quella
che passa dal ponte tibetano, sulla cui agibilità è bene informarsi
presso i gestori del rifugio. Se per qualche motivo si dovesse o si
volesse evitare il ponte tibetano, occorre scendere sul piano dove
si trovano il Lago del Rutor e il Lago dei Seracchi (Lac du Seracs)
per poi rimontare la sponda sinistra idrografica del torrente
scavalcato più in alto dal ponte tibetano. Descrivo quindi i due
itinerari.
1.
Passando dal ponte tibetano. Dal rifugio si prende il sentiero per
il Col de Planaval (cartello indicatore) che si abbassa verso
Sud-Est; si risale quindi fino ad un bivio: si lascia a sinistra il
sentiero per il colle e ci si dirige a destra per una buona traccia
non segnalata che, dopo essere passato accanto al Lago Grigio (che
si lascia a sinistra), si abbassa verso Sud-Ovest in direzione del
Lago Marginale (che pure si lascia a sinistra) fino ai due cavi di
acciaio del ponte tibetano che scavalca il Torrente del Rutor (quota
2510 circa). Oltre il ponte ci si dirige verso Sud-Sud-Ovest
(ometti), puntando alla base del pendio detritico (neve ad inizio
stagione) che sale tra due crestoni rocciosi (quello che scende
dalla Tête d’Assaly a destra e quello che scende dalla Punta Loydon
a sinistra).
2.
Passando dal Lago dei Seracchi. Dal rifugio si prende il sentiero
per i Laghi di Belel Combe che, verso Sud-Ovest e passando subito a
destra della piccola Cappella di San Grato e Santa Margherita, si
abbassa (qualche corda fissa su alcune placche rocciose) nel vallone
sottostante il rifugio. Si continua sempre verso Sud-Ovest fino al
Lago dei Seracchi (2385 m, ma il mio altimetro, appena tarato al
rifugio, segnava 2400 m), formato dal Torrente del Rutor. Superato
l’emissario del lago su un ponticello di legno, si lascia il
sentiero che prosegue a destra verso i Laghi di Belle Combe e si
costeggia il lago sulla sponda occidentale, puntando ai piedi della
bastionata discesa dal Torrente del Rutor. Non ci sono tracce, ma il
percorso è evidente e abbastanza agevole. Arrivati in prossimità del
pendio di rocce e detriti a destra dell’impetuoso corso d’acqua
(sinistra idrografica), con un po’ di attenzione si rinvengono i
primi ometti che guidano nel superamento dalla bastionata. Dopo aver
superato alcune placche rocciose (passaggi di I), si prosegue su
terreno detritico, prima verso sinistra, poi verso destra,
raggiungendo i vasti e ondulati ripiani erboso-detritici dove passa
anche l’itinerario che proviene dal ponte tibetano. Dirigendosi
verso Sud-Sud-Ovest si raggiunge il pendio detritico di cui sopra
(questa variante richiede circa mezz’ora in più).
Giunti alla base del pendio detritico (2620 m circa) si rinviene la
traccia (ometti) che lo risale e la si segue (con neve buona e
abbondante si può salire il pendio coi ramponi ai piedi) fino alla
strettoia che, al suo termine, immette nella conca occupata
dall’ormai ridottissimo Ghiacciaio del Grand’Assaly (2800 m circa),
sotto la parete Sud della Tête d’Assaly. Badando agli eventuali
crepacci (noi non ne abbiamo incontrati grazie all’ottimo
innevamento, ma ne parlano diverse relazioni su Internet), si risale
il ghiacciaio, arrivando al Col du Grand’Assaly (3002 m), oppure un
po’ più in alto a destra, sulla cresta Sud del Grand’Assaly (ore
2,15/2,45 dal rifugio, a seconda del percorso di avvicinamento).
Dal colle si sale tenendosi sul versante italiano (destra salendo)
per tracce e roccette, poi, piegando a sinistra, si raggiunge il
filo della cresta alla base di una placca di solida roccia incisa da
una larga fessura. Superati i primi metri piuttosto ripidi (II+) si
prosegue più facilmente (II-) lungo la placca abbastanza esposta sul
versante francese. Al termine della placca, sulla destra, si trova
un punto di sosta (fettuccia e moschettone: dall’attacco alla sosta
sono circa 20 metri). Da qui si traversa a sinistra su ripido
terreno erboso (traccia), poi si prosegue a zig zag (detriti e
roccette; tracce e qualche ometto) fino alla parte alta della
cresta, formata da solidi blocchi di roccia. Senza particolari
difficoltà (ometti; passi di I) si raggiunge quindi la cima,
sormontata da una croce metallica (3174 m; ore 0,45 dal colle; ore
3,00/3,30 dal rifugio).
DISCESA. Si segue lo stesso itinerario della salita, con un po’ di
attenzione lungo i tratti più ripidi della cresta. La placca può
essere scesa con una doppia dalla sosta attrezzata (noi abbiamo
utilizzato una corda da 50 metri). Nel complesso, la discesa dalla
cima a La Joux richiede 5,00/5,30 ore.
NOTA 1. Come altre cordate (vedi le relazioni su Internet), anche
noi, per evitare il ponte tibetano, durante la discesa abbiamo
optato per il guado del Torrente del Rutor, immissario del Lago
Marginale. In realtà abbiamo dovuto superare, senza dover togliere
gli scarponi, diversi piccoli torrentelli prima di arrivare al
Torrente del Rutor, che abbiamo guadato a piedi scalzi (acqua
ovviamente piuttosto fredda). Per fare tutto ciò ci siamo spostati
al margine sud-orientale del pianoro occupato dal Lago Marginale,
abbastanza lontano e non solo poco più a monte, del ponte tibetano.
Credo che le condizioni del guado (o dei guadi) siano variabili,
quindi è difficile dare indicazioni precise: noi abbiamo cercato i
punti in cui l’acqua fosse poco profonda (circa 30 cm dove ci siamo
tolti gli scarponi) e la corrente più tranquilla. Ritengo in ogni
caso sconsigliabile questa soluzione durante il percorso di andata.
NOTA 2. In termini di
dislivello, la differenza tra il percorso 1(ponte tibetano) e 2
(Lago dei Seracchi) a me non pare molto rilevante; secondo i miei
calcoli, la differenza dovrebbe essere di 30/40 metri in più per
l'itinerario che passa dal Lago dei Seracchi.
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