Mazza dell'Inferno

(Valle Strona - Piemonte)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1035 metri

DURATA: 3,10 ore la salita, 1,50/2 ore la discesa

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: settembre 2010

 

La Mazza dell’Inferno (m 1926 – un nome poco poetico) è una cima minore che si alza sulla cresta che chiude a settentrione la Valle Strona. Il fatto di essere “minore” non le impedisce di costituire una meta interessante, specialmente se, come propongo in questa pagina, la si raggiunge con un percorso ad anello (difficoltà: EE) che parte e arriva a Forno, uno dei tanti paesini del fondovalle. La salita attraverso i valloni che salgono all’Alpe Ravinella e all’Alpe Ventolaro immerge in un ambiente aspro e solitario, poco frequentato e per questo dotato di quel fascino particolare che caratterizza molte delle proposte presenti in questo sito. L’itinerario si svolge dapprima su un buon sentiero, poi, dopo l’Alpe Ravinella, su tracce meno evidenti nonostante la presenza dei segnavia. La cresta terminale, lungo la quale si incontrano alcuni tratti rocciosi attrezzati con catene, è aerea e in qualche tratto esposta. La discesa si svolge lungo un itinerario più semplice, dapprima lungo la cresta orientale della montagna, poi seguendo un ripido vallone caratterizzato, soprattutto sotto i 1500 metri, dalla presenza di diversi nuclei di baite risistemate. Dalla cima si gode un discreto panorama: se verso Ovest le vette più alte della Valle Strona impediscono di vedere il Monte Rosa, la vista può comunque abbracciare una serie di quattromila (dall’Alphubel al Lagginhorn), il Monte Leone, l’Arbola e altre cime dell’Ossola, i monti della vicina Valgrande oltre, naturalmente, alle montagne della Valle Strona, da quelle più vicine (come la Cima di Scaravini ad Est o la Punta dell’Usciolo a Ovest) a quelle più lontane, verso Sud (dal Giandolino al Monte Capio).

 

ACCESSO STRADALE. La Valle Strona si apre a Nord-Ovest del Lago d’Orta e si imbocca ad Omegna. Seguendo la strada del fondovalle per circa 16 km si raggiunge l’abitato di Forno (m 892) dove si può lasciare l’auto in uno dei parcheggi che si trovano lungo la strada.

 

ITINERARIO. Da Forno (m 892) si segue la strada asfaltata che sale a Campello Monti per circa 1,5 km, raggiungendo, in una ventina di minuti, la Cappella di Santa Lucia (m 976). Da qui, subito a destra della cappella (cartello indicatore per Alpi e Cima  Ravinella), si prende l’itinerario Z12 che risale il Vallone di Ravinella. All’inizio il sentiero si tiene vicino al torrente, poi comincia a guadagnare quota sul versante destro orografico (sinistra salendo) e arriva al rudere del Colletto (m 1236). In questo tratto, dall’estate all’autunno, l’erba è alta, ma il sentiero risulta abbastanza evidente ed è comunque ben segnalato (oltre ai segnavia bianco-rossi ce ne sono anche solo bianchi). Oltre il Colletto il sentiero prosegue sullo stesso fianco del vallone, abbastanza ripido e coperto da una bella faggeta. Dapprima si perde leggermente quota, quindi si risale e poi di nuovo ci si abbassa per oltrepassare un torrentello secondario; si prosegue pressoché in piano e infine si scende brevemente fino al torrente per traversarlo (facile). Si risale ora il versante opposto del vallone (sinistra orografica) e, con alcuni tornanti ancora nella faggeta, si raggiunge l’Alpe Ravinella di sotto (m 1356 o 1351 come segnato sul cartello in loco – ore 1,30 da Forno).

 

Poco prima delle case, si prende a destra (cartello indicatore per l’Alpe Ventolaro e la Mazza dell’Inferno) un sentiero che sale nel bosco (segnavia bianco-rosso-bianchi o solo bianco-rossi un po’ vecchi). A quota 1430 m occorre prestare attenzione perché bisogna abbandonare il sentiero che si sta seguendo (più evidente) per deviare a destra lungo una traccia poco marcata (la deviazione è segnalata su un sasso non molto visibile) che traversa in salita verso destra (Nord-Est) e attraversa un canalone roccioso a circa 1450 m. Si continua quindi a traversare nella stessa direzione, guadagnando ancora quota; a circa 1500 m si esce dal bosco e si entra nel vallone di Ventolaro; quando si giunge a vederne il solco di fondo (a m 1515 circa), si inizia a salire a sinistra (Nord-Ovest) lungo una sorta di costola all’inizio poco marcata, poi più definita. La vegetazione nasconde i segnavia e la traccia è poco visibile, ma il terreno è aperto e, con buona visibilità, non ci sono problemi di orientamento, dato che il colle dove si trova l’Alpe Ventolaro è ben visibile al sommo del vallone (anche le baite si iniziano a vedere a partire da quota 1515 m). Si sale lungo la costola fino a circa 1645 metri: da qui si inizia (traccia ora più evidente) un lungo traverso in leggera salita che, tagliando verso Nord-Est il fianco destro orografico del vallone, termina proprio alle baite dell’Alpe Ventolaro, pochi metri prima del colle (m 1765 – ore 1 dall’Alpe di Ravinella; ore 2,30 da Forno).

 

Dal colle si prende verso destra (Sud-Est) la discreta traccia che risale il filo erboso della cresta della Mazza dell’Inferno. Dove questa diventa prevalentemente rocciosa si incontrano le catene della “via delle creste” che facilitano il superamento di alcuni passaggi fino alla quota 1901 m (dove si trova un cartello indicatore che, a mio parere, dovrebbe trovarsi più avanti, sulla cima vera e propria). Da qui si prosegue lungo l’aerea cresta che (ancora con qualche passaggio attrezzato) conduce, verso Est, fin sulla cima della Mazza dell’Inferno (m 1926 – 40 minuti dall’Alpe Ventolaro; ore 3,10 da Forno ). Il tratto attrezzato non è tecnicamente difficile, ma richiede attenzione perché in diversi punti i passaggi sono esposti sopra i ripidissimi fianchi della cresta.

 

Discesa: ci si abbassa lungo la cresta verso Sud-Est, incontrando, dopo un breve tratto ripido, il discreto sentierino dell’itinerario Z10. Questo percorre la cresta quasi sempre sul filo fino a circa 1800 metri di quota; da qui si sposta sul versante meridionale (Valle Strona) della cresta per evitare un paio di elevazioni e (in direzione Est-Nord-Est) raggiunge l’Alpe Campo (m 1737). La discesa non prosegue direttamente sotto l’alpeggio (come farebbe pensare il cartello indicatore); bisogna spostarsi verso sinistra (Est) e ritrovare il sentiero lungo una sorta di costola erbosa in mezzo al vallone: lungo di essa ci si abbassa fino a circa 1540 metri: a questo punto il sentiero torna a destra, raggiunge il bosco e alcuni alpeggi, portandosi infine all’Alpe Cortone (m 1280 – fontana). Dalla cima a qui i segnavia sono pochi e piuttosto sbiaditi. La discesa riprende nel ripido prato proprio sotto le case. Dopo i primi metri, ci si sposta un po’ verso destra, si scende diritti attraverso una zona di felci e si rientra nel bosco di faggi dove il sentiero diventa più evidente e dove si trovano dei segnavia più recenti (o solo meglio conservati) con la sigla del sentiero (Z10). Il tracciato (all’inizio un po’ stretto e su terreno ripido) si fa via via più bello e, senza problemi, riconduce a Forno (ore 1,50/2 dalla cima) .

 

NOTA 1: Volendo percorrere in salita l’itinerario qui descritto in discesa bisogna stare attenti perché, appena fuori dal paese, ci sono due bivi (uno a quota 960/980 metri, l’altro poco sopra presso un faggio) non segnalati: in entrambi i casi bisogna salire a sinistra.

 

NOTA 2: la “via delle creste” è un lungo itinerario (50 km), attrezzato in alcuni punti dal CAI di Omegna, che percorre tutte le creste della Valle Strona. Per avere informazioni precise rivolgersi direttamente alla sezione del CAI che ha curato l’attrezzatura dell’itinerario: infatti sulla cartina della valle pubblicata nel 2002 dalla Comunità Montana dello Strona sono indicati come attrezzati dei tratti che in realtà non lo erano ancora e che forse non lo sono tuttora.

 

 
 
 
 
 
 
   

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