Monviso, via normale (parete Sud)

 

Roccia

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 620 m fino al rifugio; 1300 m circa dal rifugio alla vetta (ci sono due perdite di quota)

DURATA: 2,30 ore fino al rifugio; 4,45/5,30 ore dal rifugio alla vetta; 4,30/5,00 + 2,00 ore la discesa

DIFFICOLTA': PD (max II+ su roccia)

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2016

 

Gran bella montagna il Monviso (3841 m), il Re di Pietra, con la sua mole perfettamente piramidale (specie se lo si guarda da Est o da Nord) che domina le montagne circostanti (decisamente più basse), le colline piemontesi e la Pianura Padana percorsa dal Po, il grande fiume che nasce proprio ai suoi piedi. Con queste caratteristiche, la sua cima non può che offrire un panorama spettacolare in ogni direzione: a Nord spiccano le grandi montagne delle Alpi Graie e Pennine (Gran Paradiso, Monte Bianco, Monte Rosa); a Est si distende la pianura padana; a Sud si delineano le Alpi Liguri e Marittime, con l’Argentera in evidenza; infine a Ovest si ammirano le cime del Delfinato (Francia).

 

La via normale si svolge lungo la parete Sud, seguendo l’itinerario percorso dai primi salitori nel 1861 (William Mathews e William Jacob con le guide Jean-Baptiste e Michel Croz), che però partirono dalla Val Varaita e raggiunsero la base della parete lungo il Vallone delle Forciolline. Lungo questo itinerario, nel 1863, si svolse anche la storica salita  (terza ascensione) di Quintino Sella, Paolo e Giacinto Ballada di Saint-Robert, Giovanni Barracco con le guide Raimondo Gertoux, Giuseppe Bodoino e Giovanni Battista Abbà (dall’entusiasmo per questa salita nascerà, nello stesso anno, il Club Alpino Italiano, il cui fondatore fu proprio Quintino Sella, alpinista e ministro del Regno d’Italia).

 

La via normale (oggi affrontata dalla maggioranza degli alpinisti partendo dal Pian del Re e pernottando al Rifugio Sella) è l’itinerario più frequentato e più facile per raggiungere la cima del Monviso. Tuttavia non è affatto un itinerario banale, sia per la lunghezza del percorso sia per l’ambiente di alta montagna. Inoltre, come ci ricorda la guida del CAI/TCI, l’altitudine, il repentino cambiamento del tempo, la nebbia, il vetrato e il pericolo costante di cadute di sassi (specie in presenza di numerose comitive) possono rendere alcune volte l’itinerario abbastanza insidioso. In generale (secondo quanto ci è stato detto al rifugio) la maggior parte degli alpinisti preferisce affrontare la salita nella seconda parte dell’estate (agosto e inizio di settembre); prima (fine giugno-luglio) la presenza ancora abbondante della neve rende la salita più impegnativa, ma, a mio parere, anche più bella e, probabilmente, meno soggetta alla caduta dei sassi in quanto la neve copre i detriti.

 

Difficoltà: PD. Attrezzatura: piccozza, ramponi, casco, imbracatura, corda, qualche moschettone e cordino. Lungo la via sono presenti alcuni (pochi) anelli per l’assicurazione. Se si procede legati, si sale di conserva a distanza ravvicinata, come ci è stato consigliato al rifugio, senza attardarsi a proteggere tutti i passaggi più impegnativi. In ogni caso la corda è bene averla con sé perché può sempre rivelarsi utile o necessaria in particolari situazioni. Con tutto ciò è chiaro che la salita non va presa “sotto gamba” e va affrontata da alpinisti con adeguata esperienza. Infine: dall’attacco alla vetta la via è indicata da numerosi segnavia gialli

 

ACCESSO STRADALE. Raggiunta la Valle Po (percorsa dall’omonimo fiume), la si segue fino a Crissolo (1318 m). Da qui si prende la strada asfaltata che in circa 8 km conduce al Pian del Re (2020 m), dove si trova un ampio parcheggio (a pagamento nella stagione estiva). Qualora, in caso di eccessivo affollamento, non si potesse salire fino al Pian del Re, si può lasciare la macchina a Crissolo e prendere la navetta (al ritorno, se si arriva tardi, bisognerà poi arrangiarsi per tornare a Crissolo: uno di noi è sceso in autostop e poi è tornato a prenderci al Pian del Re). A noi è capitato perché siamo saliti di domenica mattina e ce la siamo presa un po’ troppo comoda (siamo arrivati a Crissolo intorno alle 11,30).

 

ITINERARIO. Dal parcheggio del Pian del Re (2020 m), si segue verso Sud (indicazioni) il largo sentiero che porta in breve alle sorgenti del Po. Da qui inizia una bella mulattiera che, con alcuni tornanti, raggiunge la conca erbosa dove si trova il Lago Fiorenza (2113 m). Lo si costeggia a sinistra, poi si sale verso Sud a un colletto, si percorre una bella cengia un po’ esposta e si sale a un nuovo colletto dal quale ci si affaccia sull’ampia conca del Lago Chiaretto (2264 m), dominata dalla parete Nord del Monviso. Con ampio percorso in senso antiorario, tenendosi alti sopra il lago, ci si porta dalla parte opposta della conca e si sale in direzione del Viso Mozzo. Passando sotto il suo versante occidentale, si traversa fino al Colle di Viso (2650 m), affacciato sul Lago Grande di Viso (2590 m). Con una traversata in leggera discesa verso Sud-Est si raggiunge il visibile Rifugio Quintino Sella (2640 m; ore 2,30 dal Pian del Re).

 

Dal rifugio si scende verso Sud sulla mulattiera che costeggia a oriente il Lago Grande di Viso fino a circa 2495 m, dove si trova un bivio (ometto). Si prende a destra il sentierino (scritta a vernice sbiadita su un sasso: Viso-Sagnette-V24) che, attraversata la pietraia, risale il pendio di magra erba e pietre alla base del versante orientale della Punta Barracco fino all’inizio del tratto attrezzato (2730 m c.a). E’ possibile e meno faticoso evitare la prima parte della ferrata: dall’attacco (dove si trova una piccola sorgente), si prende il sentiero che, a sinistra, traversa sotto lo sperone roccioso (tratto esposto) e raggiunge un pendio detritico, che poi risale fino all’inizio del secondo tratto della ferrata (2860 m c.a). La si segue percorrendo dapprima una sorta di cengia ascendente a sinistra e poi una cresta articolata da cui si domina il canalone che scende dal Colle delle Sagnette; infine, con una traversata a sinistra per cenge e saltini, si raggiunge il Colle delle Sagnette (2991 m; ore 1,15/1,30 dal Rifugio Sella). In genere, gli alpinisti diretti al Monviso non utilizzano il kit da ferrata per assicurarsi lungo questo tratto (attrezzato solo con una robusta catena metallica). Date le sue caratteristiche (due lunghi traversi a tratti esposti e una cresta ricca di appigli) può essere sufficiente assicurarsi utilizzando uno o due cordini e i moschettoni (larghi). In caso di necessità si può sempre ricorrere alla corda.

 

Dal Passo delle Sagnette ci si abbassa nel Vallone delle Forciolline per 45/50 m (il percorso più giusto prevede che, poco sotto il passo, si pieghi a destra traversando per tracce in discesa una fascia di placche), poi si piega a destra e si percorre il vallone prima su una buona traccia di sentiero poi seguendo gli ometti che guidano tra i massi della pietraia. Ci si sposta dalla parte opposta del vallone e si risale la morena frontale del Ghiacciaio di Viso fino al ripiano soprastante, dove si trova un grosso ometto visibile già da lontano. Continuare verso Nord-Ovest per detriti o neve nella conca un tempo occupata dal Ghiacciaio di Viso fino alla base di una bastionata di rocce rossastre; svoltare a destra (Est) e, per un pendio di sfasciumi e blocchi accatastati, raggiungere il Bivacco Andreotti (3225 m; utilizzabile solo in caso di emergenza). Poco sopra si giunge alla base del piccolo Ghiacciaio Sella, che si rimonta fino ad incontrare una cengia pressoché pianeggiante che taglia, verso sinistra, la parete Sud del Monviso: all’inizio della cengia alcuni segni gialli indicano l’attacco della via normale.

 

Si segue la cengia verso sinistra (qualche passo un po’ esposto) fino ai piedi di una cascatella (punto più pericoloso della salita perché più soggetto alla caduta dei sassi). Si piega a destra per roccette e piccole cenge, poi si sale per gradoni prima a destra poi a sinistra fino a una spalla rocciosa. Proseguendo in direzione Nord-Ovest, si arriva alla base di una spaccatura-camino alta 7-8 metri che si sale sul fondo. Si continua prima verticalmente, poi diagonalmente a sinistra fino a una cengia detritica che porta a un buon punto di sosta detto Sala da pranzo. Si sale ora lungo una crestina rocciosa passando nei pressi di una bella guglia detta Duomo di Milano; si superano rocce articolate e si giunge alla base di una paretina rossastra che si evita a destra lungo una spaccatura; superata una placca, si piega a sinistra e si guadagna un comodo terrazzo. Continuare con divertente arrampicata su buona roccia superando alcuni piccoli camini (I Fornelli; II+). Superato questo tratto, si sale fino a raggiungere una spalla della cresta Sud-Est da cui si riesce a vedere il Rifugio Sella. Si prosegue passando sotto un caratteristico gendarme (Testa dell’aquila), si attraversa un ripido canalone (Passaggio della Est; attenzione in caso di neve) e si guadagna la cresta Est. Si piega a sinistra, si salgono alcuni facili salti della cresta e, infine, per una sorta di canale roccioso a sinistra del filo, si giunge in vetta a pochi metri dalla grande croce di ferro (ore 3,30/4,00 dal Passo delle Sagnette; ore 4,45/5,30 dal Rifugio Sella)

 

DISCESA. Si svolge seguendo esattamente il percorso della salita (ore 4,30/5,00 dalla vetta al rifugio Sella; ore 2,00 dal rifugio al Pian del Re).

 

NOTE. 1) Per la salita dal rifugio alla vetta ho indicato i tempi proposti dalla guida del CAI/TCI (più brevi) e quelli impiegati da noi (più lunghi). 2) Per la descrizione della via normale dal Bivacco Andreotti alla vetta, non essendo riuscito a prendere appunti durante la salita (come faccio di solito), mi sono basato sulle relazioni riportate dalla guida del CAI/TCI e dal sito “gulliver.it”.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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