Monte Moregallo - Cresta OSA

(Triangolo lariano - Lombardia)

 

Roccia

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 700 m fino all'attacco; 330 m la via (sviluppo: circa 500 m)

DURATA: 1,30 ore fino all'attacco; 3 ore la via; 1,40 ore la discesa

DIFFICOLTA': II, III e IV (2 passaggi)

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: maggio 2015

 

Dalla cima del Monte Moregallo (1276 m), si stacca una lunga cresta rocciosa che taglia verticalmente l’ampio versante meridionale della montagna. Il tratto più caratteristico di questa cresta è costituito da una sorta di grande lama di roccia di forma triangolare, ben visibile specialmente guardando la montagna da Sud. Da questa parte, infatti, la cresta presenta una parete liscia e verticale, mentre da quella opposta il filo roccioso si perde in un pendio erboso e, per un buon tratto, anche alberato. Lungo questa cresta, chiamata OSA dal nome dell’Organizzazione Sportiva Alpinisti di Valmadrera, un gruppo di alpinisti locali (Gianbattista Villa, Gianni Mandelli, Elio Rusconi e Antonio Sacchi) il 13 gennaio 1973 ha percorso un itinerario divenuto presto molto popolare.

 

La cresta OSA è l’itinerario alpinistico più frequentato del Moregallo. Le difficoltà sono contenute (dal II al IV), la roccia è (salvo un tratto alla fine) un calcare molto bello e lavorato. L’esposizione è limitata. Si tratta quindi di un itinerario divertente, panoramico e consigliabile per chi vuole affrontare un’arrampicata discretamente lunga (500 m circa di sviluppo) senza impegnarsi su difficoltà eccessive. Una corda da 50 metri è più che sufficiente (i tiri sono comunque più corti) e, anche se è consigliabile avere con sé qualche dado o qualche friend, sono molto utili soprattutto i cordini per sfruttare clessidre, spuntoni e alberelli che offrono numerosi e ottimi punti di assicurazione naturale. Lungo la via c’è un solo chiodo e si trovano solamente tre soste attrezzate.

 

ACCESSO STRADALE. Provenendo da Milano, si segue la superstrada per Lecco fino a costeggiare il Lago di Annone; prendere l’uscita per Valmadrera-Civate-Lecco-ecc. e immettersi sul vecchio tracciato della superstrada passando sotto il cavalcavia di quello nuovo; proseguire verso Lecco, prendere l’uscita per Valmadrera-Bellagio-Lago ed entrare in Valmadrera, raggiungendo la piazza della chiesa principale (piazza Monsignor Citterio; ex piazza Dante), da cui partono “ufficialmente” molti itinerari, compresi quelli per il Monte Moregallo. Cercare il parcheggio nelle vicinanze.

 

AVVICINAMENTO. Dalla centrale Piazza Monsignor Citterio (235 m circa) imboccare verso Nord-Ovest via Stoppani che, più avanti, si trasforma in un vicolo e sale con alcuni tornanti fino a incrociare via Caduti della Libertà. Traversata questa strada, si prosegue in salita lungo via Belvedere, raggiungendo l’omonima frazione. Si prosegue in salita verso destra (la strada asfaltata si trasforma quasi subito in una strada di grossi ciottoli cementati) raggiungendo la Cappelletta VARS (370 m), dove si trovano numerosi cartelli indicatori. Si prende verso Nord il sentiero indicato con il n. 7 (per Sambrosera e Pianezzo) e il n. 6 (per il Moregallo), che è anche quello che porta all’attacco della cresta OSA. Si segue questo bel sentiero immerso nel bosco incontrando alcuni bivi segnalati; seguendo le indicazioni e tenendo comunque il percorso principale, si arriva in località Sambrosera (716 m, ore 1,10) dove si trova un’area di sosta presso un fontanino di acqua freschissima. Poco prima dell’area di sosta, si prende a destra (cartelli indicatori per il Moregallo/segnavia 6  e per la cresta OSA) un buon sentiero che sale ripido nel bosco e, guadagnando duecento metri di quota, si porta a una forcella a sinistra di una cospicua torre rocciosa. Poco prima della forcella, si lascia il sentiero che prosegue verso il Moregallo (via “normale”) e si prende a sinsitra un sentierino (cartello indicatore) che in breve, spostandosi un po’ a sinistra, porta al piccolo spiazzo con alberi alla base dello speronino roccioso con cui inizia la cresta OSA (950 m circa; 20 minuti da Sambrosera).

 

ITINERARIO. Salire lo speroncino di ottima roccia molto lavorata (buchi, clessidre, spuntoni) per una trentina di metri (II e III) fino alla base di un salto più ripido, dove conviene sostare per limitare l’attrito della corda. Superare la paretina verticale (III+; clessidra) stando leggermente a sinistra del filo; proseguire più facilmente (II), superando alcuni spuntoni, e raggiungere, lungo un breve tratto di sentiero verso sinistra, la base di un ripido salto. Lo si supera salendo in diagonale verso sinistra grazie a una spaccatura e a una scaglia leggermente aggettante (III+; passo un po’ faticoso). Raggiunto il filo, si aggira a sinistra un caratteristico becco di roccia, e si prosegue lungo la cresta (III e poi II) fino alla base di una paretina a destra di una piccola torre staccata. Si affronta la paretina che, in alto, presenta un bel passaggio esposto ma protetto da un chiodo con cavetto metallico (ben visibile dal basso). Stando leggermente a sinistra, si supera il breve passo (IV) e ci si riporta sul filo. Si prosegue lungo la cresta superando brevi e divertenti salti di ottima roccia (II e III); quindi, per un breve tratto di sentiero verso destra, si arriva alla base di un evidente camino. Alla sua destra si notano due grossi anelli cementati, buoni per la sosta anche se (a mio parere) un po’ decentrati rispetto alla linea di salita. Si supera il camino (appigli lisciati dall’uso e scivolosi se umidi) con arrampicata abbastanza tecnica (III) fin dove è chiuso da un masso (poco sotto ci si può assicurare a un sasso incastrato): se ne esce sulla destra con un passaggio un po’ faticoso (III; proseguire direttamente è più difficile), andando a sostare poco sopra. Si prosegue lungo la cresta superando ancora alcuni brevi salti (II e III) dopo i quali, lungo un sentierino sul dorso erboso della cresta, si raggiunge un dosso da cui, verso destra, ci si abbassa (sentiero) a un intaglio (piazzola) alla base di una paretina verticale alta una decina di metri e alla cui base non c’è alcun ancoraggio (dall’intaglio si può uscire dalla via seguendo un sentierino che, verso destra, raggiunge il sentiero n. 6 che da Sambrosera sale alla cima del Moregallo). La paretina (aggirabile a destra per tracce di sentiero su erba) può essere superata attaccando un po’ a destra del centro in corrispondenza di una spaccatura (IV, possibilità di piazzare un friend piccolo); raggiunta una piccola clessidra (altra possibilità di assicurazione), ci si sposta a destra con un breve traverso e poi si prosegue diritto fino al termine della paretina (IV all’inizio, poi più facile). Infine, lungo un facile pendio ghiaioso (attenzione), si raggiunge un fittone metallico (sosta). La paretina può essere superata anche seguendo il suo bordo sinistro, lungo una sorta di crestina più facile (III), ma senza possibilità di assicurazione. Arrivati sul tratto ghiaioso, si raggiunge il fittone della sosta. Da qui si prosegue lungo un evidente sentiero che porta alla base dell’ultimo salto della cresta  (in questo tratto si incontrano una deviazione a sinistra per il Canalone Belasa – cartello indicatore – e una a desta che porta sul sentiero n. 6 a breve distanza dalla vetta), caratterizzato nella prima parte da roccia rotta e instabile (motivo per cui c’è chi preferisce evitarlo, seguendo i sentieri che, verso destra, portano fuori dalla cresta). All’inizio del salto, subito a destra del filo, si trova un canale di roccia giallastra rotta e instabile. Le relazioni che si trovano su Internet indicano a questo punto il seguente percorso: salire in verticale a destra del canale giallastro (II, rocce non del tutto stabili e un po’ erbose) sin quando non diventa conveniente traversare a destra verso uno speroncino di roccia più solida (II+) che porta ad una sosta su spit (35 m). Noi, invece, abbiamo affrontato il canale giallastro, sfruttando con molta attenzione i pochi appigli sicuri (III), uscendo dopo pochi metri a sinistra, sul filo dello spigolo. Qui la roccia è buona e, con percorso non difficile (II+) ma aereo ed esposto, si raggiunge la sosta su spit (35 m; nell’ultimo tratto c’è un po’ di detrito che richiede un minimo di attenzione). Dalla sosta si prosegue facilmente (I e poi sentierino) e si raggiunge un tratto in cui la cresta diventa orizzontale e forma una sorta di ponte di roccia largo mezzo metro, esposto e molto aereo. Il passaggio è sicuramente emozionante, ma non presenta difficoltà (si cammina); oltre il “ponte” si aggira a sinistra uno spuntone e, superato un ultimo saltino (II), si raggiungono i prati sommitali e la cima (3 ore dall’attacco).

 

NOTA. Ho scelto di scrivere la relazione senza la classica divisione in lunghezze perché mi pare superfluo. Solo in due casi ho indicato lo sviluppo di un tiro; per il resto, le caratteristiche della cresta e la quantità di possibili punti di assicurazione naturale rendono molto soggettiva la scelta del punto di sosta (tranne che sullo speronino iniziale e sul tratto finale, i salti rocciosi non sono mai più alti di 10/15 metri).

 

DISCESA (lungo la “via normale” del Moregallo). Dalla cima si segue l’ampia dorsale della cresta Est lungo un sentiero che, dopo il primo tratto, diventa molto evidente (segnavia n. 6) e si abbassa fino alla Bocchetta di Sambrosera (1192 m secondo il cartello – a mio avviso sbagliato; 1142 m secondo il mio altimetro). Da qui si prende a destra (Sud) il sentiero n. 6/via Sambrosera che si abbassa lungo un ampio canalone. All’inizio il sentiero è un po’ accidentato per la presenza di elementari roccette, poi si fa più semplice; il tracciato è evidente e ci sono diversi segnavia. Dopo aver perso circa duecento metri di quota, il sentiero si sposta verso destra e raggiunge una forcella (925 m circa) aperta nella cresta che chiude il canale a Ovest. Oltrepassata la forcella, si incontra subito il sentierino che, verso destra, porta all’attacco della cresta OSA. Seguendo il percorso fatto in salita si arriva prima a Sambrosera (50 minuti dalla cima) e quindi a Valmadrera (50 minuti da Sambrosera; ore 1,40 dalla cima). Attenzione: poco prima di arrivare alla Cappelletta VARS, a circa 390 m di quota, si incontra un bivio che durante la salita passa inosservato: non bisogna proseguire diritti in discesa, ma prendere il sentiero semipianeggiante che va a destra verso Cappelletta.

 

NOTA. Ho descritto l’avvicinamento partendo da piazza Monsignor Citterio. In realtà con la macchina si può anche seguire la strada che, partendo da via Manzoni, sale alla frazione Belvedere (via Leopardi e poi via San Carlo Borromeo): lungo questa strada, prima di arrivare alla frazione, ci sono diversi parcheggi. Se si riesce a lasciare la macchina in uno di quelli più alti, si può guadagnare anche una decina di minuti.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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