Pizzo di Émet, dal Lago di Montespluga(Valle Spluga - Lombardia)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1300 m DURATA COMPLESSIVA: 4,15h la salita; 3,00h la discesa DIFFICOLTA': EE; F la parte finale della cresta AGGIORNAMENTO RELAZIONE: giugno 2015
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Dopo il Pizzo Tambò (3279 m), il Pizzo di Émet (3209 m; Piz Timun sulla Carta Nazionale Svizzera) è la seconda cima dell’alta Valle Spluga. Senza attrattive dal punto di vista alpinistico, questa montagna è invece una meta interessante per l’escursionista che vuole cimentarsi con qualche facile passaggio su roccia, non teme l’esposizione (presente in alcuni punti della parte terminale della salita) e ama riempirsi gli occhi con la visione di un panorama ampio e splendido.
La salita più frequentata al Pizzo di Émet si svolge lungo il versante Nord-Ovest e la cresta Sud-Ovest. L’escursione può essere divisa in tre parti: dal Lago di Montespluga al Passo di Émet è una bella passeggiata piuttosto frequentata (coincide in gran parte con uno dei percorsi per il Lago di Émet e il Rifugio Bertacchi); la seconda è molto più solitaria e si svolge su pendii a tratti anche ripidi, prima erbosi e poi detritici (sentiero, segnavia e ometti); la terza segue una cresta di roccia e detriti con qualche passaggio di arrampicata nella parte finale. All’inizio della stagione estiva, quando i pendii che portano sulla cresta (già libera dalla neve) sono ancora innevati, il percorso diventa più vario e, a mio parere, più divertente (a patto di essere adeguatamente attrezzati).
Difficoltà: EE (F nel tratto finale). Quando il percorso è libero dalla neve basta la normale attrezzatura da escursionismo, altrimenti è necessario portare i ramponi e, per maggior tranquillità, anche una piccozza leggera (per eventuali informazioni sulla condizione della montagna si può telefonare al Rifugio Bertacchi: 334 7769683). Nella relazione si farà cenno all’opportunità di avere con sé anche uno spezzone di corda.
ACCESSO STRADALE. Raggiunta Chiavenna, si segue la strada statale 36 dello Spluga e si raggiunge il Lago di Montespluga. Proseguendo per circa 600 metri oltre la diga, presso alcune case si incontra una strada sterrata che si stacca sulla destra. La si imbocca e si parcheggia subito nello piazzo davanti alla sbarra che chiude la strada (1910 m).
ITINERARIO. Dal parcheggio (1910 m) si prosegue lungo la strada e la si segue fino al colmo della dorsale erbosa degli Andossi (2015 m), dove la sterrata svolta a sinistra per salire a una cava di pietra. Da qui si imbocca sulla destra (cartello indicatore per il Lago di Émet e il Rifugio Bertacchi) un sentiero che traversa in quota la testata della Valle dell’Acqua Grande (un tratto roccioso un po’ esposto è attrezzato con una catena metallica) e raggiunge il dosso erboso dove si trova il Rifugio Bertacchi. Prima di arrivare al rifugio però, in prossimità di una casa rosa (2170 m circa), si gira a sinistra e, perdendo leggermente quota, si raggiunge presso alcune baite il sentiero che dal Rifugio Bertacchi porta al Passo di Émet. Seguendo verso Est questo sentiero (che si tiene un po’ più alto del bellissimo Lago di Émet) si raggiunge l’ampia sella del Passo di Émet (2294 m; Pass da Niemet sulla Carta Nazionale Svizzera; ore 1,30 dalla partenza). Poco prima di arrivare al cartello indicatore del passo si incontra un bivio segnalato da una scritta su un masso (Val Sterla) e da un cartello indicatore per il Pizzo di Émet e per il Passo e la Val Sterla (attualmente, giugno 2015, il cartello giace a terra accanto al masso). Si imbocca quindi il sentiero che sale a destra (segnavia rosso-bianco-rossi e bolli gialli) e, verso Est-Sud-Est, supera un pendio erboso alla fine molto ripido uscendo su un dosso erboso (2493 m). Ci si abbassa di pochi metri, poi si comincia a salire un ampio pendio di detriti verso Sud-Sud-Est: seguendo i segnavia rosso-bianco-rossi e gli ometti, si raggiunge (dopo un tratto più ripido) la cresta Ovest (Sud-Ovest oltre i 3000 metri) del Pizzo di Émet ad un colle posto tra la quota 2844 m (ometto) a destra e un primo gruppetto di spuntoni a sinistra. Da qui, lasciati i segnavia che proseguono verso il Passo di Sterla, si inizia a salire lungo la cresta. I vari spuntoni rocciosi che la caratterizzano si aggirano pressoché tutti a destra, seguendo tracce di sentiero e ometti che aiutano a orientarsi tra cenge, canalini e brevi passi di facile arrampicata; nel tratto finale ci si tiene sul filo e si affrontano alcuni passaggi di I e II grado. In alcuni tratti la cresta è molto aerea e qualche passaggio è anche esposto. In particolare, poco prima della vetta, si incontra uno stretto intaglio: è il passaggio più impegnativo ed esposto (uno spezzone di corda può essere utile per facilitare chi è meno sicuro). Le due pareti verticali dell’intaglio sono piuttosto vicine e quella a monte è un po’ più alta (circa un metro). In salita il passaggio si supera arrampicando (II), in discesa è più facile (ma un po’ emozionante) saltare (in questo punto il filo della cresta è aereo, ma è anche formato da rocce piatte). Superato l’intaglio si procede facilmente fino alla croce della vetta (3209 m; ore 2,45 dal Passo di Émet; ore 4,15 dalla partenza).
DISCESA. Si segue esattamente l’itinerario della salita (ore 3,00 dalla cima al parcheggio presso il Lago di Montespluga).
NOTA 1. Se i pendii che portano sulla cresta sono ancora abbastanza innevati (come accade ad inizio stagione), è possibile raggiungerla anche più a monte, ad esempio (come abbiamo fatto noi) al colletto posto a sinistra del secondo gruppo di spuntoni (2960 m circa). Il pendio diviene progressivamente più ripido e con la neve dura del mattino sono necessari i ramponi e anche la piccozza potrebbe essere più utile dei bastoncini. Senza la neve bisogna invece seguire i segnavia perché questi pendii detritici sono anche piuttosto franosi (quello percorso dall’itinerario segnalato è invece meno ripido e quindi anche più stabile). In discesa è meglio, a mio parere, attenersi comunque all’itinerario segnalato.
NOTA 2. Nella salita dal parcheggio alla dorsale degli Andossi è possibile tagliare i tornanti della sterrata seguendo alcuni sentieri (non segnalati) che attraversano i prati. Le due scorciatoie più evidenti si trovano dopo la seconda sbarra (quella posta in corrispondenza del lunghissimo muretto a secco che delimita le zone di pascolo). |
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BIBLIOGRAFIA: CARTA NAZIONALE SVIZZERA 1:50.000, foglio n. 267 - SAN BERNARDINO Alessandro GOGNA, Angelo RECALCATI: MESOLCINA-SPLUGA, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1999.
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