Pizzo Mellasc dalla Val Gerola (due itinerari)

(Val Gerola - Alpi Orobie/Lombardia)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1000 m c.a

DURATA: 3,00h (salita); 2,15/2,30h (discesa)

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: ottobre 2019

 

Salita dal versante Est

Il Pizzo Mellasc è una bella e robusta montagna che si trova sulla lunga cresta delle Orobie tra il Pizzo dei Tre Signori e il Monte Legnone. I suoi versanti, prevalentemente erbosi ma con ampie fasce rocciose, sono assai scoscesi e si affacciano sulla Val Gerola (nei quadranti orientali) e sulla Val Varrone (nei quadranti occidentali). La sua altezza e la sua posizione ne fanno un buon punto panoramico e le sue creste offrono all’escursionista esperto la possibilità di compiere belle escursioni in ambiente abbastanza solitario: il Pizzo Mellasc è infatti molto meno frequentato del più noto Pizzo dei Tre Signori e anche del vicino Monte Rotondo (due cime cui ho dedicato altre pagine di questo sito).

 

Ho già descritto la salita al Pizzo Mellasc dalla Val Varrone, lungo la cresta Ovest-Nord-Ovest; qui presenterò due salite dalla Val Gerola che hanno la stessa difficoltà (EE), ma sono più brevi perché, grazie alla strada che sale fino a Laveggiolo, presentano un dislivello significativamente inferiore. La prima passa dal Rifugio Trona Soliva in Valle della Pietra e sale lungo l’erboso versante Est (del tutto privo di sentieri) e raggiunge la cima seguendo l’ultimo brevissimo tratto della cresta Sud-Est. La seconda percorre tutta la Val Vedrano lungo una buna traccia di sentiero, raggiunge la cresta Ovest-Nord-Ovest a sinistra del Pizzo della Càssera e la segue fino in cima. Per la discesa, dato per scontato che è possibile scendere lungo lo stesso itinerario (oppure combinare i due itinerari), propongo di percorrere il versante settentrionale della montagna (quello seguito dagli sci-alpinisti). Si tratta di un percorso privo di tracce e di segnavia (quattro o cinque ometti e qualche vecchissimo segno di vernice su quasi cinquecento metri di dislivello non ne fanno certamente un percorso segnalato), che non presenta tratti esposti o particolari difficoltà, ma che si svolge su terreno non proprio agevole, specie nella parte bassa (pietraie, erba e rododendri). Richiede quindi passo fermo, capacità di leggere il terreno e, ovviamente, condizioni di ottima visibilità.

 

ACCESSO STRADALE. Arrivati a Morbegno, in Valtellina, si prende verso Sud la strada che sale in Valgerola, raggiungendo Gerola Alta (1050 m). Oltrepassato il centro abitato, si prende a destra la strada (indicazioni) che in 4,5 km raggiunge Laveggiolo (1471 m), dove si trova un buon parcheggio.

 

 

ITINERARIO 1 – DAL VERSANTE EST

In fondo al parcheggio di Laveggiolo (1471 m), si prosegue lungo una stradina all’inizio ancora asfaltata, poi sterrata, che si inoltra nella Val Vedrano. Dopo una decina di minuti si incontra un sentiero che si stacca sulla sinistra (cartelli indicatori per i Rifugi FALC e Trona Soliva e per il Pizzo dei Tre Signori). Si segue questo sentiero che, pressoché in piano, raggiunge il fondo della valle; si oltrepassa (ponticello) il torrente e si sale fino a raggiungere nuovamente la strada sterrata. La si segue a sinistra, arrivando a una casa prima della quale, sulla destra, si stacca il sentiero. Lo si segue, si traversa nuovamente la strada e si prosegue fino a entrare nella Valle della Pietra, dominata da imponenti montagne, tra le quali spicca soprattutto la bella piramide rocciosa del Pizzo di Trona. Proseguendo verso Sud-Sud-Ovest ci si inoltra nella valle, ritornando più avanti sulla strada sterrata, che si segue fino al Rifugio Trona Soliva (1907 m; ore 1,30 da Laveggiolo).

 

Poco oltre il rifugio, si prende il sentiero che si stacca sulla destra (cartelli indicatori per il Rifugio Falc, il Pizzo dei Tre Signori e il Lago dell’Inferno) e lo si segue per pochi minuti fino a dove passa pochi metri a valle del muretto in pietra di un grande recinto per animali. Qui si abbandona il sentiero, si oltrepassa il muretto a secco, e si sale verso Ovest-Nord-Ovest per pascoli e dossi erbosi puntando alla base della cascata che si vede chiaramente al centro del versante Est del Pizzo Mellasc. Si raggiunge così una piccola conca con una pozza d’acqua e subito dopo un dosso poco a monte di una baita (2018 m) di cui, verso destra, si vede solo il tetto. Si piega a sinistra lungo il dosso e si arriva alla base della cascata (2080 m c.a).. Da qui si prende un sentiero che sale verso destra e poi verso sinistra superando così il salto della cascata. Ora si prosegue nel valloncello percorso dal ruscello che alimenta la cascata e si arriva ad un’ampia conca a circa 2180 m. Salendo verso Nord-Ovest si arriva sotto la cima del Pizzo Mellasc: proseguendo in salita verso sinistra si raggiunge un pendio erboso progressivamente più ripido che,  senza particolari difficoltà, porta sulla cresta Sud-Est del Pizzo a circa 2420 m di quota. Volgendo a destra e stando un po’ a sinistra del filo, si segue il dorso della cresta, dapprima abbastanza ripido, raggiungendo la cima (2465 m; ore 1,30 dal Rifugio Trona Soliva; ore 3,00 da Laveggiolo). La cresta non presenta difficoltà, ma richiede attenzione perché è un po’ esposta sui ripidi pendii erbosi che scendono verso Sud-Ovest  (Val Varrone).

 

 

ITINERARIO 2 – DALLA VAL VEDRANO

In fondo al parcheggio di Laveggiolo (1471 m), si prosegue lungo una stradina all’inizio ancora asfaltata, poi sterrata, che si inoltra nella Val Vedrano. La si segue a lungo fino a un grosso bivio: si lascia a sinistra il ramo principale che si abbassa a guadare il torrente e si prosegue a destra lungo una sterrata un po’ più sconnessa. La stradina gira quasi subito a destra: una ventina di metri dopo il tornante, si prende a sinistra un sentiero che, in leggera salita verso Sud-Sud-Ovest, raggiunge il torrente. Lo si guada (in genere senza problemi) e si prosegue nella stessa direzione verso la bastionata di rocce e arbusti (solcata da una bella cascata) che divide in due la valle. Giunto sotto la bastionata, il sentiero (ora ampio ed evidente) sale a sinistra e poi, con un deciso tornante, continua verso destra per raggiungere il centro del vallone sopra la bastionata. Si prosegue lungo il vallone verso Sud-Ovest: giunti in vista di una baita recentemente ristrutturata, si guada di nuovo il torrente (qui più piccolo) e, passando a destra della baita, si raggiunge l’Alpe Vedrano, sulla sinistra idrografica del vallone (1946 m; ore 1,30 da Laveggiolo).

 

Dai ruderi oltre e un po’ più in alto della baita principale (che è la più bassa) si prende una traccia di sentiero che prosegue verso Sud-Ovest lungo il versante sinistro idrografico della Val Vedrano in direzione del Pizzo della Càssera (di cui si riesce a vedere la croce di vetta). Si arriva così a una bella conca pianeggiante sotto la cima (2100 m c.a), dove la traccia scompare. La si ritrova sulla sinistra, sotto le rocce del dosso a sinistra del pianoro. Seguendo la traccia si arriva a un’altra conca; si piega verso destra in direzione della cima finché il sentiero non compie un traverso a sinistra per raggiungere il canale roccioso che porta in cresta diverse decine di metri a sinistra del Pizzo della Càssera. Il sentiero supera il canale con diversi tornanti molto ravvicinati e, senza difficoltà, porta sulla cresta al colletto dove si trova un grosso ometto, di cui dal basso si vede solo la parte superiore (2300 m c.a; ore 1,00 dall’Alpe Vedrano; ore 2,30 da Laveggiolo).

 

Dal colletto, volgendo a destra e seguendo una traccia che si tiene un po’ a sinistra del filo di cresta, è possibile raggiungere facilmente e in pochi minuti il Pizzo della Càssera (2322 m). Per salire al Pizzo Mellasc, invece, si segue la cresta verso sinistra. Dopo aver superato (o aggirato a destra)  un modesto rilievo si affronta la parte finale del percorso, lungo la cresta Ovest-Nord-Ovest del Pizzo Mellasc, anch’essa percorsa da una traccia. La cresta è abbastanza ripida e presenta alcuni tratti un po’ esposti sui pendii erbosi a destra (Sud) e alcuni passaggi su facili roccette (I/I+) comunque aggirabili sulla destra su terreno erboso ripido (tracce). Le ultime decine di metri sono praticamente pianeggianti e conducono alla piccola croce metallica posta sulla cima (2465 m; ore 0,30 dal colletto; ore 3,00 da Laveggiolo).

 

 

DISCESA. La discesa si può effettuare seguendo l’itinerario della salita oppure combinando i due itinerari descritti (ore 2,15 per la discesa dal versante Est; ore 2,30 per la discesa dalla Val Vedrano). In entrambi i casi occorre percorrere con attenzione la cresta sommitale (nel caso della discesa dal versante Est anche il primo tratto del pendio che scende dalla cresta) a causa dei ripidi fianchi erbosi che scendono ai lati sia della cresta Sud-Est che della cresta Ovest-Nord-Ovest. Superati questi due tratti, non si incontrano altre difficoltà perché, con buona visibilità, non ci sono problemi di orientamento.

 

Tuttavia è possibile scendere seguendo un itinerario del tutto diverso, che corrisponde a quello normalmente seguito dagli sci-alpinisti lungo il versante settentrionale della montagna. Le caratteristiche di questo itinerario sono già state illustrate nell’introduzione (difficoltà: EE; ore 2,15).

 

Dalla cima si percorre la cresta Ovest-Nord-Ovest per qualche decina di metri, fin quasi al termine del tratto pianeggiante. Ci si abbassa quindi a destra e, verso Est, si raggiunge un minuscolo laghetto visibile già dalla cima (2385 m); si prosegue verso Est perdendo quota molto leggermente fino a raggiungere un tratto pianeggiante della cresta Nord-Est del Pizzo Mellasc (2350 m c.a) da cui ci si affaccia sulla Valle della Pietra (si vede bene anche il Rifugio Trona Soliva). Da qui ci si abbassa a sinistra (Nord) lungo un pendio di erba corta e sassi puntando a un pianoro al limite del quale si trova un grosso ometto (visibile anche dall’alto quando il suo colore non si confonde con quello dell’erba ingiallita dell’autunno). Dopo aver perso un po’ meno di un centinaio di metri, bisogna spostarsi a sinistra per evitare un salto roccioso (non visibile dall’alto) e raggiungere un ripiano dal quale ci si abbassa a destra (Est). Persa una ventina di metri, si piega di nuovo a sinistra (Nord) e si raggiunge il pianoro con il grosso ometto (2210 m c.a; l’ometto è sul margine del pianoro, a sinistra, affacciato sulla Val Vedrano). Ora si gira a destra (Est) e si traversa su erba più alta fino a imboccare una sorta di canale-pendio che scende verso un modesto pianoro (con pietraia) al cui limite orientale si alza un piccolo dosso di roccette e rododendri. Ci si abbassa verso il piccolo pianoro lungo il pendio abbastanza ripido ma senza difficoltà (erba alta e qualche cespuglio di rododendro) e poi si prosegue attraversando verso Est la pietraia (poco agevole) che scende nel pianoro e arrivando sul piccolo dosso con roccette e rododendri. Si raggiunge così il vasto pendio-canalone che si abbassa verso la Val Vedrano sotto il versante occidentale del Piazzo (vedi Nota). Una volta raggiunto il pendio-canalone, lo si scende stando sulla fascia erbosa a sinistra di una colata di detriti. Perse poche decine di metri si traversa a destra la pietraia e si raggiunge un’altra fascia erbosa che scende tra la pietraia appena traversata e una seconda pietraia. Su questa fascia si incontra una debolissima traccia che si abbassa lungo la linea di massima pendenza verso un altro pianoro (2010 m c.a) ingombro di massi e posto sul dosso che divide in due il pendio-canalone che si sta percorrendo. Raggiunto il pianoro, prima di arrivare ai massi che lo caratterizzano, si possono scegliere due modi per raggiungere la mulattiera della Val Vedrano, ormai vicina. Purtroppo questo ultimo tratto è il meno agevole della discesa perché l’erba è più alta e la vegetazione (ontanelli o rododendri) si fa più fitta e un po’ fastidiosa.

 

La prima possibilità consiste nell’abbassarsi nella valletta a sinistra e nel percorrerla verso il basso per un breve tratto fino a trovare un ometto costruito su un sasso che presenta un segnavia sbiadito bianco e rosso. Il segnavia indica chiaramente di piegare a sinistra: ci si abbassa di pochi metri, si attraversa il ruscello che percorre la valletta e, dopo una breve risalita, si prosegue lungo una traccia di sentiero che traversa verso Ovest in mezzo agli ontanelli (sono stati tagliati ma rendono poco agevole la marcia). Al termine del traverso, il sentiero si abbassa a destra e raggiunge il fondo della Val Vedrano a valle di una baita recentemente ristrutturata. Si giunge così a incrociare il sentiero che percorre la valle (1900 m c.a) e lo si segue verso destra passando sotto il dosso con il pianoro a quota 2010 m. Il sentiero scende per un tratto lungo il versante destro idrografico della Val Vedrano diventando presto largo ed evidente; poi gira decisamente a sinistra e si abbassa sotto una bastionata lungo la quale scende una bella cascata. Arrivato di nuovo sul fondo della valle, il sentiero percorre un tratto semipianeggiante e  raggiunge il guado del Torrente Vedrano (1680 m c.a). Superato (in genere senza problemi) il piccolo corso d’acqua, si prosegue verso Nord-Est sul versante opposto e in breve si arriva alla strada sterrata che proviene da Laveggiolo. La si segue in leggera discesa giungendo in circa mezz’ora al piccolo abitato e al parcheggio da cui si è partiti (1471 m).

 

La seconda possibilità consiste invece nello scendere a destra del dosso con il pianoro di quota 2010 m. Poco prima di arrivare ai massi del pianoro, si traversa a destra una pietraia, poi si scende lungo un pendio di erba, rododendri e piccoli detriti stando a sinistra di una colata detritica. Perse poche decine di metri si traversa a destra la colata e si scende di nuovo per erba, sassi e rododendri fino a incontrare (a circa 1950 m di quota) una traccia che taglia il pendio. La si segue verso sinistra verso alcuni piccoli larici subito dopo i quali ci si abbassa a destra su terreno all’inizio un po’ ripido e disagevole (erba, sassi e rododendri). Il percorso diviene presto meno ripido e più comodo: passando agevolmente tra i cespugli di rododendro si raggiunge il fondo della valle e si incrocia il sentiero che la percorre (1860 m c.a). Lo si segue verso destra come indicato sopra, raggiungendo così Laveggiolo.

 

NOTA. E’ anche possibile passare poco sotto il piccolo dosso con roccette e rododendri. Dal canale-pendio si scende sul pianoro, si traversa la pietraia (poco agevole) che lo ingombra e, giunti sotto il dosso una ventina di metri più in basso del pianoro, si trova una traccia di sentiero (più evidente all’inizio) che traversa verso Est e raggiunge il pendio-canalone nel punto in cui si deve traversare a destra la prima pietraia. Da qui si prosegue come descritto nella relazione.

 

Un'altra descrizione di questa discesa lungo il versante settentrionale del Pizzo Mellasc si trova sul sito di Massimo Dei Cas (paesidivaltellina.it):

http://www.paesidivaltellina.it/gerola/pizzomellasc.htm

 

 

 
 
 

Salita dalla Val Vedrano

 

 
 
 

Discesa dal versante Nord

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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