Sasso Canale, per il costone Sud-Sud-Est della Corvegia(Alto Lario - Lombardia)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1190 metri DURATA: 3,10/3,20h (salita); 2h (discesa) DIFFICOLTA': F AGGIORNAMENTO RELAZIONE: ottobre 2009
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Con i suoi 2411 metri, il Sasso Canale costituisce (verso Est) l’ultima cima di un certo rilievo della Catena dei Muncech, che si alza immediatamente a Nord del Lago di Como. Tra queste montagne aspre e solitarie non è forse la più bella, ma certamente è la più “comoda” da raggiungere (almeno lungo la via normale) e ha l’indiscutibile pregio, grazie alla sua posizione, di offrire un panorama straordinario. Verso Sud si allunga il bacino del Lago di Como con tutte le montagne che gli fanno da corona, tra le quali spicca particolarmente la mole massiccia del Monte Legnone, propaggine occidentale delle Alpi Orobie. A Est si delineano contro il cielo i profili inconfondibili del Sasso Manduino, del Monte Disgrazia, del Pizzo Cengalo e del Pizzo Badile. A Nord si distende la Valchiavenna con i suoi “tremila”, dal Pizzo Stella al Suretta, dal Pizzo Tambò al Pizzo Quadro. A Ovest infine, oltre la selvaggia Catena dei Muncech, con il Pizzo Ledù in primissimo piano, la vista spazia fino al massiccio del Monte Rosa e ai “quattromila” della Svizzera. L’unico neo in tanta bellezza è la presenza dei due grandi ripetitori che, ormai da molti anni, sono installati nei pressi della cima e dell’anticima, tributo forse inevitabile al progresso della società e delle comunicazioni. Tuttavia, se si riesce ad ignorarne la presenza, c’è davvero da riempirsi gli occhi e l’anima.
La salita al Sasso Canale si compie abitualmente in 3 ore lungo la via normale che parte da San Bartolomeo (1204 m; vedi “accesso stradale”); si tratta di un percorso lungo e panoramico, assolutamente consigliabile che, tra l’altro, costituisce la parte iniziale della prima tappa dell’Alta Via del Lario per cui è anche segnalato (cartelli indicatori e segnavia rosso-bianco-rosso). Io non disdegno le vie normali, ma, siccome sono curioso, amo anche i percorsi alternativi o comunque quelli che, per qualche motivo, hanno attirato la mia attenzione. E’ il caso dell’itinerario di salita che propongo in questa pagina: esso segue dapprima il lungo costone Sud-Sud-Est della Corvegia (2282 m), alla quale ho già dedicato una pagina del sito. L’itinerario prosegue lungo la rocciosa cresta Nord-Nord-Est della Corvegia fino ad innestarsi sulla cresta Est-Sud-Est del Sasso Canale, raggiungendone la cima lungo l’ultimo tratto della via normale che proviene da San Bartolomeo. Si tratta di un percorso molto bello, con un tratto centrale (la cresta Nord-Nord-Est della Corvegia) breve ma “alpinistico” per quanto facile (può essere utile avere con sé uno spezzone di corda). Tenendo conto di questo, la difficoltà dell’itinerario è F (il grado più basso della scala alpinistica). Se invece ci si limita a salire fino alla Corvegia l’itinerario è più facile: E, al massimo EE nel breve tratto finale.
ACCESSO STRADALE. Il punto di partenza dell’itinerario è il pianoro presso l’Alpe Zocca (1272 m), proprio sul costone Sud-Sud-Est della Corvegia. Lo si raggiunge da Gera Lario, all’estremità settentrionale del Lago di Como, da dove si prende la strada che sale a Montemezzo. Dopo tre chilometri si lascia a destra la deviazione per Bugiallo e San Bartolomeo (punto di partenza dell’itinerario normale per il Sasso Canale) e si prosegue con molti tornanti fino alle case di Montalto di Montemezzo (1030 m; 10 km da Gera Lario). Invece di entrare a sinistra nell’abitato, si prosegue lungo la strada che sale con altri tornanti fino all’Alpe Zocca (3 km da Montalto). Dove termina l’asfalto ci sono buone possibilità di parcheggio.
ITINERARIO. Dal parcheggio si segue per pochi minuti la stradina sterrata che prosegue oltre l’asfalto; dove questa si divide (c’è una sbarra sul ramo di sinistra), prendere il sentiero che percorre il crinale e seguirlo; poco sopra si raggiunge una baita (Alpe Prato, 1358 m) e quindi si entra nel bosco; il sentiero ne esce definitivamente poco sopra i 1500 metri e continua lungo il crinale trasformandosi in una discreta traccia che prosegue fino a 1750 m circa. Qui la traccia si fa meno evidente; il crinale diventa più ripido e, via via, più detritico che erboso. La traccia scompare quindi definitivamente, ma il percorso è evidente. Poco oltre i 2100 m la pendenza diminuisce e i detriti sostituiscono del tutto l’erba. In ultimo si superano alcune elementari roccette e si raggiunge la cima della Corvegia (m 2282; ore 2,10 dall’Alpe Zocca). Abbassarsi a Nord (stando più a sinistra il terreno è meno ripido) fino a un colletto (m 2240 circa); da qui, lungo la cresta detritica, si raggiunge la successiva quota 2280 m, da dove parte la frastagliata cresta rocciosa che va ad innestarsi sulla cresta Est-Sud-Est del Sasso Canale. Ci si abbassa di qualche metro verso Nord su un pendio misto di roccette ed erba (attenzione se umido) e ci si trova alla base dei primi dentini rocciosi della cresta che dobbiamo percorrere. E’ conveniente evitare ora a destra ora a sinistra (con percorso intuitivo e abbastanza evidente) il filo, incontrando passaggi di I (almeno uno di II). Arrivati all’ultimo gruppo di dentini è meglio (a mio parere) attenersi al filo: è molto aereo ma non difficile (I). La discesa alla successiva forcella oppone però un passaggio un po’ rude in quanto l’orientamento delle lame di roccia crea un paio di piccoli salti leggermente strapiombanti ma molto appigliati (II/II+). Siamo così giunti al termine della crestina: si superano ancora un paio di placchette appoggiate (I/II) e si arriva su una sorta di ripiano erboso. Da qui, salendo leggermente verso destra, si raggiunge il colletto dove si trova il cartello segnalatore dell’Alta Via del Lario, a circa 2350 m di quota. Da questo punto si raggiunge facilmente l’anticima dalla quale, seguendo la cresta (esposta nel primo tratto), si arriva al secondo ripetitore e alla cima del Sasso Canale (1 ora dalla Corvegia; ore 3,10 dall’Alpe Zocca). Dal cartello dell’Alta Via si può arrivare in cima anche con un percorso più facile: basta seguire verso sinistra i segnavia dell’Alta Via del Lario (tre strisce orizzontali rosse e bianche). Si traversa sotto l’anticima, poi si inizia a salire leggermente per pendii detritici raggiungendo la cresta dove si trova il secondo ripetitore. Da qui, abbandonato il sentiero dell’Alta Via, si sale al punto culminante della montagna per le facilissime roccette finali (ore 1,10 dalla Corvegia; ore 3,20 dall’Alpe Zocca).
DISCESA. Si torna al cartello indicatore dell’Alta Via del Lario seguendo a ritroso uno dei due percorsi sopra descritti. Dal cartello si scende a sinistra (Est) della cresta lungo una sorta di ripido canale/pendio su terreno un po’ malfermo ma facile (detriti; qualche roccetta all’inizio), perdendo una cinquantina di metri di dislivello. Quindi il sentiero traversa verso destra sotto le rocce della cresta Est-Sud-Est (il terreno è ancora abbastanza ripido, ma più saldo), che raggiunge a circa 2185 m di quota. Ora si scende lungo la facile dosso della cresta fino a una sorta di ampia sella a m 2080 circa. Qui si abbandonano i segnavia che proseguono verso San Bartolomeo e si scendono i pendii erbosi poco inclinati a Sud della cresta. Non c’è alcuna traccia, ma con buona visibilità non ci sono problemi. Perdendo quota ci si deve spostare progressivamente a destra in modo da raggiungere le baite dell’Alpe Gigiai (m 1630 – fontana). Poche decine di metri a Sud delle baite partono due sentieri diretti entrambi verso il costone Sud-Sud-est della Corvegia. Prendere quello che si abbassa e seguirlo (è ben marcato ma privo di segnavia) attraversando pendii abbastanza ripidi, prima erbosi poi boscosi. Il sentiero termina sul costone Sud-Sud-Est della Corvegia percorso all’andata. Ci si trova a quota 1500 m circa; traversando il costone verso Ovest, al margine del bosco, si incontra il sentiero lungo il quale si torna al pianoro dell’Alpe Zocca (2 ore dalla cima; difficoltà: EE).
NOTE. 1) L’ultimo gruppo di dentini è sicuramente aggirabile a Ovest (l’ho fatto in un’altra occasione, percorrendo la cresta in senso contrario), ma il terreno non è molto sicuro. A mio parere è quindi meglio affrontare i passaggi sul filo, più difficili ma di roccia salda e con prese sicure. 2) Nella discesa verso l’Alpe Gigiai, in caso di visibilità limitata, ricordarsi di non scendere sotto i 1630 metri di quota: a questa altezza si dovrebbe incontrare una stradina sterrata proveniente dall’Alpe di Mezzo: seguendola verso destra non dovrebbero esserci problemi a raggiungere l’Alpe Gigiai. |
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BIBLIOGRAFIA: Alessandro Gogna, Angelo Recalcati, MESOLCINA-SPLUGA, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1999 Carta 1:50.000, ROVEREDO, Carta nazionale della Svizzera, foglio 277
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