Pizzo dei Tre Signori dai Piani di Bobbio(Valsassina - Lombardia)
|
|
|
|
SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1100 m (considerando le diverse risalite) DURATA: 4,00h (salita), 3,20h (discesa) DIFFICOLTA': E fino al Rifugio Grassi; EE la salita alla cima AGGIORNAMENTO RELAZIONE: agosto 2016
|
|
Il Pizzo dei Tre Signori (2554 m) è una delle cime più popolari e frequentate delle Alpi Orobie Occidentali. Il nome ricorda la sua importanza di punto geografico di spartizione fra tre antiche giurisdizioni politiche: lo Stato di Milano, la Repubblica di Venezia e il Canton Grigioni (che dominò la Valtellina dal 1512 al 1797). Anche oggi conserva una posizione simile, visto che si trova al punto d’incontro fra tre province lombarde: Lecco, Bergamo e Sondrio.
La sua cima viene raggiunta abbastanza agevolmente (anche se con itinerari talvolta piuttosto lunghi) da ogni versante; la salita più impegnativa è quella che parte dal Rifugio Grassi e percorre la cresta Ovest in quanto, nel tratto finale, si svolge su terreno piuttosto ripido e presenta alcuni tratti di facile arrampicata, attrezzati con corde metalliche e catene (è quella descritta in questa relazione; difficoltà: E fino al rifugio; EE la salita alla cima).
Anche la traversata dai Piani di Bobbio al Rifugio Grassi lungo la dorsale in gran parte erbosa tra la Valsassina e la Valtorta è un bel percorso abbastanza frequentato (è una parte del Sentiero delle Orobie Occidentali): l’idea di unire i due itinerari in un’unica escursione, per quanto non particolarmente originale, mi frullava nella testa da un po’ di tempo e l’ho realizzata in una bella domenica di fine agosto.
Ne è risultata una gita bella ma piuttosto lunga (21/22 km tra andata e ritorno) e con un discreto dislivello (1100 m circa, sommando i principali saliscendi, cui bisogna aggiungere altri 130 metri di risalite durante il ritorno). Il vero problema, però, è che si tratta di una gita “a tempo” perché si è condizionati dagli orari della cabinovia e si hanno a disposizione poco meno di 9 ore per andare e tornare (quando è aperta dalle 8,30 alle 17,30, cioè nei fine settimana da giugno a settembre e tutti i giorni in agosto) e un po’ meno di 8,30 ore nei giorni feriali del mese di luglio (quando effettua solo tre corse al giorno: 8,15 – 11,45 – 16,45). Se non si riesce a prendere l’ultima corsa della cabinovia, si può scendere a piedi, ma allora è meglio farlo dal Passo del Gandazzo passando per il Rifugio Buzzoni (soluzione che forse non allunga il percorso ma aumenta notevolmente il dislivello della discesa). Bisogna tener presente, comunque, che il parcheggio della cabinovia chiude alle 18,00: mi hanno assicurato che la sbarra rimane alzata anche dopo tale orario, ma è meglio informarsi di volta in volta (gli orari indicati sono quelli dell’estate 2016: per gli aggiornamenti si può consultare il sito “pianidibobbio.com” o telefonare al n. 0341.996101). Insomma, la gita proposta in questa pagina impone di muoversi di buon passo, controllando ogni tanto l’orologio (si tenga presente che, data la presenza di lunghi tratti praticamente pianeggianti, il ritorno non è molto più breve dell’andata).
ACCESSO STRADALE. Raggiunta la Valsassina si prosegue fino a Barzio da cui, seguendo le indicazioni, ci si porta alla stazione di partenza della cabinovia per i Piani di Bobbio, presso cui si trova un grande parcheggio a pagamento (3,00 € al giorno).
ITINERARIO. Dalla stazione a monte della cabinovia (1640 m), si prende la stradina con il fondo in cemento che, verso Est, sale ad affacciarsi sui vasti pascoli dei Piani di Bobbio; poco dopo aver lasciato a sinistra l’edificio del “Centro fondo” (bar e ristorante; 1680 m c.a) si prende a sinistra una larga strada sterrata e la si segue fino a incontrare, sulla sinistra, l’inizio segnalato (indicazioni per il Passo del Gandazzo e il Rifugio Grassi; segnavia 101) di un sentierino che, attraverso i prati, si dirige verso Nord, passa sotto i cavi di una seggiovia e si infila nel bosco. Diventato ampio e comodo, il sentiero aggira a oriente il Monte Chiavello (1785 m) e, in leggera discesa, raggiunge il Passo del Cedrino (1656 m). Da qui, con leggeri saliscendi, sempre sul versante orientale della cresta, si arriva al Passo del Gandazzo (1660 m), dove arrivano anche i sentieri che salgono dal Rifugio Buzzoni (poco più in basso, in Valsassina) e da Valtorta (nella bergamasca). Si affronta ora il tratto più faticoso della traversata fino al Rifugio Grassi: il sentiero, sempre evidente ma con il fondo sassoso e ormai fuori dal bosco, risale l’ampio costone meridionale dello Zucco del Corvo (1980 m). Dopo circa 200 metri di salita il sentiero si divide in due rami (che si riuniscono 80/90 metri più in alto): il ramo di sinistra è più corto ma più ripido, il ramo di destra (con i segnavia) è un po’ più lungo, ma meno ripido e passa accanto a una piccola sorgente di acqua molto fresca. Il sentiero non raggiunge la cima dello Zucco del Corvo: poco prima di arrivarvi si porta sul versante settentrionale della montagna e lo attraversa su una bella cengia rocciosa a tratti esposta (catene), riguadagnando la cresta al suggestivo Passo del Toro (1950 m). Questo tratto non è difficile in quanto la cengia è sufficientemente larga; richiede comunque la dovuta attenzione, specie se la roccia è bagnata. Il sentiero riprende quindi a salire verso il Monte Foppabona (2082 m); non ne raggiunge la sommità, ma ne traversa il versante orientale (qualche tratto su terreno un po’ ripido) a una quota massima di 2020 m c.a prima di abbassarsi leggermente fino alla Bocchetta di Foppabona (1985 m; a sinistra, in una bella conca erbosa, si vede l’omonima baita). Per arrivare al Rifugio Grassi bisogna ora traversare il versante nord-orientale dello Zucco di Cam (2196 m), caratterizzato da alcune balze rocciose che costringono ad abbassarsi. Dalla bocchetta si scende a destra e, gradualmente, si perdono circa 60/70 metri di quota, poi si ricomincia a salire traversando il versante sud-orientale dello Zucco di Valbona (2131 m), raggiungendo il Rifugio Grassi (1987 m; ore 2,15), posto nella conca a Sud-Est del vicino Passo del Camisolo (2011 m).
Stando al primo cartello indicatore che si incontra dopo la partenza, dai Piani di Bobbio a qui ci vogliono 3,00 ore; il portale dei sentieri del Cai di Bergamo dà invece 2,15 ore (è il tempo che ho impiegato io, incluse alcune brevissime soste). Altre relazioni danno il percorso in 2,30 ore: direi che quest’ultimo è il tempo massimo da impiegare per avere anche il tempo di fare una sosta in cima e durante il ritorno.
Dal Rifugio Grassi si prosegue lungo il sentiero 101 che percorre, verso Est, la cresta erbosa che conduce verso il Pizzo dei Tre Signori. Si aggira a Sud la tondeggiante quota 2062 m, si passa nelle vicinanze della Bocchetta Vaghi di Sasso (bivio per il Rifugio Santa Rita), si aggira di nuovo a Sud la Cima di Camisolo (2155 m) e si arriva, sul dorso della cresta, il Pian delle Parole (2157 m; bivio per il Rifugio FALC). Poco più avanti si raggiunge un antico segnale di confine (1770) tra lo Stato di Milano e lo Stato Veneto. Qui la cresta diviene più affilata: la si percorre dapprima a sinistra del filo (Nord), poi sulla destra (Sud), incontrando un tratto esposto (roccette) attrezzato con alcune corde fisse. Ci si abbassa quindi, perdendo una trentina di metri, alla sella erbosa della Bocchetta Alta (2173 m), da cui si procede fino ad un bivio proprio alla base del ripidissimo tratto finale della cresta (2234 m). A destra il Sentiero delle Orobie Occidentali prosegue verso il Rifugio Benigni (segnavia 101). Per salire al Pizzo si prende a sinistra la Via del Caminetto (segnavia 45): il sentiero sale lungo il filo della cresta, che diviene presto piuttosto ripido. A circa 2360 m, dove la cresta diventa prevalentemente rocciosa e quasi verticale, il sentiero si sposta a destra su un ripidissimo pendio di erba e roccette: lo si risale affrontando anche qualche facile tratto roccioso (I+; corde e/o catene su alcuni passaggi) e badando ai segnavia per non perdere il giusto percorso. Alla fine si esce di nuovo sulla cresta nel punto in cui diviene molto meno inclinata: seguendola verso destra si raggiunge il roccioso salto finale. Un facile passaggio (catena) permette di infilarsi nella profonda spaccatura del Caminetto, che si segue sul fondo (facile; catena). Usciti dalla spaccatura si sale (catena) una rampa piuttosto ripida (I+; catena), poi si percorre una breve cengia esposta (catena) e, dopo un ultimo tratto di roccette (catene), si raggiunge la cima, sormontata da una croce metallica (2554 m; ore 1,45 dal Rifugio Grassi; ore 4,00 dai Piani di Bobbio).
Stando a quanto mi è stato detto al Rifugio Grassi e a quanto ho letto su un paio di siti, dal rifugio alla cima ci vogliono 2 ore; su un altro sito ho trovato il tempo di 1 ora e 40 minuti. Basandomi sui miei tempi di salita, 1 ora e 45 minuti mi pare un’indicazione più che accettabile e comunque è meglio, per i motivi già esposti, non impiegarci molto di più.
DISCESA. Si effettua lungo il percorso della salita. Dalla cima al Rifugio Grassi: ore 1,20; dal Rifugio Grassi al Passo del Gandazzo: ore 1,10; dal Passo del Gandazzo ai Piani di Bobbio (stazione cabinovia): ore 0,50 (totale: ore 3,20).
Complessivamente quindi, secondo i tempi indicati, l’escursione richiede 7 ore e 20 minuti. Avanza il tempo per farsi due o tre belle soste e tornare ai Piani di Bobbio prima che la cabinovia chiuda.
NOTA. Escursionisti più forti o più allenati di me potrebbero sorridere di fronte all’insistenza con cui ho sottolineato la questione dei tempi. Inserendo la gita sul sito mi è sembrato però corretto evidenziare questo aspetto, in modo che chiunque legga la relazione abbia un’idea più precisa delle caratteristiche dell’escursione proposta.
|
|