Traversata del Passo di Val Cugnoletta

(Gruppo delle Grigne - Lombardia)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1400 metri

DURATA: 3,50/4,00h la salita, 2,50h la discesa

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: ottobre 2005

 

Amate, rinomate, celebrate, cantate: quanti altri aggettivi potrei usare per definire le Grigne, le montagne per eccellenza (almeno nella fascia prealpina) degli alpinisti e degli escursionisti lombardi? Di certo potrei aggiungerne uno, al superlativo: “frequentatissime”. E’ molto difficile, forse impossibile, trovarsi sulla cima della Grignetta o del Grignone, durante i fine settimana, in estate o in inverno, col bello o col brutto, e “soffrire” di solitudine. Di solito ci si trova in compagnia di alcune decine di altri appassionati. La stessa cosa vale per tanti itinerari che ne percorrono i fianchi, i valloni di accesso, i contrafforti che guardano verso il Lago di Como o che scendono in Valsassina. Sono sentieri che ho percorso tante volte e sono tutti molto belli. Tuttavia, come sa chi conosce questo sito, la mia passione sono i percorsi più solitari, che si addentrano negli angoli meno noti e meno frequentati delle montagne.

 

Anche il gruppo delle Grigne offre diversi itinerari di questo tipo e quello che presento in questa pagina è uno di essi. Si tratta della traversata del Passo di Val Cugnoletta, a Nord del Grignone. E’ un percorso di grande suggestione che presenta tratti abbastanza impegnativi (solo per escursionisti esperti): la salita si svolge lungo la selvaggia e solitaria Val Cugnoletta, incassata tra l’imponente Pizzo della Pieve e la Cima del Palone; la discesa, dopo aver toccato il rifugio Bogani (sulla via normale al Grignone dal versante settentrionale), si svolge lungo la boscosa Valle dei Molini, anch’essa poco frequentata, ma meno impegnativa della Val Cugnoletta. I sentieri sono nel complesso abbastanza evidenti; la segnaletica è limitata e i segnavia sono un po’ vecchi. Le difficoltà maggiori (EE) si incontrano nel tratto centrale della Val Cugnoletta e sono rappresentate da due fasce piuttosto ripide di roccette ed erba con qualche passaggio attrezzato (catene). Il dislivello è di circa 1400 metri. Per le caratteristiche del percorso (spesso su versanti in ombra) ritengo sia meglio evitare di affrontarlo quando il terreno è bagnato o, peggio, ghiacciato.

 

Il punto di partenza è il Ponte di Primaluna, sul torrente Pioverna, nell’omonimo comune della Valsassina. Provenendo da Lecco, si risale la Valsassina fino a Primaluna; oltrepassato il centro, dopo circa 300 metri, si prende una via che scende a sinistra (numerosi cartelli indicatori: Ristorante Bar Pioverna, Campi tennis, Pista ciclabile, GS Valmarket, Prisma arredamenti); si arriva così al ponte in ferro sul Pioverna. La macchina può essere parcheggiata prima o dopo il ponte (che è molto stretto: attenzione agli specchietti retrovisori).

 

Dallo spiazzo oltre il Ponte di Primaluna, si imbocca una stradina acciottolata (cartello indicatore per il rifugio Riva) che sale dolcemente verso la montagna, passa accanto al monumento al Cappello dell’Alpino e, dopo uno slargo, inizia (ora il fondo è per lo più in cemento) a salire con diversi tornanti fino al rifugio Riva (m 1021; ore 1,15/1,30 dal Ponte di Primaluna). Dopo i primi tornanti si può anche seguire ciò che rimane del vecchio sentiero che sale nel bosco incrociando più volte la strada: mancano però indicazioni e segnavia.

Dietro la cappelletta che sorge all’inizio dello spiazzo del rifugio, si prende (cartello indicatore della Traversata bassa) il sentiero che sale nel bosco. A quota 1100 circa si incontra un bivio segnalato. Si prende il sentiero che sale a destra (cartello indicatore per il Passo della Stanga e il Passo del Zapel) e lo si segue fino ad incontrare un nuovo bivio a circa 1160 m. Imboccare il sentiero che prosegue a destra in piano (c’è un cartello “improvvisato” che indica il Passo della Stanga) e poi in leggera discesa. Si trovano ora dei vecchi segnavia (bandierina giallo-bianco-rosso). Il sentiero percorre un lungo traverso pressoché pianeggiante nel bosco, su terreno in alcuni tratti piuttosto ripido, specie nel superamento di due canaloni. Si giunge così ad una bella radura (m 1170) dominata dalla grande parete Nord-Est del Pizzo della Pieve (la cosiddetta Parete Fasana, dal nome del primo salitore); nella radura si trova, oltre a un suggestivo altarino, un contenitore del Soccorso Alpino (barella) presso il quale c’è anche un cartello indicatore per il Passe del Zapel, la Grigna settentrionale e i Rifugi Bogani e Brioschi. Oltre la radura il sentiero continua a traversare senza guadagnare quota, supera il fondo quasi sempre secco di una valletta e si porta alla base del Passo della Stanga (m 1190 circa; ore 0,45 dal Rifugio Riva). Una scaletta di metallo e una corda fissa consentono di superare la breve (5/6 metri) paretina di roccia verticale. Ci si trova ora in una bella faggeta e quasi subito si incontra un punto in cui il sentiero tende a perdersi: non bisogna salire verso sinistra, ma proseguire la traversata in salita (alcuni ometti indicano il giusto percorso) fino a raggiungere e superare la costola boscosa che delimita a Sud-Est la Val Cugnoletta, nella quale finalmente si entra (da qui i segnavia sono costituiti da alcuni vecchi bolli color minio).

 

Dopo una breve discesa si riprende a salire guadagnando progressivamente il fondo della valle che si raggiunge a quota 1290 metri circa, proprio sotto il salto di erba e roccette del Passo del Zapel. Traversato il fondo della valle, si sale sul suo fianco sinistro orografico attaccando subito la paretina di 70/80 metri che costituisce il Passo del Zapel; la prima parte presenta alcune roccette facili (I) alternate a ripidi tratti erbosi (tracce); alla fine le rocce si fanno più ripide ed esposte: una catena facilita il passaggio e termina presso una curiosa targa metallica. Si è così alla sommità del salto: ora bisogna traversare alcuni metri a destra: sono facili ma esposti sopra il salto che si è appena superato e quindi occorre attenzione. Si continua poi a salire lungo il lato sinistro orografico della valle su terreno “misto” (mughi, erba, roccette). A 1450 metri circa si passa sul lato opposto (destra orografica) della valle: la traccia sale un ripido prato con percorso nel complesso evidente. Giunti sotto un altro salto di erba e roccette si passa di nuovo sul lato sinistro orografico della valle affrontando ancora per roccette (I) e ripidi tratti erbosi questo nuovo ostacolo (qualche passo un po’ esposto; una catena all’inizio). Oltre questo salto (siamo a quota 1590/1600 m), si attraversa una zona con molti mughi e finalmente si arriva su terreno meno ripido. Si giunge così nella parte finale della valle, caratterizzata da una vasto ghiaione dominato dalle grandi pareti del Pizzo della Pieve e della Cima del Palone. Questo luogo, chiamato Pian di Zapel anche se non è in piano, ha una particolare suggestione: i rumori della Valsassina non si sentono più e il silenzio è rotto dai richiami dei corvi che volteggiano sotto gli strapiombi giallastri della parete sud della Cima del Palone. Seguendo la traccia (e i segnavia color minio) si arriva al termine della Val Cugnoletta affacciandosi su una conca pianeggiante di erba e ghiaie. Salendo in diagonale il pendio sulla destra (ora compaiono dei segnavia bianco-giallo-rosso) si arriva all’ampia sella del Passo di Val Cugnoletta (m 1906), aperta tra la Cima del Palone e alcuni dossi erboso/rocciosi (ore 1,30 dal Passo della Stanga). Seguendo le tracce verso Nord-Ovest (cartello indicatore per il Rifugio Bogani/Monza; segnavia numero 36 e 37) si attraversa la zona delle Foppe, poi, per boschetti di larici, si raggiunge il rifugio Bogani (m 1816; ore 0,20 dal Passo di Val Cugnoletta; ore 3,50/4,00 dal Ponte di Primaluna).

 

Davanti al rifugio prendere il sentiero che scende a sinistra (guardando il rifugio) verso il Passo del Cainallo ed Esino (cartello indicatore; segnavia n. 25). Lo si segue facilmente (è molto evidente) abbassandosi su terreno aperto fino all’Alpe Moncodeno (m 1680; bella posizione panoramica) e poi entrando nel bosco. Si incontra quasi subito, presso un tornante, il sentiero (cartello indicatore per Prato San Pietro e Valle dei Molini; segnavia n 39) che scende a destra nella Valle dei Molini tenendosi a oriente dei due spuntoni del Frate e della Monaca. Il tracciato è generalmente evidente e la presenza dei segnavia (tre bolli rossi disposti a triangolo) aiuta (anche se non sono molti) a mantenere il giusto percorso. All’inizio si perde quota molto rapidamente con molti tornanti su terreno ripido, poi (sui 1100 metri circa) il tenore del percorso cambia. Traversato il fondo di un canalone con un passo un po’ delicato ma non pericoloso, si inizia il primo di una serie di traversi pianeggianti che, alternati a tratti in discesa (tornanti), consentono di guadagnare l’uscita della valle. Il percorso è facile, ma sui traversi occorre attenzione perché si svolgono spesso su terreno assai ripido o al di sopra di salti anche notevoli. Superato l’arrivo di una teleferica (da qui, volgendosi a sinistra, si può osservare l’imponente antro roccioso della Grotta dei Darden - cioè degli sparvieri, che una volta vi nidificavano) si scende fino al torrente, che si raggiunge presso un grosso masso. Prendendo la traccia che va a sinistra è possibile raggiungere, con breve percorso pressoché pianeggiante tra i massi del greto, la Grotta dei Darden. Andando a destra, invece, si prosegue nella discesa lungo la valle dei Molini: si incontra ancora qualche passo che richiede attenzione, poi si raggiungono delle prese d’acqua e, grazie ad alcuni ponticelli, si percorre l’ultimo tratto (una stretta forra) della valle uscendo su una sterrata. Si prende a sinistra, si attraversa (ponte) il torrente e si scende fino all’antica Fucina dei Carlini davanti alla quale si trova uno spiazzo con un grande albero solitario (m 530; 2 ore dal Rifugio Bogani). Seguendo la strada in discesa si entra nel paese di Prato San Pietro. Da qui ci si muove su strade asfaltate: si raggiunge la piazza della chiesa, si imbocca sulla destra la stretta via Roma che esce dall’abitato e quindi si prosegue lungo la strada in mezzo a campi, aziende agrituristiche, piccole fabbriche, fino al ponte sul torrente Pioverna nel comune di Cortabbio. A destra del ponte, senza attraversarlo, si prende la pista ciclabile che ci riporta al Ponte di Primaluna (ore 0,50 dalla Fucina dei Carlini; sono poco meno di 4 chilometri).

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

BIBLIOGRAFIA:

Eugenio Pesci, LE GRIGNE, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1998

Giancarlo Mauri, ESCURSIONI NELLE GRIGNE, Tamari Editori, 1980 (probabilmente fuori commercio)

Cartina GRUPPO DELLE GRIGNE, 1:20.000, Touring Club Italiano

Cartina GRIGNE, RESEGONE, CAMPELLI, ...,1:35.000, Comunità Montana Valsassina-Valvarrone

 

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