Via delle Bocchette - Seconda tappa

Dal Rif. Alimonta al Rifugio Pedrotti per il Sentiero delle Bocchette Centrali

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Dal Rifugio Alimonta si segue verso Sud-Est il sentiero percorso al termine della tappa precedente (segnavia 323), arrivando fin quasi sotto le pareti Ovest della Cima di Molveno e della Cima degli Armi. Qui ci si immette di nuovo sulla Via delle Bocchette (segnavia 305) e si raggiunge la piccola Vedretta degli Sfúlmini. La si risale diagonalmente da sinistra a destra (utili i ramponi in caso di neve dura o ghiaccio) fino alla Bocca degli Armi (2749 m; ore 0,30 dal Rifugio Alimonta), tra la Cima degli Armi a sinistra e la Torre di Brenta a destra.

 

Da qui si inizia subito a salire (Sentiero Bartolomeo Figari) la verticale cresta Nord della Torre di Brenta lungo una serie di scale (la prima è un po’ strapiombante all’inizio); al termine di questo tratto una breve ma esposta crestina orizzontale (cavo metallico) porta all’inizio di una cengia molto esposta ma ben attrezzata (cavo metallico) che traversa il versante orientale e poi quello meridionale della Torre di Brenta fino al canale che scende dalla Bocchetta Alta degli Sfúlmini (anche in questo settore delle Bocchette i tratti meno esposti non sono attrezzati e, per quanto siano facili, richiedono attenzione e passo sicuro). Si prosegue col Sentiero de Stanchina (dedicato a Carla Benini de Stanchina, la prima donna italiana salita in vetta al Campanile Basso, nel 1923) lungo una cengia molto esposta che attraversa il versante orientale degli Sfúlmini fino al canale detritico che scende dalla Bocchetta Bassa degli Sfúlmini. Continuando lungo il Sentiero Arturo Castelli si traversa, seguendo ancora una cengia a tratti molto esposta (ma sempre ben attrezzata), la parete orientale del Campanile Alto, raggiungendo la Bocchetta della Sentinella, che prende il nome dall’aguzzo spuntone che si alza a sinistra dell’itinerario. Oltrepassata questa bocchetta, si scende un lungo tratto non particolarmente esposto, ma ripido e con poche attrezzature. Il percorso non è difficile, ma occorre muoversi con molta attenzione tra saltini rocciosi e cenge, badando anche a non far cadere sassi su chi si trova più in basso (scendendo faccia a valle occorre anche evitare di avere materiale sporgente sotto lo zaino, come ad esempio i bastoncini). Verso il termine della discesa, un tratto di nuovo attrezzato conduce nel canale sottostante la Bocchetta del Campanile Alto (possibile presenza di neve anche a stagione avanzata). Dopo aver traversato sotto il Campanile Basso si risale all’omonima bocchetta (2620 m), presso la quale, sulla destra e un po’ più in basso, si trova l’attacco della via normale del celebre campanile. Valicata la Bocchetta del Campanile Basso (delicato con neve o ghiaccio) si percorre il Sentiero Otto Gottstein che, con alcuni saliscendi, traversa il versante Nord della Brenta Alta (ambiente severo e suggestivo, tratti molto esposti). Ci si abbassa quindi fino a una cengia che attraversa l’intero versante occidentale della Brenta Alta. Questa cengia è comoda ma abbastanza stretta e richiede attenzione perché è priva del cavo di sicurezza nonostante l’esposizione (badare anche a eventuali tratti bagnati). Percorsa la cengia, si scendono un’ultima scaletta e qualche roccetta attrezzata che conducono su una piccola cengia, grazie alla quale si arriva sul fondo della Val Brenta Alta, dove ci si innesta sul sentiero che sale dal Rifugio Brentei (segnavia 318). Seguendo questo sentiero, con una breve risalita (nevai anche a stagione inoltrata) si arriva alla Bocca di Brenta (2552 m; ore 2,20/2,50 dalla Bocca degli Armi).

 

Ci si abbassa sul versante opposto e, grazie a una comoda cengia pianeggiante, si raggiunge in breve al Rifugio Pedrotti (2491 m; ore 0,10 dalla Bocca di Brenta. Ore 3,00/3,30 dal Rifugio Alimonta).

 

NOTA. La brevità di questa tappa porterà gli escursionisti mattinieri a raggiungere piuttosto presto il Rifugio Pedrotti. Come “riempire” il pomeriggio? Le soluzioni sono diverse: godersi un lungo riposo, leggere o giocare a carte, farsi una breve escursione nei dintorni. Nonostante il tempo non fosse dei migliori, noi abbiamo optato per l’ultima possibilità e, su consiglio del custode del rifugio (la guida alpina Franco Nicolini), abbiamo salito il Monte Daino (Cima Nord-Nord-Est, 2684 m; ore 2,30 tra andata e ritorno), splendido punto panoramico (con il bel tempo) sul gruppo di Brenta e sul sottostante Lago di Molveno. La salita, segnalata solo da ometti, non è difficile e si svolge in ambiente solitario e selvaggio. Tuttavia la cresta finale di erba e roccette (I), lunga 200 metri e priva di qualsiasi attrezzatura, è molto aerea e decisamente esposta. Richiede quindi grande attenzione, passo assolutamente sicuro e assenza di vertigini (difficoltà EE). Non propongo qui la relazione: ci si potrà informare in rifugio o su Internet.

Naturalmente si può anche organizzare diversamente la traversata e, invece di fermarsi al Rifugio Pedrotti, si può proseguire lungo il Sentiero Brentari fino al Rifugio Agostini in Val d’Ambiez (dislivello 400 m; ore 3,00). Il giorno dopo si può chiudere la traversata raggiungendo il Rifugio Garbari ai XII Apostoli superando la Ferrata Castiglioni (dislivello 450 m; ore 2,30) o seguendo il Sentiero dell’Ideale (dislivello 500 m; ore 2,30) e poi scendendo a valle nella stessa giornata (vedi la relazione della quinta tappa).

 

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