Villa Monastero a Varenna

 

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Villa Monastero è uno dei monumenti più significativi di Varenna. Il suo aspetto attuale risale alla fine dell'Ottocento, ma la storia dell'edificio è vecchia di ben nove secoli. All'origine della costruzione troviamo un monastero femminile dell'ordine cistercense (da qui deriva il nome della villa) sorto alla fine del XII secolo e soppresso nel 1567 dall'arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo a causa dell'esiguo numero di monache (secondo i dettami del Concilio di Trento), anche se una tradizione locale vuole che la vera causa della soppressione sia stato il comportamento non proprio irreprensibile delle stesse monache. Due anni dopo l'edificio venne acquisto dal nobile Paolo Mornico che lo adottò ad abitazione; a metà del Seicento suo figlio Lelio fece abbattere il monastero e costruire una villa di cui restano ancora tracce nell'attuale edificio. Due secoli più tardi (nel 1862) la famiglia Mornico cedette la proprietà della villa che, dopo alterne vicende, nel 1895 fu acquistata dall'industriale tedesco Walter Jacob Erich Kees che aveva deciso di trasferirsi a Varenna. Tra il 1897 e il 1909 egli fece eseguire importanti lavori di sistemazione della villa e del giardino, dando loro l'aspetto che ancora conservano.

Tra i lavori fatti eseguire da Kees vi è anche l'elegante loggetta a tre archi della terrazza che si affaccia sul lago (ben visibile anche nella foto sopra) e l'attracco settentrionale (visibile nella foto sopra a sinistra della loggetta) simmetrico a quello meridionale, già esistente davanti all'ingresso della villa (visibile in questa foto e in quella successiva). In questi anni Kees fece trasferire nel giardino anche il gruppo scultoreo della Clemenza di Tito di Gian Battista Comolli, che aveva acquistato dai fratelli Bagatti Valsecchi.

 

   

Altri lavori fatti eseguire dall'industriale tedesco furono la costruzione del tempietto semiovale che si incontra lungo il viale di accesso alla villa, l'esecuzione di statue di divinità mitologiche collocate nel giardino insieme a balaustrate, fontane, vere da pozzo e il padiglione Kaffee-haus. In questa attività egli sembra ispirarsi ad esempi locali, coma la Villa di Francesco Melzi d'Eril a Bellagio (risalente ai primi anni dell'Ottocento) o la Villa Balbianello nei pressi Lenno (risalente alla fine del Settecento).

 

   

Agli interventi operati da Kees è dovuto anche l'aspetto interno della villa, quanto meno delle sale visitabili, che costituiscono il complesso della "casa-museo". Qui vediamo lo scalone che congiunge il pian terreno al primo piano e che, probabilmente, è ispirato alla grande scala della Biblioteca di Lipsia, città d'origine dell'industriale tedesco. Nell'ornamentazione della villa vi sono molti riferimenti a ville e palazzi tedeschi, ma anche, come nel caso degli stucchi bianchi e dorati dell'atrio, alla decorazione di alcune chiese barocche della Sassonia.

   

Gli arredi della villa, anch'essi risalenti al tempo in cui fu abitata da Kees, furono realizzati dai prestigiosi laboratori di Michelangelo Guggenheim di Venezia. La varietà degli stili presenti rivela il caratteristico gusto, tipico della fine dell'Ottocento, per la ripresa di stili precedenti. I mobili della Sala Rossa, al pian terreno, (nella foto qui a fianco) sono neorococò, quelli della Sala della Musica, al secondo piano (nelle due foto successive) sono neobarocchi. Ogni stanza ha un riferimento stilistico diverso, persino orientaleggiante, come il bagno di "Re Faruk" dell'ultima foto in basso.

   

L'ingegner Kees riuscì a godere della propria villa solo per pochi anni. Dopo la prima guerra mondiale l'edifico fu requisito dallo Stato italiano che lo assegnò all'Opera Nazionale Combattenti. Nel 1925 la villa fu venduta al dottor Marco De Marchi, appassionato naturalista e filantropo il quale, nel 1936, fondò per testamento l'Istituto Italiano di Idrobiologia, lasciando a questo ente le proprie sostanze e la stessa Villa Monastero. Alla sua donazione si devono anche alcuni arredi che sono visibili in altre stanze (non presenti in questo servizio fotografico).

   

Passata all'Istituto di Idrobiologia, Villa Monastero fu adibita a corsi e convegni scientifici (nel 1954 ospitò anche il celebre fisico italiano Enrico Fermi). Nel 1977 l'Istituto fu incorporato nel CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) che divenne anche proprietario dell'edificio il quale, gestito da un'Istituzione che porta il suo nome, continua a essere utilizzato per gli stessi scopi. Un recente restauro ha infine riportato Villa Monastero al suo antico splendore, evidente soprattutto nelle sale visitabili, dove sono stati ricollocati gli arredi originari.

   

Siamo così arrivati ad oggi. Villa Monastero offre ai visitatori la possibilità di ammirare le stanze della Casa Museo (oltre naturalmente al bellissimo giardino); università, enti, centri di ricerca, associazioni e istituti hanno invece la possibilità di organizzare convegni, corsi e seminari negli spazi adibiti a Centro Convegni.

 

 

Per conoscere i periodi di apertura della villa e dei giardini, nonché i giorni e gli orari di visita è possibile consultare il sito "villamonastero.eu".

 

 

Ho ricavato le notizie riportate in questa pagina dall'opuscolo in vendita presso la biglietteria, all'ingresso della villa.

 

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