Zucco di Cam dalla Valbona(Valsassina - Lombardia)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1350 m DURATA: 3,15h (salita), 2,30h (discesa) DIFFICOLTA': EE (al limite inferiore) AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2016
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Lo Zucco di Cam (2196 m) in se stesso non è molto di più che un rilievo erboso sulla dorsale che dai Piani di Bobbio si dirige verso il Pizzo dei Tre Signori. Dalla sua cima si ammira un bel panorama, ma non diverso da quello di altre cime dei dintorni e sicuramente inferiore a quello offerto da montagne più alte e non troppo lontane. Tuttavia sul versante lecchese (Valsassina) lo Zucco di Cam scende con un lungo crestone in gran parte erboso e boscoso ai lati del quale sono incisi profondi valloni che offrono la possibilità di effettuare belle escursioni in ambiente certamente più solitario e selvaggio rispetto ad altri itinerari di queste frequentatissime montagne.
Qui descriverò un percorso ad anello che, partendo da sopra Introbio, percorre la prima parte della Val Biandino, raggiunge la Bocchetta di Valbona lungo l’omonima valle, guadagna la cima per la cresta Nord e ritorna al punto di partenza passando dalla Bocchetta di Foppabona e dal sentiero n. 27 che percorre in parte il Canalone di Daggio. E’ un percorso lungo, con un dislivello di 1350 m (dal parcheggio presso il primo ponte sul Torrente Troggia). Si svolge quasi tutto su sentieri talvolta evidenti ma a tratti ridotti a tracce, con segnavia presenti in modo saltuario e spesso vecchi o sbiaditi. Solo lungo la salita della cresta Nord si incontrano due brevi passaggi su roccia (facili) attrezzati con una catena. Difficoltà: EE al limite inferiore (se esistessero questi gradi direi E+/EE-).
ACCESSO STRADALE. Da Lecco si sale in Valsassina e si raggiunge Introbio; non entrare in paese, ma seguire la strada (Via Provinciale) che lo aggira a valle: all’altezza delle ultime case, si prende a destra Via alla Cascata (indicazione per Val Biandino). Se invece si arriva a Introbio da Bellano, Via alla Cascata è la prima via che si incontra sulla sinistra. Si segue Via alla Cascata, quindi si svolta a destra in Via ai Forni e, al bivio, si tiene a sinistra proseguendo lungo Via alle Ville che, dopo le ultime case, termina davanti a una sbarra gialla sempre aperta (650 m; qui finisce l’asfalto e c’è possibilità di parcheggio ai lati della strada). Oltre la sbarra inizia la strada della Val Biandino, col fondo prevalentemente in cemento. La strada è percorribile da tutti fino al secondo ponte sul Torrente Troggia (1060 m c.a). L’itinerario descritto inizia dal parcheggio presso il primo ponte (845 m c.a)
NOTA. Se si preferisce lasciare la macchina al termine dell’asfalto, subito a destra della sbarra gialla si prende un sentiero che sale nel bosco e in breve raggiunge di nuovo la strada di fronte a una casa (qui si può comodamente arrivare anche seguendo la strada col fondo in cemento). Davanti alla casa (675 m) si prende il sentiero che porta al Belvedere della cascata (cartello indicatore). Poco sopra il sentiero si immette in una stradina sterrata che raggiunge una seconda casa; da qui si prosegue lungo il sentiero e si arriva di nuovo sulla strada per la Val Biandino (790 m), seguendo la quale si giunge al primo ponte sul Torrente Troggia. In questo modo il dislivello da superare aumenta di duecento metri e la durata della salita di almeno 30 minuti. Si può anche partire direttamente da Introbio, aumentando ulteriormente dislivello e durata. In questo caso si parcheggia in Piazza Carrobbio (585 m; Stazione dei Carabinieri; mercato il lunedì), poi si imbocca la centrale Via Umberto I e si seguono le indicazioni per la Via del Bitto, il Rifugio Grassi e la Val Biandino (ma anche per il Rifugio Madonna della Neve e il Rifugio Santa Rita). Raggiunta a 730 m la strada per la Val Biandino, si arriva al primo ponte e si prosegue come descritto nella relazione.
ITINERARIO. Dal parcheggio (845 m c.a) passare il ponte sul Torrente Troggia e imboccare una stradina sterrata che si stacca a destra da quella principale; dopo pochi minuti si prende a sinistra un bel sentiero segnalato che sale nel bosco (dal posteggio prima del ponte è anche possibile prendere un sentiero – diverse indicazioni – che, dopo una brevissima salita, diviene pianeggiante; dopo pochi minuti si è a un bivio ben segnalato: si scende a sinistra, si passa il torrente su un ponticello pedonale, si traversa la sterrata sopra descritta e si prosegue lungo il bel sentiero segnalato). Più avanti il sentiero raggiunge di nuovo la strada col fondo in cemento: la si segue per un buon tratto raggiungendo il secondo ponte sul Torrente Troggia (1060 m c.a). Si prosegue ancora lungo la strada fino a incrociare il torrente che scende dalla Valbona (1260 m c.a; la strada fa una profonda cunetta). Poco dopo il torrente, sulla destra, si incontra l’inizio (segnavia bianco-rosso con il n. 34 su un sasso e cartello indicatore) del sentiero della Valbona (ore 1,10 dal parcheggio presso il primo ponte).
Il sentiero, o meglio il sentierino, sale nel bosco e, poco sopra, passa a destra di un traliccio della corrente; quindi si sposta a destra e attraversa il torrente; più avanti, dopo aver attraversato una pietraia, raggiunge un secondo traliccio con grossa base di cemento e gli gira intorno per traversare a sinistra e tornare verso il solco della Valbona. Il tracciato si mantiene sul versante sinistro idrografico della valle, dapprima non lontano dal fondo, poi tenendosi più in alto (sorgente a 1590/1600 m c.a). Poco oltre i 1700 metri, il sentiero torna verso il centro del vallone e, traversato un bel prato, raggiunge la Baita Valbona (1754 m; ore 1,10 dall’inizio del sentiero; ore 2,20 dalla partenza).
Dalla costruzione il sentiero, ridotto ora a una traccia nell’erba (ma c’è qualche vecchio segnavia), traversa in salita verso destra il prato intorno alla baita, poi, divenuto più evidente, supera un ripido pendio con alcuni stretti tornanti, attraversa una zona con molti ontanelli e raggiunge il circo terminale della Valbona, di erba, detriti, rododendri e ancora qualche ontanello (la Bocchetta di Valbona è ora ben visibile e corrisponde al punto più basso sulla cresta che unisce lo Zucco di Cam a destra e lo Zucco di Valbona a sinistra). Si prosegue seguendo la traccia: i segnavia sono un po’ vecchi ma si vedono abbastanza bene; occorre comunque attenzione in caso di scarsa visibilità. Si raggiunge verso sinistra una sorta di costola di erba e roccette, la si doppia (1950 m c.a) e, poco sopra, si raggiunge un bivio (1990 m c.a) non segnalato e per nulla evidente. Il sentiero più marcato prosegue verso Nord, invece bisogna salire a destra, raggiungendo i ruderi del “Palazzo” (1995 m; sono i resti di un edificio che ospitava i minatori di una vicina miniera), oltrepassati i quali si ritrovano i segnavia e la traccia che sale verso Est direttamente alla ben visibile Bocchetta di Valbona (2047 m; ore 0,40 dalla Baita Valbona; ore 3,00 dalla partenza).
Lasciato a sinistra il sentiero che in 10 minuti porta al vicino (ma non visibile) Rifugio Grassi (1987 m), si affronta la cresta Nord dello Zucco di Cam. Il primo tratto è più stretto e ben delineato; lo si percorre seguendo un sentierino evidente e superando due brevissimi e facili (I) tratti rocciosi attrezzati con una catena. Poi la cresta diviene più larga e la si risale senza problemi (il sentiero scompare) fino alla cima tondeggiante ed erbosa su cui si trova un piccolo altare di pietra (2196 m; 15 minuti dalla bocchetta; ore 3,15 dalla partenza).
DISCESA. Si percorre l’erbosa e ampia cresta Est, priva di tracce e di segnavia (attenzione a non sbagliare in caso di scarsa visibilità) abbassandosi alla vicina Bocchetta di Foppabona (1991 m; 15 minuti), dove passa il frequentato sentiero che proviene dai Piani di Bobbio. Dalla bocchetta ci si abbassa a Sud-Ovest nella bella conca erbosa della Baita Foppabona: lasciando la costruzione sulla destra, si traversa in leggera discesa il prato verso sinistra (traccia pressoché inesistente; attenzione in caso di scarsa visibilità), mirando a un muretto a secco da cui spunta un palo di ferro dipinto di giallo. Poco dopo aver superato il muretto, si piega a destra e si scende (il sentiero comincia a essere individuabile) parallelamente al solco molto incassato del torrente. Si arriva così a un abbeveratoio in cemento (1880 m c.a) e, poco dopo, si incontra un bivio poco evidente e non segnalato: ci si abbassa a sinistra (c’è subito un ometto di pietre con infilato un tondino di ferro) e poi, con alcuni tornanti, si scende un pendio erboso a sinistra di un canale. Si traversa verso destra il canale e, su sentiero più evidente, si raggiunge la base di uno spigolo di roccia su cui svettano alcuni alberi isolati. Qui (1750 m c.a) si trova un bivio: ci si abbassa a sinistra entrando nel bosco che diviene via via più fitto. A 1420 m c.a si traversa un torrentello immediatamente dopo il quale si incontra un bivio non segnalato. Stare a sinistra sul sentiero quasi pianeggiante e iniziare un lungo traverso in leggera discesa (ci sono anche tratti pianeggianti e brevi risalite; sotto le baite dell’Alpe Daggio – visibili in alto a destra – si traversa un prato di felci aquiline). Al termine del traverso, una risalita di una trentina di metri porta all’intaglio della Bocchetta di Pianca (1370 m; ore 1,20 dalla Bocchetta di Foppabona; ore 1,35 dalla cima).
Si prosegue la discesa dalla parte opposta dell’intaglio, sempre nel bosco: il sentiero è evidente e non pone problemi a seguirlo; dopo un tratto a sinistra di una recinzione si raggiunge una strada sterrata; si gira a destra verso una baita recentemente ristrutturata (Baita Pianca; 1132 m): davanti al cancello si scende a sinistra e si riprende il sentiero che, sempre largo ed evidente, continua ad abbassarsi nel bosco fino a raggiungere un’altra strada sterrata (l’ultimo tratto è ancora a sinistra di una recinzione). Si gira a destra, si traversano le case di La Piazza (840 m c.a) e ci si abbassa di poco per raggiungere la strada col fondo in cemento che sale da Introbio. Seguendola verso destra si torna in breve al parcheggio presso il primo ponte sul Torrente Troggia (55 minuti dalla Bocchetta di Pianca; ore 2,30 dalla cima).
NOTA. Se alla partenza si prende il sentiero che parte prima del ponte, giunti al bivio ben segnalato, scendere a sinistra e non proseguire lungo l’itinerario indicato sulla lastra di pietra (Rifugio Grassi via Valbona): questo sentiero è oggi particolarmente infestato dalla vegetazione e decisamente sconsigliabile. Sarebbe auspicabile un suo ripristino (dovrebbe raggiungere l’itinerario che ho descritto all’altezza del secondo traliccio della corrente, quello con la grossa base di cemento).
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