Giro del Gran Paradiso - Seconda tappa

 

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Due immagini della salita al Colle del Loson, scattate entrambe lungo il pendio detritico che precede l'ultimo tratto prima del colle. Nella prima vediamo il bel sentiero che risale il pendio con diversi e regolari tornanti: a destra del mio compagno si vede tutta la parte alta del Vallone del Loson, all'inizio della quale si trova il rifugio Sella. Nella foto a destra vediamo in primo piano il pendio detritico, poi la Cresta del Tuf  (3322-3315 m), caratterizzata dal colore giallo delle sue rocce (calcare gessoso) e la Punta dell'Inferno (3393 m), che nasconde la Gran Serra (3552 m, detta anche Gran Serz). Sullo sfondo, in parte coperte dalle nubi, si distinguono le cime del Gruppo degli Apostoli e la Roccia Viva. Sapevamo che la giornata sarebbe iniziata con qualche ora di maltempo, ma le cose sono andate un po' peggio del previsto e la pioggia (neve oltre i 3000 metri) ci ha accompagnato per tutta la giornata (in modo insistente solo all'inizio, per fortuna).

A sinistra possiamo vedere il breve tratto attrezzato che precede il Colle del Loson: all'inizio della stagione, se c'è ancora neve, la parte alta della traversata del colle potrebbe richiedere l'uso di piccozza e ramponi. La foto a destra mostra invece  il primo tratto della discesa nel Vallone di Leviona, lungo un pendio detritico percorso da un discreto sentiero (a destra del mio compagno si vedono due segnavia gialli). Sulla foto si vedono alcune piccoli cerchi sfuocati: aveva ripreso a piovere e qualche goccia era finita sull'obiettivo.

A sinistra vediamo ancora un'immagine della discesa nel Vallone di Leviona: dove ricominciano i prati il sentiero diventa più evidente e poi riprende l'originaria forma di una mulattiera. Nella foto a destra vediamo il sole fare finalmente la sua comparsa e illuminare il Vallone di Leviona. Sullo sfondo possiamo vede alcune cime del versante sinistro idrografico della Valsavarenche. Da sinistra: la Punta Bianca di Bioula (3427 m), le Tours de Notre-Dame (3325 m), la Punta Bioula (3414 m) e la Punta del Ran (3272 m). Le nubi avvolgono le cime della Punta Bianca e della Bioula.

A destra: illuminata dal sole, vediamo la grande baita abbandonata (ma aperta) dell'Alpe Leviona superiore (2648 m). L'arrivo del sole è stato una vera benedizione: ci siamo scaldati e, almeno in parte, asciugati, ma soprattutto abbiamo ripreso fiducia nella possibilità di portare a termine la tappa! Sullo sfondo, oltre alle cime già indicate nella foto precedente, si può notare la dentellata cresta sommitale del Forquin de Bioula (2965 m) che si staglia contro la Bioula illuminata dal sole ma ancora avvolta nelle nubi. A Leviona, col sole, sono arrivati anche gli stambecchi: intorno alla baita pascolavano alcuni maschi adulti molto tranquilli e confidenti (si lasciavano avvicinare fino a pochi metri). Il magnifico esemplare inquadrato nella foto ha non meno di dieci anni, come si può notare dagli anelli di accrescimento sulle corna.

A sinistra vediamo ancora uno degli stambecchi incontrati presso la baita dell'Alpe Leviona (questo maschio è più giovane del precedente). La foto a destra è stata scattata oltre l'Alpe Leviona, poco prima di entrare nel vallone morenico sotto l'Herbetet. Qui abbiamo incontrato un branco di stambecchi maschi decisamente numeroso (ne abbiamo contati 55). Sullo sfondo si vedono il Ghiacciaio del Timorion (nell'angolo in alto a sinistra) e la parte orientale del Ghiacciaio del Gran Neyron (sopra il quale si alza lo spigolo Nord-Nord-Est dell'Herbetet (3778 m).

La foto a sinistra (di Roberto Benzi) è stata scattata dall'Alpe Leviona e permette di vedere quasi tutta la salita verso il Passaggio del Gran Neyron, oltre il quale inizia la discesa verso il Rifugio Chabod. Contro il cielo, da sinistra, vediamo la bella piramide rocciosa dell'Herbetet, poi l'ampia sella ghiacciata del Colle Orientale del Gran Neyron (3414 m). Il Passaggio del Gran Neyron (3252 m) è più a destra, sulla lunga cresta rocciosa che porta alla Punta Money: si trova esattamente sopra la piccola ma evidente macchia di neve che si vede sulla bastionata rocciosa. Sulla foto a destra, scattata poco prima di attaccare il tratto attrezzato, ho evidenziato alcuni punti caratteristici: 1. l'intaglio roccioso del Passaggio del Gran Neyron; 2. le roccette con la scaletta di ferro; 3. le prime roccette attrezzate; 4. il masso all'altezza del quale si lascia la morena per iniziare la salita verso il passaggio; 5. la sella ghiacciata del Colle Orientale del Gran Neyron.

Nella foto a sinistra osserviamo un passaggio lungo la morena sulla sinistra idrografica del Ghiacciaio del Gran Neyron: sui dossi erbosi proprio sopra il mio compagno si trova l'Alpe Leviona Superiore. A destra vediamo invece la placca inclinata che costituisce il primo tratto attrezzato della salita al Passaggio del Gran Neyron.

Ancora due foto scattate lungo la salita verso il Passaggio del Gran Neyron: la scaletta di metallo (a sinistra) e le catene dell'ultimo tratto attrezzato prima dell'intaglio. Il tempo era tornato decisamente brutto e quando ho scattato la seconda foto stava per cominciare una leggera nevicata (non ci ha creato particolari problemi, ma facevo abbastanza freddo).

A sinistra: discesa sotto una leggera pioggerellina nell'ampio Vallone di Montandayné (foto di Roberto Benzi). Qui avremmo dovuto godere di un bellissimo panorama, ma le nubi coprivano tutto e solo a tratti potevamo vedere qualcosa delle belle montagne alla nostra sinistra, come ad esempio l'Herbetet con la sua turrita Cresta Sud (foto a destra).

Scavalcata la Costa Savolera, ecco apparire il Rifugio Federico Chabod, punto di arrivo della seconda tappa. Il sole ha fatto di nuovo una breve comparsa e la giornata andrà avanti così fino a sera: un po' di sole, molte nubi, qualche leggero scroscio d'acqua. Nella foto a destra (che ho scattato un mese più tardi da Pian Borgno) si può vedere l'infilata di cime che, da un'altra prospettiva, si dovrebbero ammirare scendendo dal Passaggio del Gran Neyron al rifugio (indicato dal piccolo cerchio rosso a sinistra). Da sinistra si vedono l'Herbetet (3778 m), la Punta Budden (3683 m), la Becca di Montandayné (3838 m), con la cima ghiacciata, la massa rocciosa del Piccolo Paradiso (3923 m la punta più alta), il Gran Paradiso (4061 m), la puntina rocciosa della Becca di Moncorvè (3875 m) e l'intaglio del Colle del Gran Paradiso (3345 m), che si scavalca all'inizio della quarta tappa. Dalla cima del Gran Paradiso scende verso sinistra la bella parete Nord-Ovest che si alza dal Ghiacciaio di Laveciau; verso destra si stende il Ghiacciaio del Gran Paradiso. Nella terza tappa l'itinerario proposto sale alla cima del Gran Paradiso lungo il Ghiacciaio di Laveciau dal Rifugio Chabod e scende al Rifugio Vittorio Emanuele II (indicato dal piccolo cerchio rosso a destra) lungo il Ghiacciaio del Gran Paradiso.

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