Giro del Gran Paradiso - Quinta tappa

 

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Nella foto a sinistra: la salita lungo il pendio detritico che parte dal Piano della Muanda. In fondo si vede anche il Lago di Teleccio, mentre il Rifugio Pontese è nascosto dal dosso roccioso a sinistra del Piano della Muanda. Il primo piano è purtroppo un po' sfuocato: c'era poca luce e non me ne sono accorto nemmeno controllando la foto nel display. A destra possiamo invece ammirare i Becchi della Tribolazione, con quello Meridionale (3360 m) in bella evidenza. Alla sua destra si notano la bifida cima del Becco Centrale (3316 m), poi la Punta Pergameni (3300 m) e infine il Becco Settentrionale (3292 m). Sulla sinistra della foto si vedono il Blanc Giuir (3222 m) e l'intaglio del Colle dei Becchi (2990 m).

A sinistra: precorso il tranquillo Ghiacciaio di Teleccio si arriva alla base del pendio detritico che sale al Colle di Teleccio, sopra il quale svetta la Torre di Sant'Andrea (3651 m). Per raggiungere il colle, dalle rocce visibili alla base del pendio, siamo saliti verso destra fino alle rocce nere (bagnate) ben visibili sulla verticale del mio compagno; poi abbiamo raggiunto il colle salendo verso sinistra. A destra: sosta alla base del pendio detritico. In secondo piano si vede il Ghiacciaio di Teleccio. Sullo sfondo, contro il cielo si riesce a vedere la piccola piramide azzurra del Monviso, mentre sulla destra svetta la slanciata parte sommitale del Becco Meridionale della Tribolazione.

Nella foto a sinistra si vede il mio compagno impegnato a superare un ripido tratto del pendio che raggiunge il Colle di Teleccio. A destra: la fotografia (di Roberto Benzi) mi ritrae al Colle di Teleccio (3304 m) sullo sfondo della Punta di Ondezana (3492 m). Anche qui possiamo tristemente constatare la situazione dei ghiacciai: una volta la superficie ghiacciata rivestiva quasi interamente questo versante e la fascia rocciosa all'altezza delle mie braccia era molto ridotta.

Queste foto ci mostrano impegnati nel punto più ripido della discesa dal Colle di Teleccio sul Ghiacciaio di Valeille. Nella foto a sinistra si vede contro il cielo la cresta tra la Torre del Gran San Pietro (3692 m) e la Torre di Sant'Andrea; in quella a destra si nota la barriera rocciosa che impedisce la discesa diretta e che bisogna aggirare a destra (in discesa).

A sinistra: ci stiamo avvicinando alla barriera rocciosa, in una zona del ghiacciaio ben poco inclinata. In secondo piano si vede la parte inferiore del Ghiacciaio di Valeille, sopra la quale si alzano le Cime di Valeille (Occidentale, 3357 m, a destra; Centrale, 3319 m, e Orientale, 3296 m, al centro della foto) e, sulla sinistra, la piccola punta dell'Ago delle Sengie (3384m). Nella foto a destra vediamo invece la parte superiore del Ghiacciaio di Valeille appena discesa. Contro il cielo vediamo di nuovo la Torre del Gran San Pietro (a sinistra) e la Torre di Sant'Andrea (a destra).

Nella foto a sinistra vediamo la piccola ma significativa seraccata del Ghiacciaio di Valeille. A destra si vede invece il mio compagno all'inizio della discesa del canale nevoso che abbiamo individuato tra la barriera rocciosa e la seraccata (siamo ancora in cordata, anche se la corda non si vede bene). Il percorso indicato sulle cartine (e consigliatoci dal custode del Rifugio Pontese) traversa invece sopra la seraccata fin sotto la Cima Occidentale di Valeille e poi scende lungo il pendio nevoso visibile in alto a sinistra, raggiungendo la parte pianeggiante del Ghiacciaio di Valeille (vedi foto sotto a sinistra).

Nella foto a sinistra vediamo la testata della Valeille con la parte bassa dell'omonimo ghiacciaio dominata dalla Cima Occidentale di Valeille (a sinistra) e dalla Cima di Ondezana (a destra). Sotto quest'ultima si vede bene l'alta barriera rocciosa da aggirare a destra (scendendo); a sinistra della barriera si vede il canale di neve che noi abbiamo disceso (richiede attenzione perché presenta delle fenditure, prosecuzione dei crepacci della seraccata). Si può vedere bene anche il percorso segnato sulle cartine e suggeritoci dal custode del rifugio: si tratta di traversare in piano i tranquilli pendii sopra la seraccata per poi scendere sulla parte basse del ghiacciaio e tornare verso la barriera rocciosa. Nella foto a destra vediamo la Valeille vista dall'inizio della discesa lungo la morena sinistra idrografica del ghiacciaio. La valle è molto lunga: da qui a Lillaz sono quasi otto chilometri in linea d'aria! Contro il cielo, a sinistra, si vedono l'appuntita Punta Garin (3448 m) e il più massiccio Monte Emilius (3559 m), che appare più basso perché più distante. Sulla destra si vedono alcune cime minori della Valle di Cogne, che vanno dalla Punta Creya (3015 m) al monte Penne Blanche (3254 m).

Queste due foto (quella di sinistra è di Roberto Benzi) si riferiscono alla prima parte della discesa lungo il fondovalle, una volta terminata la morena. In questo tratto, come si può vedere, il sentiero non è molto evidente, specie quando si passa tra i sassi e i cespugli. Bisogna un po' arrangiarsi e prestare attenzione a ometti e segnavia (un po' rari, ma presenti).

Il sentiero si fa progressivamente più evidente man mano ci si avvicina a Lillaz. Nella foto a sinistra si vedono i resti della mulattiera che un tempo percorreva la valle. In qualche tratto il cammino è rallentato dalla presenza di alcune frane. Per fortuna i sassi (anche più grossi di quelli visibili nelle foto) sono stabili e bisogna solo adattarsi a un po' di ginnastica (in realtà, dopo tanto camminare, se ne farebbe volentieri a meno e un comodo sentiero sarebbe più gradevole).

Un ultimo sguardo alla Valeille con in primo piano il sentiero divenuto finalmente bello ed evidente. Il paesaggio è dominato dalla Punta delle Sengie (3408 m), con il bel ghiacciaio che un tempo copriva tutta la parete Nord. A destra: birra (media) e panino con fontina e lardo di Arnad per festeggiare la conclusione del grande giro in centro a Lillaz. In realtà la gita non è conclusa: per arrivare a Cogne ci vogliono ancora 45 minuti di comoda passeggiata lungo il torrente.

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