Grigna Sett. per la Ferrata CAI Mandello (2)
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Il Grignone e il suo impervio versante occidentale visti dalla cresta della via ferrata. Come spesso accade in estate, pur essendo una bella giornata, la cima era avvolta da un nuvolone. A destra della cima, contro il cielo, si vede la Bocchetta di Releccio (2263 m) dove passa la via normale che sale dal versante orientale: la via ferrata esce sulla cresta ancora un po' più a destra. |
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Questa foto è stata scattata nella parte alta della ferrata, da un intaglio al sommo di un canale che scende verso la Val Meria. In primo piano si vede una parte dell'articolata parete meridionale del Sasso dei Carbonari, mentre più in fondo si vede lo Zucco dei Chignoli (2168 m), sulla lunga cresta che unisce le due Grigne. |
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Da un altro intaglio della cresta percorsa dalla via ferrata, guardando verso Sud, si può ammirare il versante settentrionale della Grigna Meridionale (2177 m). Dalla cima, verso destra, si abbassa la Cresta Segantini, notissimo itinerario di arrampicata (II e III con un passaggio di III+/IV-). Dopo l'intaglio del Colle Valsecchi (1898 m), si vedono bene il Torrione Palma e la Piramide Casati. Più a destra ancora si alza la Torre Cecilia, dopo la quale la cresta diviene erbosa e culmina con la punta rocciosa dello Zucco Pertusio (1673 m). |
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Ed eccoci ormai al termine della ferrata. Le due cime che si vedono (quella a sinistra è il Sasso dei Carbonari, 2160 m, quella a destra credo sia il Sasso di Sengg, 2136 m) non vengono toccate dal percorso, che le evita facilmente a Nord. |
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Il Rifugio Brioschi, in cima alla Grigna Settentrionale. Fu costruito nel 1895 dalla sezione di Milano del CAI e inaugurato lo stesso anno col nome di Capanna Grigna Vetta. Fu ampliato nel 1905 e poi nel 1926, quando fu dedicato a Luigi Brioschi (presente alla cerimonia), pioniere dell'alpinismo lombardo e presidente della sezione dal 1905 al 1907 a ricordo della prima ascensione alla Punta Nordend del Monte Rosa da lui compiuta nel 1876. Distrutto nel 1944 dai nazi-fascisti, il rifugio fu ricostruito nelle forme attuali e inaugurato nel 1948. |
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In discesa lungo la Via della Ganda. La foto ritrae in particolare il passaggio attrezzato con la corda di nylon sulle placche inclinate al termine del gerone. Per un buon tratto il sentiero costeggia le rocce della Cresta di Piancaformia (ben visibile nella foto), poi si porta verso il centro del bacino di Moncòdeno e si abbassa verso il Rifugio Bogani. |
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Il Rifugio Bogani, che si incontra a metà della discesa dalla cima al punto di partenza. Dei tre rifugi toccati dall'escursione è quello che si trova in posizione più idillica, circondato da un bel bosco di larici. |
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Poco sotto il rifugio si passa vicino all'Alpe Moncòdeno, posta in magnifica posizione panoramica, caratteristica solo parzialmente messa in evidenza dalla fotografia. In estate ci sono parecchi animali: mucche, cavalli, capre, maiali, allevati dalla stessa famiglia che gestisce il Rifugio Bogani. |
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Traversando la Val delle Lavine si ha questa bella visione sui due spuntoni rocciosi del Frate (1503 m) e della Monaca (1479 m), che si alzano da un costone boscoso che scende nella Valle dei Mulini. Per quanto belli esteticamente, sono del tutto ignorati dagli alpinisti a causa della pessima qualità della roccia. Sotto di loro si vede il solco profondo della Valle dei Mulini, mentre lo sfondo è dominato dalla bella piramide del Monte Legnone (2609 m), al centro della fotografia contro il cielo. |
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Siamo ormai al termine della lunga escursione: il sole del pomeriggio illumina la bella parete Ovest (alta fino a 500 m) del Pizzo d'Eghen (1832 m), lungo la quale salgono alcuni difficili itinerari di arrampicata, sia classici che moderni. Sulla destra si staglia invece la Cima del Palone (1996 m), più alta ma priva di importanza alpinistica. |