Monte Massone, dall'Alpe Quaggione
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Questo servizio fotografico richiede una doverosa premessa. Nella relazione ho indicato i mesi che vanno da giugno a ottobre come il periodo migliore per effettuare l'escursione. Noi invece l'abbiamo fatta alla fine di aprile, incontrando, sopra i 1800 metri, condizioni di innevamento ancora eccezionali (pensavamo di trovare neve, ma non così tanta). In tale situazione le difficoltà non sono più solo escursionistiche (come si può vedere dalla quinta immagine). Ribadisco quindi quanto già detto: per rimanere nei limiti delle difficoltà escursionistiche, occorre aspettare che la neve sia andata via!
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In questa immagine, ripresa dal versante orientale del Monte Zuccaro, si vede tutta la prima parte della gita. Al centro della foto si nota il tratto di cresta (ancora boscoso) da aggirare a occidente per arrivare, praticamente in piano, al Passo del Gan. Sulla destra si vede poi la cresta Sud del Monte Cerano, lungo la quale si distingue abbastanza bene la traccia che la percorre. In alto, contro il cielo, si delinea tutto il percorso di cresta che unisce il Monte Cerano al Poggio Croce (sulla sinistra della foto). |
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Questa immagine è stata scattata dalla cima del Poggio Croce. In basso, al centro, si notano i ripidi pendii con roccette affioranti del Barefet. In questo tratto la traccia è un po' confusa, ma non ci sono problemi particolari: occorre solo stare attenti alla pendenza. La cresta diviene poi quasi pianeggiante e conduce alla Bocchetta, 1904 m, da cui si sale al Monte Massone sia direttamente che passando per la cima dell'Eyehorn (percorso più bello e solo di poco più impegnativo). |
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Eccoci ormai nella neve, non molto lontani dalla Bocchetta. Contro il cielo si notano, sulla destra, tre "gobbe": la cima dell'Eyehorn è la terza da destra (è quella con meno neve). La si può raggiungere sia deviando dalla mulattiera che porta al Monte Massone, sia seguendo una traccia che risale i pendii erbosi subito a monte della Bocchetta (nella foto sono innevatissimi e si vedono in alto sulla destra). La cima del Monte Massone è invece la punta sulla sinistra dell'immagine. Le due vette sono unite da un tratto di cresta quasi orizzontale lungo circa 450 metri, facile (se non c'è la neve) e molto panoramico. |
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Questa foto è stata scattata dai pressi della Bocchetta puntando l'obiettivo verso Est. Alle spalle dei due escursionisti si vede il Lago Maggiore con la punta dove si trova Verbania. Poi si distinguono le Prealpi Varesine e, contro il cielo, un po' sulla sinistra, l'inconfondibile (almeno per noi alpinisti lombardi) profilo delle Grigne (la Grigna settentrionale, o Grignone, a sinistra, e la Grigna meridionale, o Grignetta, a destra). La foto rende molto bene anche il carattere aperto dell'ambiente in cui si svolge l'escursione. |
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Questa foto è stata scattata dalla cima del Monte Massone: in primo piano, sulla destra, si vede la cresta che porta all'Eyehorn. Si comprende bene come la neve trasformi le cose, rendendole più spettacolari, ma anche molto più impegnative. A sinistra dell'Eyehorn si vedono le montagne della Valgrande, con i Corni di Nibbio in primo piano e il Monte Zeda (innevato) in secondo. Contro il cielo si notano, senza poterle però distinguere, le montagne della Svizzera (a sinistra), poi il gruppo del Badile-Disgrazia, infine (a destra) le montagne della Valsassina, dal Legnone alle Grigne. |
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Verso l'Ossola il panorama è davvero esaltante per via della sfilata di grandi montagne che si possono vedere vicinissime. In questa foto, scattata dai pressi dell'Eyehorn, si possono notare i giganti del Sempione: da sinistra a destra, il Pizzo Andolla (3656 m), la Weissmies (4023 m), il Laggihorn (4010 m) e il Fletschhorn (3993 m). |
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Dalla cima del Monte Massone, verso Ovest, ecco un'altra infilata di grandi montagne svettare contro il cielo sopra la regolare sommità del Pizzo Camino (2148 m). Da sinistra a destra si vedono bene: l'Allalinhorn (4027 m), l'Alphulbel (4206 m), i Mischabel (Täschhorn, 4491 m, e Dom, 4545 m), la Lenzspitze (4294 m) e il Nadelhorn (4327 m). |
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Ed ecco, sempre dalla cima del Monte Massone, sua maestà il Monte Rosa con tutte le sue cime in bella evidenza. Da sinistra si notano: la Piramide Vincent (4215 m), con a destra il lineare canalone che sale al Colle Vincent, la Punta Parrot (4436 m), la Punta Gnifetti (4554 m), la Punta Zumstein (4563 m), la Punta Dufour (4634 m) la Nordend (4609 m), il Gran Fillar (3676 m) e infine la Cima di Jazzi (3804 m), proprio contro il margine destro della foto. |
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Qui siamo durante la discesa, con i piedi finalmente all'asciutto (la neve era bagnatissima e molle!), lungo la cresta Sud-Est che scende verso il Colle Frera. Sulla destra si vede il solco della Val Strona che sfocia nel Lago d'Orta. Contro il cielo si delinea il profilo del Mottarone. Tra questa montagna e la cresta che stiamo scendendo, si vede il cucuzzolo del Monte Zuccaro. Alla sua destra si trova l'Alpe Quaggione. A sinistra del Monte Zuccaro si nota la cresta orizzontale ancora boscosa che si percorre per raggiungere la cresta Sud del Monte Cerano (visibile contro il bordo sinistro della foto). |
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Entriamo nella faggeta poco prima di raggiungere il Colle Frera. Sull'albero, all'altezza del mio compagno, si vede un segnavia bianco-rosso. In questo tratto i segnavia sono abbastanza frequenti e ben visibili; più in basso, presso l'Alpe Bagnone, dove servirebbero, sono invece vecchi e molto sbiaditi. |
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Siamo giunti all'Alpe Bagnone: queste due baite sono ancora utilizzate in estate e quindi sono ancora ben tenute. Le altre (numerose) sono invece in rovina. Oltrepassate queste due case bisogna abbassarsi verso il torrente in direzione di una grossa baita affiancata da un grande faggio. Qui si rintraccia il sentiero che ci riporterà con un lungo percorso (ci vogliono 1 ora e 40 minuti) fino all'Alpe Quaggione. |