Pizzo Ragno - via normale (1)
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Il Rifugio del CAI Vigezzo all'Alpe Al Cedo (1576 m). Sullo sfondo, contro il cielo, si distinguono La Cima (1810 m), quasi interamente coperta dai boschi, e la Testa del Mater (1846 m). Lungo le loro pendici, sul versante visibile nella foto, passa la strada della Val Loana, da percorrere fino al piccolo parcheggio presso le case di Patqueso. |
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Dal Rifugio del CAI Vigezzo, verso Sud-Sud-Est, oltre i pascoli dell'Alpe Al Cedo, si osserva l'ampia conca dell'Alpe Bondolo (dove si trova un bivacco del Parco Nazionale della Valgrande), dominata dal Pizzo Stagno (2183 m), a sinistra, e dal Pizzo dei Diosi (2163 m), a destra. In primo piano si vede una delle tante belle baite dell'Alpe Al Cedo. |
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Il facile guado del Rio del Castello. Si vede bene il facile sentiero che taglia in discesa la paretina rocciosa non molto inclinata. |
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Risalendo il pendio alle spalle degli edifici dell'Alpe Al Geccio (1774 m), poco prima di arrivare alla piccola costruzione di cemento armato (probabilmente una presa dell'acqua). Sullo sfondo, oltre la cresta della Costa Nera, si vede di nuovo la conca dell'Alpe Bondolo col Pizzo Stagno e il Pizzo dei Diosi. |
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Dai pressi del palo segnaletico sopra l'Alpe Al Geccio: in primo piano si vedono gli ampi pascoli e le numerose baite dell'Alpe Al Cedo. Più in basso si nota il solco della Valle del Basso (si intravede anche la strada sterrata) che si immette nella Val Loana. Si vedono i pascoli di Patqueso alle pendici della Cima e della Testa del Mater. La cima più alta, contro il cielo, è il Monte Limidario (2186 m), sotto il quale, a sinistra, si vede il solco delle Centovalli, che scende verso Locarno, ormai in territorio svizzero. |
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Dalla cresta che si percorre dopo il palo segnaletico si ha questa bella vista sulla grande mole rocciosa del Castello, la più grande struttura di pietra ollare della Val Vigezzo. Alla sua base, sulla sinistra, si può notare (vedi foto a destra, scattata col teleobiettivo) quella che sembra una strana formazione rocciosa: in realtà si tratta di tracce dell'estrazione di blocchi arrotondati di pietra ollare, con un diametro di 30-40 centimetri. Questa pietra ha costituito per secoli una risorsa importante, molto sfruttata nei territori delle nostre montagne. La pietra ollare era molto utilizzata per la realizzazione di pentole, i laveggi, già descritti da Plinio il Vecchio nel 70 d.C. Le caratteristiche di facile lavorazione, resistenza al calore e al vento hanno permesso un vario impiego della pietra ollare, impiegata per stufe, camini, pentole, e vasi per la conservazione di alimenti. E’ stata molto utilizzata in ambito architettonico, urbanistico e nell’arte sacra (ad esempio fontane, vasche e ornamenti per gli spazi pubblici e esterni, balaustre, fonti battesimali e altri manufatti all’interno delle chiese). (Informazioni ricavate dal sito "vallevigezzo.eu/la-pietra-ollare"). |
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Salendo lungo l'ampio pendio erboso in cui muore la cresta (visibile a sinistra del mio compagno) che si raggiunge dalle baite di Al Geccio (anch'esse visibili a sinistra di Roberto). Sullo sfondo si vede ancora la conca dell'Alpe Bondolo con il Pizzo Stagno e il Pizzo dei Diosi. |
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La conca dei Laghetti del Geccio (si vede il più basso e più grande dei due) sullo sfondo del Pizzo Ragno, la cui cima appare bassa e poco evidente a causa della prospettiva. Le tracce salgono lungo il pendio dietro il mio compagno e, raggiunto il dosso erboso contro il cielo, salgono a sinistra verso quella che sembra una cima a sé stante. A quota 2190 m il sentiero diviene evidente e compie un lungo traverso fin sotto la cima, che si raggiunge con un'ultima ripida salita. |
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La conca dei Laghetti del Geccio vista dalla parte opposta. Sullo sfondo si vede il punto culminante della Costa Nera (2250 m circa). |