Pizzo Tambò (salita primaverile)
|
|
Indietro (torna alla relazione) Ghiaccio&neve
|
|
![]() |
Nella prima parte dell'itinerario che parte dalla casa Cantoniera italiana, dopo aver superato il ripido canale tra i 2200 e i 2300 metri, si procede su terreno molto meno inclinato, per dossi e vallette molto adatte all'uso delle ciaspole. Il cielo è di un bellissimo blu, ma quel giorno è stata solo una parentesi, per quanto abbastanza lunga: eravamo partiti tra le nuvole e le nuvole ci hanno raggiunto di nuovo proprio mentre eravamo impegnati nelle ultime decine di metri, privandoci del tutto del panorama. |
![]() |
Dopo aver raggiunto il pianoro sotto il Lattenhorn (2857 m), bisogna risalirne e poi traversarne quasi orizzontalmente il versante meridionale, per raggiungere la cresta Est-Nord-Est del Pizzo Tambò (visibile a sinsistra degli scialpinisti in primo piano), lungo la quale si prosegue la salita. Osservando bene la traccia del traverso si noteranno delle deviazioni che si abbassano a destra: sono quelle che provengono dal pianoro raggiunto dall'itinerario che sale dalla casa Cantoniera. Chi proviene dal Passo dello Spluga compie invece tutto il traverso abbastanza ben visibile nella foto. |
![]() |
Nella foto, scattata dalla cresta del Pizzo Tambò verso Est-Sud-Est, si nota, in primo piano il pianoro di cui si parla nella relazione. Sopra il pianoro si vede la massa prevalentemente scura e solcata da alcuni canali del Pizzo Spadolazzo (2720 m). Contro il cielo, al centro della foto, si delineano (da destra a sinistra) il Pizzo Emet (o Pizzo Timun, 3208 m), le Guglie d'Altare (3172 m) e infine il Pizzo della Palù (3172 m). |
![]() |
Questa foto è stata scattata dallo stesso punto della precedente, ma puntando l'obiettivo verso Sud: al centro si vede la bella piramide del Pizzo Ferrè (3103 m), alla cui destra si alza la duplice cima (Nord-Est, 3158 m, e Sud-Ovest, 3149 m) del Pizzo dei Piani. |
![]() |
Dalla conca raggiunta seguendo la cresta Est-Nord-Est del Pizzo Tambò si può vedere quasi tutta la parte finale dell'itinerario. Sulla sinistra si vede il dosso chiamato Pan di Zucchero, sulla destra, contro il cielo, si vede invece la cima del Pizzo Tambò. Dalla conca si deve imboccare il canale che si vede sulla destra, che sbuca (in apparenza) sotto la verticale della cima. Da qui ci si sposta verso il Pan di Zucchero, senza però raggiungerlo, per poi aggirare a Sud la quota 3096 m (non visibile nella foto) e affrontare l'ultimo tratto della salita. |
![]() |
Questa foto presenta una visione più ravvicinata rispetto alla precedente: si notano meglio alcuni particolari della salita e, soprattutto, una significativa porzione della vasta parete Nord-Est del Pizzo Tambò, che scende in territorio svizzero. |
![]() |
Dalla sommità del canale visto nelle foto precedenti si può osservare quasi tutta la prima parte dell'itinerario: in primo piano, alcuni scialpinisti stanno risalendo il canale; alle loro spalle si vede la conca pianeggiante, poi la cresta che raggiunge il Lattenhorn con, a destra, il pendio da traversare e il pianoro raggiunto lungo i dossi e le vallette descritti nella relazione. Contro il cielo sono visibili, verso sinistra il Pizzo Suretta (3027 m) e, a destra, il Pizzo Emet, sotto il quale si vede il Lago di Montespluga ancora ghiacciato. |
![]() |
Dalla base dell'ultimo pendio sotto la vetta, lanciamo ancora uno sguardo sull'itinerario percorso. In primo piano, proprio al centro della foto, si nota la quota 3096 m, con a destra la traccia che ne traversa il pendio meridionale. Alla sinistra (e più in basso) della quota 3096 m si vede il Lattenhorn mentre alla sua destra si osserva la gobba del Pan di Zucchero. |
![]() |
Questa foto è stata scattata proprio alla base della piramide finale. Come si può notare grazie alla presenza di molti scialpinisti, si deve salire il largo pendio spostandosi verso sinistra, fino a raggiungere la cresta che scende dalla cima. La si raggiunge una cinquantina di metri sotto il punto culminante, poi si passa sul versante Sud e lo si risale fino a sbucare nei pressi del grande ometto della cima. |
![]() |
Ed eccoci impegnati sulle ultime decine di metri della salita, purtroppo raggiunti dalle nuvole (che non ci lasceranno più per il resto della giornata). La posizione del mio compagno può in parte trarre in inganno, ma in effetti il pendio è ripido ed esposto. La traccia si destreggia tra le roccette affioranti e affronta solo alcuni brevissimi passi di facile arrampicata. Piccozza e ramponi sono indispensabili. La corda potrebbe essere utile se qualche componente del gruppo non fosse troppo sicuro (su una delle roccette è infisso uno spit). |