Monte Sodadura - Versante Ovest
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Il Monte Sodadura visto dai Piani di Artavaggio. Si notano benissimo sia la bella parete Ovest, sia le due creste percorse dalla classica traversata delle vie normali: la cresta Sud-Ovest a destra e la cresta Nord-Ovest a sinistra. Quasi in primo piano vediamo il Rifugio Casari, sotto il quale si notano alcune tracce provenienti da sinistra: sono quelle di chi sale lungo il Vallone senza usufruire della funivia (come descritto nella relazione). |
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Una foto più ravvicinata della montagna. Sulla cresta Sud-Ovest si vede bene il saltino formato dalla fascia rocciosa che caratterizza la parte sommitale del Monte Sodadura. La fascia rocciosa attraversa tutta la parete e forma un altro gradino, meno pronunciato, sulla cresta Nord-Ovest. Nella foto la fascia rocciosa e il gradino sulla cresta Nord-Ovest non si vedono a causa dell'innevamento decisamente abbondante. Si vede anche l'edificio giallo dell'ex Rifugio Aurora, dietro il quale si alza il pendio che dà accesso alla parte finale della salita. |
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Un momento della salita lungo il versante Ovest del Monte Sodadura. Siamo nella prima parte della salita, dove la pendenza è ancora contenuta. |
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Questa foto (di Roberto Benzi) è stata scattata poco sopra la precedente, ma offre una visione più ampia. Sullo sfondo si vedono i Piani di Artavaggio e poi, sotto le nubi, la Valsassina. Si nota anche il solco del Vallone, lungo il quale sale il sentiero da Moggio. |
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L'uscita in vetta, al termine del tratto più ripido. Con la neve più dura la salita avrebbe richiesto più impegno, ma è stata comunque simpatica e divertente (foto di Roberto Benzi). |
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Classicissima foto dalla cima del Monte Sodadura, con la Madonnina in primo piano e il paesaggio che si ammira verso Ovest-Nord-Ovest. Sopra la Madonnina vediamo lo Zuccone di Campelli (2175 m), a sinistra del quale si alzano, più lontane, la Grigna Settentrionale (2410 m) e la Grigna Meridionale (2177 m). In lontananza si vedono le grandi montagne delle Alpi Occidentale, dal Monte Rosa al Monte Leone. |
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Spostando lo sguardo più destra vediamo in primo pano l'inizio della cresta Nord-Ovest (quella descritta per la discesa) mentre lo sfondo è dominato dallo Zuccone di Campelli e, più a destra, dalla Cima di Piazzo (2059 m). Lungo il suo ampio versante Sud-Ovest, ben visibile nella foto, si svolge la via normale di salita che parte dai Rifugi Nicola e Cazzaniga. E' una salita più facile di quella che porta al Monte Sodadura e si presta bene a essere percorsa con le ciaspole o con gli sci. |
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Guardando a Nord, ecco il Pizzo dei Tre Signori (2554 m; è la vetta più alta tra quelle che si vedono), che si alza sopra il solco della Valtorta. |
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Verso Nord-Est, oltre la bella distesa dei Piani dell'Avaro (Valtorta) e delle Orobie, ecco una sfilata di grandi montagne, dal Monte Disgrazia (3678 m), signore incontrastato del panorama che si gode dalle cime delle Prealpi Lombarde, al gruppo del Pizzo Bernina (4050 m), il "quattromila" più orientale delle Alpi). |
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Un'ultima immagine ripresa dalla cima, verso Sud-Ovest. In primo piano si nota la cresta Sud-Ovest, oltre la quale si stendono i Piani di Artavaggio. Sullo sfondo, dal mare di nubi leggere, emergono il Resegone (1875 m) e, sulla destra, il Monte Due Mani (1667 m). |
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Il Monte Sodadura dai pressi del Rifugio Nicola. L'immagine mette bene in evidenza il perfetto triangolo del versante Ovest, al centro del quale si svolge la salita proposta nella relazione. Contro il cielo, a destra, si delinea la cresta Sud-Ovest, mentre a sinistra, tra sole e ombra, si nota l'elegante profilo della cresta Nord-Ovest |
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In questa foto, scattata durante la discesa lungo l'ampia pista che dai Rifugi Nicola e Cazzaniga porta ai Piani di Artavaggio, ho segnato l'itinerario proposto. Dal punto in cui la traccia piega a sinistra per raggiungere la base della parete, è anche possibile proseguire ancora un poco lungo il dosso e poi piegare verso la paretina un poco più in alto.
Tutte le foto di questa pagina sono state scattate il giorno della salita. Fanno eccezione le prime due in alto, scattate quindici giorni dopo, con più neve e con un cielo meno limpido. |