Via delle Bocchette - Quinta tappa
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Prima di passare a descrivere l'ultima tappa vorrei dedicare un po' di spazio alla cappella scavata nella roccia alla base della Cima XII Apostoli a pochi minuti di salita dal rifugio (foto in alto a sinistra) e dedicata ai caduti della montagna. La piccola chiesa è stata realizzata nel 1952 per ricordare le vittime di una tragedia avvenuta due anni prima non lontano da qui: il 29 luglio del 1950 quattro giovani alpinisti (Maria Rita Franceschini, Vittorio Conci, Giuseppe Fiorilla e Mauretta Lumini) caddero in un crepaccio mentre stavano attraversando la Vedretta dei Camosci. Sopravvisse solo Mauretta, salvata dalla leggendaria guida del Brenta, Bruno Detassis. In memoria dei tre giovani, ricordati nella lapide all'ingresso (foto in alto a destra), due anni dopo venne costruita la cappella. L'idea fu lanciata da un sacerdote, Don Bruno Nicolini, e notevole fu il contributo popolare per sostenere le spese dello scavo. La grotta artificiale è larga otto metri e alta nove: l'abside dietro all'altare ha la forma di una croce aperta sulla valle (foto in basso a destra). Sulle pareti della cappella sono cementate centinaia di piccole lapidi che ricordano, accanto ai nomi di alcuni grandi protagonisti dell'alpinismo, anche tanti escursionisti e alpinisti comuni che hanno perso la vita in un incidente in montagna (foto in basso a sinistra). Ogni anno, l'ultima domenica di luglio, nella piccola chiesa si celebra una messa in memoria di tutti i caduti della montagna; dal 1963 la messa è accompagnata dal celebre coro della SOSAT (Sezione Operaia Società Alpinisti Tridentini) che poi tiene un concerto presso il rifugio [notizie ricavate da un articolo di Alberto Laggia apparso sul settimanale Famiglia Cristiana del 10 agosto 2008]. Chiunque volesse ricordare un amico o un parente caduto in montagna può chiedere di mettere una lapide nella chiesetta. Esiste un preciso regolamento (rivolgersi alla SAT oppure al custode del Rifugio XII Apostoli). |
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Un ultimo saluto alle Dolomiti di Brenta prima di intraprendere, il giorno dopo, la discesa che ci riporterà a valle e a casa. A sinistra vediamo una luna quasi piena sorgere e brillare nel cielo (finalmente limpido dopo una giornata spesso nuvolosa) sopra la Cima di Pratofiorito (2900 m c.a). A destra, il sole tramonta dietro il gruppo dell'Adamello mentre un mare di nubi si stende sopra la valle e davanti alle cime (per venirci a trovare di nuovo il giorno dopo lungo una parte della discesa). |
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Ed ecco due momenti della discesa: a sinistra siamo sul sentiero in parte attrezzato che percorre la barriera rocciosa detta la Scala Santa. A destra siamo vicini alla zona pianeggiante che termina con la bella radura del Piano di Nardis (foto di Roberto Benzi). In fondo si vedono la sella del Passo Bregn de l'Ors (1836 m) e, a destra, il Dos del Sabion (2101 m). |
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Nella foto a sinistra vediamo il Piano di Nardis (1822 m) con il sentiero che sale dolcemente verso il Passo Bregn de l'Ors. L'itinerario descritto nella relazione gira invece a destra all'altezza del cartello indicatore visibile nella foto. A destra si vede una bella radura nel bosco di larici e altre conifere che si attraversa in discesa per raggiungere il Lago di Val d'Agola. |
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Ed ecco due immagini del Lago di Val d'Agola (1588 m). A sinistra (foto di Roberto Benzi) si vede il largo sentiero che lo costeggia sulla sponda sinistra idrografica. A destra vediamo il lago dalla sua sponda settentrionale, con sullo sfondo la Pala dei Mughi (2321 m) che si specchia nelle sue limpide acque. Il lago è una meta frequentata, ma noi ci siamo passati al mattino abbastanza presto e non abbiamo incontrato quasi nessuno. C'era una pace straordinaria, piccolo dono della montagna prima che ci riassorbisse il rumore e il traffico della vita quotidiana che per un poco avevamo dimenticato. |
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Siamo ormai alla fine della nostra discesa. A sinistra si vede il robusto ponticello che permette di superare il Torrente Sarca di Campiglio. Di recente realizzazione, emanava un incredibile profumo di larice! A destra vediamo il largo sentiero che si percorre in salita verso le prime case di Sant'Antonio di Mavignola. |
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Ormai siamo proprio alla fine della traversata. Nella foto a sinistra stiamo transitando poco sotto il Maso Doss. A destra siamo sulle vie asfaltate di Sant'Antonio di Mavignola: la strada statale dove passa l'autobus che ci riporterà a Madonna di Campiglio è a poche centinaia di metri. |
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Gioiosa conclusione della bella cinque giorni: una birra e un panino con lo speck al bar dell'Albergo della Posta, in attesa del pullman che ci riporterà verso l'ultima fatica della nostra escursione: un lungo viaggio in macchina verso casa! |
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