Parco Storico di Monte Sole: Itinerario del Memoriale
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Nella foto a sinistra vediamo l'edificio del Centro Visite "Il Poggiolo" con la stradina sterrata che conduce all'ampia sella erbosa dove la strada che collega Pian di Venola e Quercia (frazioni di Marzabotto poste sui due opposti versanti di Monte Sole) incrocia quella in gran parte sterrata che conduce ai luoghi dell'eccidio. A destra vediamo il monumento che ricorda gli avvenimenti dell'autunno 1944 (si trova sulla stessa sella, a sinistra dell'incrocio provenendo dal Centro Visite). Sulla grande piastra è riprodotta una piantina della zona di Monte Sole con le località dove i nazisti operarono le stragi e il numero delle vittime. La figura di Cristo è opera dello scultore Luciano Nenzioni. Lungo l'itinerario si trovano altri "segni" opera dello stesso scultore e posati all'inizio degli anni Ottanta per opera e per volontà dei parrocchiani di Gardelletta, Quercia e Murazze (Marzabotto), "guidati" da Don Ilario Machiavelli (allora parroco di Gardelletta). |
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La prima tappa dell'itinerario è costituita dal cimitero e dai ruderi delle poche case e della chiesa di San martino. In queste immagini vediamo il cimitero (oggi cimitero storico) e l'edicola che ricorda i cinque sacerdoti uccisi durante la strage (Don Giovanni Fornasini, Don Ubaldo Marchioni, Don Ferdinando Casagrande, Don Elia Comini e Padre Martino Cappelli). Due di loro sono particolarmente legati a questo luogo: di fianco al cimitero vennero rinvenuti nel dopoguerra il corpo di Don Giovanni Fornasini (ucciso il 13 ottobre 1944) insieme a quello di un uomo invalido. Sotto il cimitero c'era un rifugio dove trovarono riparo per alcuni giorni Don Ferdinando Casagrande e la sua famiglia. Uscito dal rifugio il 9 ottobre 1944, fu ucciso dai tedeschi insieme a una delle sorelle e gettato in un piccolo burrone in località Pozza Rossa (a poche centinaia di metri da San Martino, sulla strada che prosegue verso Sud-Ovest). Nel cimitero trovarono una prima sepoltura alcune delle vittime della strage nazista, tra cui quelle uccise a San Martino il 29 settembre 1944: una cinquantina di persone, quasi tutte donne e bambini. Oggi alcune lapidi riportano i nomi e le foto di alcune di loro. E' impressionante notare che la violenza nazista non si fermò di fronte a nulla e che intere famiglie vennero sterminate. Ad esempio la lapide della foto a sinistra, posta a ricordo dal marito e dai figli maschi più grandi, ricorda una donna di 49 anni, le sue quattro figlie e i tre figli maschi più piccoli (il minore aveva 4 anni). Nel cimitero, dal 25 aprile 2013, un piccolo segno ricorda anche Teresa Sarti Strada, fondatrice di Emergency insieme al marito Gino Strada. |
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Proseguendo nell'itinerario, la seconda tappa è rappresentata dai ruderi di Caprara di Sotto, che però non sono visitabili in quanto proprietà privata. Divisa nei due nuclei di Sotto e di Sopra, Caprara era una vivace zona agricola ed era abitata da una decina di famiglie, Caprara di Sotto era una delle sedi della Brigata partigiana "Stella Rossa" che operava nella zona. Nella foto a destra vediamo una delle case di Caprara di Sotto nel 1939. Le case vennero bruciate nei giorni dell'eccidio e colpite dalle cannonate anglo-americane durante i mesi di stallo del fronte nella zona di Monte Sole, tra l'autunno del 1944 e la primavera del 1945. A Caprara di Sotto, il 13 ottobre 1944, una di queste cannonate uccise tre donne, una bambina e un neonato che erano scampati alla strage di qualche giorno prima. |
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Poco oltre Caprara di Sotto si possono visitare i ruderi di Caprara di Sopra, un piccolo borgo in cui si trovavano anche un'osteria e una drogheria. Il 29 settembre 1944 i soldati tedeschi trovarono una quarantina di persone (quasi tutte donne e bambini) nascoste in un rifugio vicino all'abitato. Le portarono dentro la cucina di una delle case, poi gettarono delle bombe a mano dalla finestra e spararono dalla porta, uccidendole quasi tutte. Poi la casa venne minate e bruciata. Nei pressi di Caprara i tedeschi uccisero anche una mamma con i suoi sette figli dai 17 ai 2 anni. Altri civili e partigiani vennero uccisi nelle vicinanze anche nei giorni successivi (nella zona di Caprara le vittime della violenza nazista sono state in tutto una sessantina) La foto in alto a sinistra è stata scattata con il teleobiettivo dalla cima di Monte Sole. Nella foto in basso a destra vediamo una delle sculture di Luciano Nenzioni. L'attuale aspetto delle rovine è frutto di un intervento di restauro e sistemazione effettato dal Parco Storico di Monte Sole. |
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Presso la casa colonica della località Il Poggio, poco prima della chiesa di Casaglia, è collocato questo monumento opera dello scultore Celso Barbari. Rappresenta alcune delle vittime più deboli della strage: le donne ei bambini piccoli. Un bimbo è aggrappato alle spalle della madre (se ne vede il braccino nella foto a destra), l'altro si ripara dietro la sua gonna. |
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Ed eccoci alla chiesa di Santa Maria Assunta a Casaglia. L'edifico, di origini medievali, fu ricostruito nel 1665 e abbellito con successivi restauri (nella foto in alto a sinistra vediamo come si presentava all'inizio del Novecento, dopo i lavori di sistemazione della strada e del sagrato del 1912). Il 29 settembre 1944 gli abitanti delle case vicine (una novantina di persone, quasi tutte donne e bambine) si rifugiarono nella chiesa insieme al parroco, don Ubaldo Marchioni. All'arrivo dei tedeschi solo qualcuno riuscì a fuggire; una donna paralitica venne uccisa in chiesa, come altre due persone che si erano rifugiate nel campanile. Tutti gli altri vennero condotti nel vicino cimitero e massacrati con bombe a mano e raffiche di mitraglia. Don Ubaldo fu ucciso sull'altare della chiesa, che poi venne bruciata. Lo stato attuale dell'edificio è dovuto non solo all'incendio, ma anche ai bombardamenti dei mesi successivi e a un lungo stato di abbandono. Oggi la chiesa è stata dichiarata dall'UNESCO "sito messaggero di pace". Anche qui sono presenti alcune opere dello scultore Luciano Nenzioni, tra cui una Via Crucis (visibile nella foto in alto a destra) che collega la chiesa al cimitero. La campana visibile nella foto in basso a sinistra, fusa con materiale bellico, è stata donata dal governo della Repubblica Russa come segno di pace e invito agli uomini a non «esercitare più l'arte della guerra». E' stata collocata qui per volontà dell'arcivescovo di Bologna, cardinale Giacomo Biffi, nel 1994, in occasione del cinquantesimo anniversario della strage. |
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Vediamo qui due immagini del cimitero di Casaglia, dove i soldati tedeschi massacrarono con bombe a mano e raffiche di mitraglia un'ottantina di persone (quasi tutte donne e bambini) trascinate qui dalla vicina chiesa di Santa Maria Assunta. I prigionieri vennero ammassati contro la cappella al centro del cimitero: i più piccoli vennero messi davanti e i più grandi dietro. Molti morirono subito, altri dopo un'atroce agonia; solo pochi riuscirono a salvarsi sotto i cadaveri delle altre vittime. Nel cimitero si trovano oggi due tombe, quella di don Giuseppe Dossetti (1913-1996) e quella di monsignor Luciano Gherardi (1919-1999). Il primo fu uno degli esponenti democristiani più impegnati nella nascita della Repubblica italiana e il fondatore della comunità monastica della Piccola Famiglia dell'Annunziata, che ha una delle sue sedi nelle vicinanze del cimitero. Il secondo fu compagno di seminario di due sacerdoti uccisi nell'eccidio di Monte Sole e autore di un'importante ricostruzione della vita a Monte Sole prima della strage (Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944, introduzione di Giuseppe Dossetti, Il Mulino, 1994). |
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L'ultima tappa dell'itinerario che ho descritto è l'oratorio di Cerpiano, dedicato agli Angeli Custodi. Cerpiano era un piccolo borgo e vicino all'oratorio si trovavano un grande edificio a tre piani, una casa colonica e alcuni edifici rurali. Nel 1944 vi abitavano diverse famiglie, alcune delle quali sfollate dalla valle del Setta per sfuggire ai bombardamenti alleati che colpivano la ferrovia. A Cerpiano funzionavano anche un asilo infantile e una pluriclasse elementare. Il 29 settembre 1944 i tedeschi ammassarono nell'oratorio (foto in alto a sinistra) una cinquantina di persone, quasi tutte donne e bambini, e le massacrarono con le bombe a mano. Il giorno dopo, per assicurarsi che tutti fossero morti, spararono di nuovo all'interno dell'edificio. Sotto i cadaveri si salvarono soltanto due bambini e la maestra Antonietta Benni (suora orsolina; la vediamo in alto a destra circondata da alcune bambine in una foto dei primissimi anni Quaranta). Tra le rovine dell'oratorio è stata posta (ottobre 2011) una significativa scultura dedicata proprio ai bambini morti nell'eccidio di Monte Sole. Gli autori dell'opera, Nicola Zamboni, Sara Bolzani e Laura Zizzi, hanno spiegato che rappresenta l'angelo custode (cui è dedicato l'oratorio) che ripara con lo scudo i bambini di Cerpiano dal Maligno, perché possano raggiungere il Paradiso che li attende. NOTA. Le informazioni contenute nelle didascalie sono state riprese direttamente dai pannelli esplicativi che si trovano lungo l'itinerario. |
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