Ho
letto su un depliant della Comunità Montana che un tempo, prima
dell’ultima guerra, sul cassone della corriera che risaliva la valle,
era disegnato uno slogan che presentava la Valle Strona come un “Luogo
di tranquillità e di quiete, terra d’oblio e di sorriso”. Poteva un
posto così (perché effettivamente è così) non finire al centro della
mia attenzione? No, non poteva, e infatti, alla fine, mi ci sono
infilato, scoprendo anche qui un piccolo universo di bellezza
tranquilla. Non ci sono grandi montagne (la massima elevazione è il
Monte Capezzone, che supera di poco i 2400 metri), ma da ogni cima
lo sguardo può ammirare un panorama assai vasto: dalla pianura alle
cime innevate del Monte Rosa, del Vallese e del Sempione.
La
Cima di Scaravini (m 2119) non è forse la più nota della valle (come invece il
vicino Monte Massone, il Capezzone e il Monte Capio), ma ha una sua
attrattiva particolare, che mi aveva ispirato da tempo, anche perché è
ben visibile sin dall’autostrada per Gravellona, che spesso percorro
per recarmi tra le amate montagne dell’Ossola e del Verbano: la sua
cresta sud, lineare ed elegante, poco ripida ma abbastanza aerea (per
quanto aerea possa essere una cresta “escursionistica”). Mi ero
presto convinto che sarebbe stata una bella salita invernale e
quest’anno, dopo un’escursione al Monte Capezzone poco prima di
Natale, avevo deciso che alla prima occasione dovevo percorrerla.
Così
è stato (gennaio 2004) e la gita si è confermata molto bella davvero.
La presento quindi direttamente in versione invernale, che considero
particolarmente affascinante. Il percorso può essere diviso in due
parti: la prima conduce dal paesino di Massiola all’inizio della
cresta (Piano del Pozzo, m 1695) e si svolge per lo più nel bosco. La
seconda percorre la cresta fino in cima. La prima parte non presenta
difficoltà e solo i pendii tra l’Alpe Pero e la cresta richiedono
neve sicura. La seconda richiede, specie nell’ultima parte, buone
capacità di muoversi nell’ambiente invernale, perché il filo di
cresta diventa affilato e, alla fine, più ripido. Per buona parte del
percorso le racchette da neve sono certamente utili: nel tratto finale
della cresta occorrerà valutare di volta in volta, in relazione alle
condizioni della neve, l’attrezzatura migliore (piccozza e ramponi non
devono comunque mancare).
ACCESSO:
da Omegna si risale la Valle Strona fino a Piana di Fornero; da qui si
stacca una stradina asfaltata che in 2,5 chilometri sale al paesino di
Massiola (m 772). La macchina può essere parcheggiata all’inizio del
paesino oppure in Piazza della Repubblica (la prima soluzione appare la
migliore, perché per raggiungere la piazza occorre attraversare il
paesino lungo una strettissima viuzza dove l’incrocio con un’altra
macchina richiederebbe una complicata marcia indietro)
PERCORSO:
Da Piazza della Repubblica a Massiola (m 772), si imbocca (cartello
indicatore con il segnavia Z8 per la Cima di Scaravini) la via Salita
alle Alpi: in pratica è una stretta scalinata tra le case (diversi
segnavia) che si trasforma ben presto in una mulattiera selciata che
sale ripidamente alle diverse baite sparse sul pendio sopra il paese.
Oltre le case dell’Alpe Crotta (m 975) si prosegue quasi in piano per
qualche decina di metri, quindi si piega a destra, si raggiunge una fontana e poi il filo del costone poco sotto la cappelletta della Madonna
delle Piane (m 1070), dove si arriva in breve. Lasciato a destra il sentiero per l’alpe Fieno
Secco, si prosegue lungo il costone. Raggiunta una bella faggeta, il
sentiero si tiene sulla destra e sale alle baite dell’Alpe Pero di
Sotto (m 1398). Poco sopra si raggiunge l’Alpe Pero di Sopra (m 1416);
da qui si traversa in piano a destra fino ad una pozza (fontana con un
potente getto d’acqua). Lasciato a destra il sentiero per il Monte
Massone (via Alpe Garibaldi), si sale tra faggi più giovani per sbucare
sul pendio che conduce al Piano del Pozzo (m 1695), dove si raggiunge la
cresta sud della nostra cima (ore 2,30 da Massiola).
La
cresta che si deve percorrere è lunga circa due chilometri e ha un
dislivello di 425 metri. All’inizio è ancora abbastanza larga e poco
inclinata (alcuni tratti sono pianeggianti), più avanti si fa sottile e
più ripida, fino all’impennata che conduce alla croce della vetta.
Circa a metà del percorso, un piccolo tratto roccioso
pone il problema del suo superamento: a seconda delle condizioni
della neve si potrà decidere di affrontarlo sul filo (qualche breve
passo di arrampicata) o di aggirarlo (noi lo abbiamo fatto sulla
sinistra), prestando naturalmente attenzione perché i pendii che
scendono dalla cresta sono ripidi. Più avanti la cresta si fa piuttosto
sottile e, alla fine, aumenta di pendenza fino a raggiungere l’aerea
cima (croce metallica e libro di vetta) (ore 1,30 da Piano del Pozzo, 4
ore da Massiola).
In
discesa si percorre il medesimo itinerario (ore 2,30).