Via delle Bocchette - Seconda tappa

 

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Nella foto a sinistra vediamo l'inizio della Cengia Garbari che traversa il versante orientale della Cima Brenta. Subito dietro il mio compagno si vede la spalla della cresta Nord raggiunta dal Sentiero Pedrotti. Più in lontananza si ammira il versante meridionale della Cima Sella. A destra: come in altri casi lungo la Via delle Bocchette, i tratti meno esposti non presentano il cavo metallico di sicurezza: si procede facilmente, come si vede nella foto, ma occorre sempre attenzione. La cengia è dedicata a Carlo Garbari (1869-1937), l'alpinista trentino  che per primo la percorse, probabilmente durante la prima salita della Cima Brenta, effettuata nel 1894 con numerosi compagni.

Ancora due momenti lungo la Cengia Garbari (purtroppo immersi nelle nubi). Nella foto a sinistra si intravede, alle spalle del mio compagno, il ripido canale nevoso da attraversare. E' ben attrezzato, ma in caso di innevamento ancora abbondante deve essere affrontato con l'attrezzatura adeguata (potrebbe essere utile anche la piccozza). La foto a destra mette in evidenza il vuoto sopra il quale ci si muove: è spettacolare, ma richiede sempre che ci si muova con la dovuta attenzione.

Arrivati alla spalla Sud della Cima Brenta, la vista si allarga improvvisamente verso Ovest e Sud-Ovest. Possiamo ammirare diverse cime. Le più imponenti sono, da sinistra, la Torre di Brenta (3014 m), la Cima Tosa (3173 m) e il Crozzon di Brenta (3135 m), con la cima coperta da una nube. Tra queste due cime si può vedere il lungo Canalone della Tosa (detto anche Canalone Neri, dal nome del primo salitore, che lo superò in solitaria il 21 luglio del 1929). Secondo la guida del CAI/TCI, la sua ascensione (900 m di altezza; pendenza massima 55°) «si può considerare come la più bella del genere nelle Dolomiti». A destra vediamo un'immagine scattata dalla spalla Sud della Cima Brenta con il teleobiettivo (e poi tagliata ulteriormente per evidenziare alcuni particolari). Vediamo cinque escursionisti su un'esposta cengia lungo la parete Est della Cima Brenta nel tratto immediatamente successivo al ripido canalone nevoso cui si è accennato in precedenza.

Nella foto a sinistra vediamo il tratto terminale della spalla Sud della Cima Brenta che, da larga terrazza, si riduce a essere una cresta aerea da percorrere con attenzione perché priva di attrezzature. Alle spalle del mio socio si vede lo Spallone dei Massodi (2999 o 3004 m a seconda delle fonti) con la parte superiore della sua parete Nord-Est lungo cui è posta la "Scala degli Amici". Sulla sinistra, avvolta in nubi leggere, si vede invece la parte sommitale della Cima Baratieri  (2944 m). Nella foto a destra siamo impegnati sulla cenge che, dalla Bocchetta Alta dei Massodi portano verso la base della "Scala degli Amici". Sullo sfondo si staglia la verticale parete orientale dello Spallone dei Massodi. Come ho scritto nella relazione, la cima dello Spallone non si tocca: la Via delle Bocchette passa sotto l'evidente gradino roccioso visibile nella foto a sinistra e poi passa sul versante meridionale lungo cui si abbassa per raggiungere la Bocchetta Bassa dei Massodi.

Nella foto a sinistra vediamo le nostre ombre e quella della "Scala degli Amici". Questa scala è alta (a mio parere) circa 25 metri ed è la più lunga dell'intera Via delle Bocchette. Per finanziarne la realizzazione, Bruno Detassis mise una cassetta con la richiesta di un obolo al Rifugio Brentei. Per questo, una volta ultimata, la scala venne chiamata "Scala degli Amici", per ricordare gli amici della montagna che avevano contribuito, anche con poco, al suo finanziamento. Nella foto a destra, scattata dallo Spallone dei Massodi, si vede la spalla Sud della Cima Brenta, dominata dall'affilatissimo spigolo Sud, alto 70 metri e percorso da una via di Ettore Castiglioni, elegante ed espostissima, ma con difficoltà di III grado. Il limite destro della spalla, ben visibile nella foto, è il punto più alto toccato dalla Via delle Bocchette, pochi metri sotto quota 3000.

In queste foto vediamo due momenti della discesa verso la Bocchetta Bassa dei Massodi. A sinistra siamo ancora sulla discesa dallo Spallone dei Massodi. Sullo sfondo si vede la grande bastionata rocciosa che dalla Cima Brenta si dirige verso Ovest (quella che si vede a sinistra dovrebbe essere la Cima Mandron, 3040 m). A destra invece stiamo scendendo lungo la verticale parete che si abbassa nel canalone Nord-Ovest della Bocchetta Bassa dei Massodi (se ne vede il fondo ancora in parte innevato).

Ancora due foto scattate lungo la discesa verso la Bocchetta Bassa dei Massodi (2790 m). A sinistra si vede l'inizio della stretta cengia di una quarantina di metri che permette, in ultimo, di arrivare alla bocchetta. Quando è completamente innevata, l'attraversamento della bocchetta richiede particolare attenzione e, magari, anche l'uso della piccozza. La foto a destra mostra un gruppo di escursionisti impegnati a scendere la parete verticale che porta nel canalone della bocchetta. Cavi e scalette rendono sicuro e tecnicamente non molto difficile il superamento di questo lungo passaggio.

Ed eccoci finalmente arrivati al Rifugio Alimonta (2580 m), posto al margine settentrionale di uno spettacolare circo roccioso, aperto verso Ovest e circondato da imponenti montagne. A destra vediamo la Cima Molveno (2917 m) e la Cima degli Armi (2951 m), alla cui destra si vedono la Bocca degli Armi (2749 m) e la prima parte della cresta Nord della Torre di Brenta percorsa dal Sentiero delle Bocchette Centrali. Sotto la Bocchetta si stende la piccola Vedretta degli Sfulmini. Sotto la Cima Molveno si vedono i pendii detritici percorsi nell'ultimissima parte del Sentiero delle Bocchette Alte.

A sinistra vediamo la «superba ed elegantissima» (guida CAI/TCI) Torre di Brenta (3014 m) con i suoi versanti Nord (in ombra) e Nord-Ovest (illuminato dal sole), lungo cui salgono numerosi itinerari di arrampicata. A destra vediamo il gruppo di torri e pinnacoli che caratterizzano la sottile e frastagliata crestina che si origina alla base della parete Sud-Ovest della Torre di Brenta e che chiude a Sud il circo roccioso dove si trova il Rifugio Alimonta.

A sinistra: la luce dorata del tramonto illumina alcune delle torri della foto precedente. Si vedono distintamente, la Torre Nardelli (con la cima squadrata), la Torre Bianchi e, un po' staccata, la bella Torre Prati. Sono cime minori (alte poco meno di 2700 metri), ma percorse da interessanti itinerari di arrampicata. Sono dedicate a tre alpinisti trentini morti tragicamente il 12 agosto 1927 sulla parete Preuss del Campanil Basso (Pino Prati e Giuseppe Bianchi) e sullo Spigolo di Valbona, nel Gruppo del Catinaccio (Enrico Nardelli). A destra di queste torri se ne vedono altre più piccole: sono quelle che costituiscono i Castei di Val Brenta. Sullo sfondo, in ombra, si alza l'imponente versante settentrionale della Cima Tosa. Nella foto a destra: la Cima Molveno, la Cima degli Armi e la Torre di Brenta si accendono di luce dorata in quello che è stato il più bel tramonto (forse l'unico bel tramonto) della nostra traversata.

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