Pizzo Suretta (salita primaverile)

 

Ghiaccio&neve

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1120 m

DURATA: ore 3,20 (salita); ore 2,30 (discesa)

DIFFICOLTA': EE fino al colle; PD la cresta finale

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: aprile 2012

 

Il Pizzo Suretta (3027 m; Surettahorn per gli svizzeri), insieme al Pizzo Tambò (3279 m), al Pizzo Ferré (3103) e al Pizzo di Émet (3210 m), è uno dei “tremila” che dominano la vasta conca del lago artificiale di Montespluga (1901 m), alla testata della Valle Spluga (conosciuta anche come Valle di San Giacomo). Si tratta di una meta frequentata, sia per la comodità dell’avvicinamento automobilistico (naturalmente quando la strada del Passo Spluga è aperta almeno fino a Montespluga), sia per l’ampio panorama che si gode dalla cima, sia per l’interesse degli itinerari che la raggiungono.

In estate, il Pizzo Suretta offre “remunerative vie normali” (così si esprime la guida del CAI), ma io l’ho da sempre conosciuto come una classica salita scialpinistica primaverile, bella e abbastanza impegnativa (BSA). Con gli sci non l’avevo mai salito, ma da un po’ di tempo mi ero prefissato di affrontarlo utilizzando le ciaspole per raggiungere il Surettajoch, da dove parte la cresta NNE che conduce alla cima. Dopo aver letto alcune relazioni, mi sono infatti convinto che l’itinerario migliore con questo tipo di attrezzatura è quello che risale la Valle di Suretta (vedi nota 1), passa a Ovest delle Cime Cadenti (Inner-Schwarzhorn) e raggiunge il Surettajoch lungo il bel vallone che vi sale in direzione Est-Nord-Est.

Salendo la Valle di Suretta si devono superare alcuni pendii abbastanza ripidi: se le condizioni sono tipicamente primaverili (neve trasformata e dura al mattino), le ciaspole hanno qualche difficoltà di tenuta (naturalmente non quelle dotate di lame laterali, ottime per queste situazioni) e bisogna sapersi arrangiare. La cresta finale non è affatto banale: va percorsa con le dovute precauzioni e attrezzati di piccozza e ramponi (vedi nota 2). Con la neve questo tratto è classificabile PD: anche per questo motivo ho inserito questa proposta tra quelle alpinistiche e non sotto la voce “escursionismo”. Fino al Surettajach le difficoltà sono per escursionisti esperti (EE). A causa dei diversi tratti ripidi, la salita richiede condizioni di neve sicure.

ACCESSO STRADALE. Raggiunta Chiavenna, si segue la strada statale 36 dello Spluga, che percorre interamente la Valle Spluga, raggiungendo il Lago di Montespluga. Si può lasciare l’auto presso le baite delle Alpi di Suretta (mezzo chilometro prima di Montespluga) o, ancor meglio, in un piccolo spiazzo sulla sinistra della strada al termine del tratto su terrapieno (poche centinaia di metri prima delle Alpi di Suretta), proprio all’inizio della Valle di Suretta. Sarà bene verificare la percorribilità della strada oltre Madesimo, telefonando in Comune (0343.53527) o alla Pro Loco (0343.53529).

ITINERARIO. Dalla strada (1908 metri circa) si imbocca la Valle di Suretta e la si risale prima verso Nord-Est poi verso Nord stando sulla sinistra (destra idrografica) del torrente che scende dal Ghiacciaio del Suretta. Superato un lungo tratto abbastanza ripido tra i 2200 e i 2400 metri, si raggiunge una conca pianeggiante sotto la bastionata rocciosa che sostiene il ghiacciaio. Si piega a sinistra e, risalito un pendio-canale abbastanza ripido (quello a destra dei due che si vedono dalla conca), si arriva sulla cresta che delimita a Ovest la Valle di Suretta a monte della quota 2506 m. Da qui bisogna proseguire verso Nord, ma il percorso è reso un po’ complicato dal susseguirsi di dossi e vallette: si guadagna quota salendo verso destra, ma, quasi subito, si traversa a sinistra e si raggiunge un altro crestone poco inclinato presso un cucuzzolo di rocce poco pronunciato e sormontato da un piccolo ometto. Da qui ci si abbassa leggermente e verso destra in una bella conca pianeggiante (2600 m circa) dominata dalla rocciosa parete Ovest delle Cime Cadenti (Inner-Schwarzhorn). Ora si prosegue traversando verso Nord tenendosi un poco più alti dei 2600 metri (se dalla conca si traversa in piano si finisce su pendii piuttosto ripidi) fino ad entrare nel bel vallone che sale in direzione Est-Nord-Est verso il Surettajoch (tutto questo tratto richiede buona visibilità). Raggiunto con un diagonale il fondo del vallone, lo si segue interamente e, superato il pendio finale, si raggiunge il valico (2858 m), facendo attenzione alle eventuali cornici che sporgono a Est sul Surettagletscher (ore 2,40 dal Lago di Montespluga). Da qui si deve affrontare la cresta NNE del Suretta, che all’inizio presenta un importante salto roccioso. Si aggira questo salto sulla sinistra quindi, su terreno a tratti piuttosto ripido, si guadagna il filo della cresta (abbastanza esposto) e lo si segue fino in cima, dove si trova un ometto di pietre (40 minuti dal colle; ore 3,20 dal Lago di Montespluga).

La discesa si svolge lungo il medesimo itinerario (ore 2,30).

NOTA 1. La Valle di Suretta è nominata così solamente sulla guida del CAI. Non ho trovato altrove questa denominazione a cui ho comunque deciso di attenermi. E’ il vallone che scende verso il Lago di Montespluga lungo il versante meridionale del massiccio del Pizzo Suretta ed è percorso dal torrente emissario del piccolo Ghiacciaio di Suretta.

NOTA 2. Nessuna relazione consiglia l’uso della corda e neppure noi l’avevamo portata. Tuttavia ritengo che potrebbe essere utile (magari anche solo una di quelle corde leggere da 30 metri vendute per l’escursionismo e i ghiacciai facili) se qualcuno dei partecipanti alla gita non fosse particolarmente sicuro.

 

 
 
 
 
 

BIBLIOGRAFIA:

CARTA NAZIONALE SVIZZERA 1:50.000, foglio n. 267 - SAN BERNARDINO

Alessandro GOGNA, Angelo RECALCATI: MESOLCINA-SPLUGA, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1999. Come al solito si tratta di una guida molto accurata e utilissima per conoscere approfonditamente il gruppo del Suretta. Però non riporta l'itinerario indicato nella mia relazione. Quelli riportati nella parte scialpinistica non mi sono sembrati adatti all'uso delle ciaspole perché troppo ripidi.

Maurizio GNUDI, Franco MALNATI: DAL SEMPIONE ALLO STELVIO, CDA, 1977. Su questa bella raccolta di 112 itinerari scialpinistici nelle Alpi Centrali - probabilmente ormai fuori commercio - è invece riportato l'itinerario che ho descritto in questa pagina del sito.

 

Ghiaccio&neve