Lirone e Cimaganda
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In questa pagina vedremo alcune immagini relative alle case abbandonate di Vallesegna, all'altezza del Santuario di Gallivaggio, e a due frazioni di San Giacomo Filippo, Lirone e Cimaganda, sfiorate o attraversate dal percorso della Via Spluga. Si tratta di località minori, ma non certo prive di interesse. |
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All'altezza del Santuario di Gallivaggio, la Via Spluga attraversa i ruderi dell'antico nucleo abitato di Vallesegna (790 m circa), con le case in rovina immerse nella vegetazione e circondate dai castagni, che un tempo erano curati perché fornivano una fonte di sostentamento (la castagna) molto importante nella vita dei montanari. Il nome della località rivela la sua antica importanza nella zona: deriva infatti dal latino "Vallis signa", che significa "segnalazione della valle". Il nucleo abitato, costituito da parecchie case anche di significative dimensioni, era permanentemente abitato sin dal XV secolo, ma, dalla metà del Novecento, seguendo il destino comune ad altre località simili, è stato abbandonato anche nel periodo estivo, finendo inevitabilmente in rovina. L'unico edificio ben conservato, perché oggetto di restauro, è la cappella di Sant'Antonio, costruita nel XVIII secolo. |
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Nelle due immagini in alto vediamo le case di Lirone (850 m c.a), una piccola frazione di San Giacomo Filippo attraversata dalla strada statale, ma non dalla Via Spluga, che transita dalla parte opposta del torrente. L'immagine a destra mette in luce una delle caratteristiche più significative di questa sezione del percorso: la presenza di enormi massi. Tra questi e in mezzo a molti castagni (altra caratteristica di questo tratto del percorso) passa il sentiero della Via Spluga (foto in basso a sinistra). Poco più avanti, l'itinerario scavalca il Torrente Liro su un piccolo ponte sospeso (foto in basso a destra), il quale, sfruttando come appoggio uno dei tanti grandi massi, conduce nel paesino di Cimaganda. |
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Vediamo ora alcune immagini di Cimaganda (900 m), una frazione di San Giacomo Filippo attraversata dalla Via Spluga. Il nome è significativo: "ganda" significa "ammasso di pietre alla base di una parete" oppure "frana". Evidente è il riferimento all'enorme paleofrana di grandi massi che caratterizza il territorio dove sorgono le case. Tra le abitazioni e i massi, come si vede nella foto in alto a sinistra, c'è una sorta di perfetta integrazione urbanistica; in alcuni casi i grossi pietroni sono parte della stessa costruzione. Ma i massi di Cimaganda sono famosi da alcuni decenni anche per la pratica del "bouldering", cioè l'arrampicata sui massi (dall'inglese "boulder", cioè un masso che offre pareti arrampicabili). Il fascino di questa attività - assai praticata a Cimaganda - risiede tutto nella tecnica, unita a una notevole dose di concentrazione e intelligenza. Un equilibrio perfetto, che permette di risolvere particolari passaggi molto impegnativi, attraverso sequenze di movimenti armoniosi e dinamici. Nella foto in alto a destra vediamo un masso con il segnavia giallo della Via Spluga e i bianchi segni di magnesite, la polvere usata dagli arrampicatori per migliorare la presa delle mani sugli appigli. Nelle due foto in basso vediamo invece altri due scorci ripresi tra le case del paesino. NOTA. Le informazioni su Vallesegna sono state ricavate da un pannello illustrativo presente sul posto; quelle sul "bouldering" sono state ricavate, alla lettera, da un articolo apparso sul periodico "Valchiavenna Vacanze" (numero 24, settembre 2011), edito dal Consorzio per la promozione turistica della Valchiavenna. |
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