Chiavenna: la Collegiata di San Lorenzo

e il Museo del Tesoro

 

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La Collegiata di San Lorenzo

La Collegiata di San Lorenzo, che è anche la chiesa parrocchiale di Chiavenna, è nominata per la prima volta nel 973, ma le sue origini sono più antiche e risalgono al V secolo. Nel 1042 venne elevata al rango di pieve (termine con cui si indica una chiesa con specifiche funzioni liturgiche, posta al centro di una più ampia circoscrizione territoriale e da cui dipendono altre chiese e cappelle prive di battistero) e nel 1098 divenne basilica. Agli inizi del XII secolo risalgono notizie di un ampliamento della chiesa (ancora in corso negli anni Settanta del secolo) e della fondazione del battistero (1108), mentre al 1174 risale la costruzione del nuovo campanile (1174). Nel 1537 l’originario edificio romanico della chiesa fu gravemente danneggiato da un incendio che ne distrusse la copertura a capriate di legno. Ristrutturata l’anno successivo, la chiesa assunse le forme attuali con le trasformazioni del 1719: l’edificio  venne ampliato verso il coro, gli originari pilastri cilindrici furono sostituiti da colonne di granito e le volte vennero ingrandite.  Il complesso religioso è completato da un alto campanile costruito tra il 1597 e il 1603 in sostituzione di quello romanico, da un porticato quadrangolare costruito nel 1698-99 in armoniche forme rinascimentali e dal nuovo battistero che ha preso il posto di quello romanico, abbattuto nel 1699 per poter completare il porticato. L'interno si presenta a tre navate coperte da volte ed è stato interamente affrescato dai comaschi Filippo Fiori e Giovanni Maria Giussani (1759-60). Di grande interesse sono anche un Crocifisso ligneo del XVI secolo e i dipinti di Gian Pietro Ligari (Madonna col Bambino tra i Santi Domenico e Giovanni Nepomuceno del 1738), Alessandro Valdani (Predica del Battista del 1744) e Giuseppe Nuvolone (Madonna col Bambino e Sant’Antonio di Padova del 1657). A quest'ultimo si devono anche alcuni affreschi con Angeli musicanti e altri dipinti con episodi della vita di san Lorenzo.

Nella foto a sinistra, ripresa salendo al colle Paradiso, si può osservare l'intero complesso religioso della Collegiata di San Lorenzo, con l'alto campanile, il porticato, l'edificio della chiesa e la cupola ottagonale del battistero settecentesco. La piccola cupola tra il battistero e l'edifico della chiesa è quella dell'Oratorio di Santa Marta, al quale si accede dalla navata sinistra. Nella foto a destra possiamo vedere l'interno della chiesa, con gli affreschi e le colonne di granito risalenti al XVIII secolo.

Nella foto a sinistra vediamo il gruppo scultoreo della Pietà (1433), opera in pietra ollàre di Guglielmo De Catello: rappresenta Cristo deposto, a mezzo busto, circondato dai simboli della Passione. Si trovava un tempo nella chiesa di San Bartolomeo; oggi è murata sulla parete del porticato tra la chiesa e il battistero. A destra vediamo la facciata della chiesa inquadrata dalle arcate del porticato che, in origine, circondava l'antico cimitero (l'odierno prato ben visibile nella foto presa dal colle Paradiso).

Il fonte battesimale romanico

All'interno del battistero si conserva il bellissimo fonte battesimale romanico del 1156, un monolito di pietra ollàre di forma circolare del diametro di 1,80 m. La vasca presenta all'esterno, scolpita a mezzo rilievo, la cerimonia della benedizione dell'acqua lustrale e del battesimo celebrati nella Veglia Pasquale. La scena è rappresentata con una particolare ricchezza di personaggi e un'accurata ricostruzione dei paramenti e delle suppellettili. Al centro si trovano il sacerdote che recita la preghiera di benedizione del fonte leggendo da un libro sorretto da un diacono. Alle spalle del celebrante si trovano cinque chierici che portano, rispettivamente, la croce pastorale, il candeliere, il turibolo dell'incenso, l'ampolla dell'olio dei catecumeni e quella del crisma. Dietro il diacono, dopo il chierico con il cero pasquale, vi sono i laici: il padrino col bambino da battezzare, un nobile cavaliere con il falcone, un personaggio al sommo di una torre e un fabbro. Queste figure hanno dato vita a diverse interpretazioni sul loro significato simbolico. Alcuni pensano che rappresentino le classi sociali del tempo: la nobiltà, gli abitanti del contado (proprietari di terre feudali, sorvegliate da castelli), gli artigiani e i mercanti cittadini. Altri pensano che il cavaliere rappresenti un delegato dell'imperatore  che interviene alla Veglia Pasquale, mentre il gruppo con il fabbro e l'uomo sulla torre (una sentinella) alluderebbe simbolicamente a Chiavenna divenuta allora libero Comune. Un'iscrizione sul collarino della vasca esplicita la datazione e la committenza dell'opera: il fonte fu realizzato nel 1156 per volontà delle magistrature cittadine di Chiavenna e di Piuro dopo un periodi di aspra conflittualità. La realizzazione del fonte serviva quindi a solennizzare la raggiunta pacificazione. Lo stile dell'esecuzione risente della cultura artistica diffusasi allora nell'ambiente padano sulla scorta della lezione del grande Wiligelmo (il più importante maestro della scultura romanica in Italia che, intorno al 1099, aveva scolpito i celebri rilievi sulla facciata del duomo di Modena): lo dimostrerebbe il naturalismo con cui sono caratterizzati i personaggi e la stessa concezione del rilievo, con le figure che emergono nitide dal fondo liscio, dando vita a una composizione ritmata, semplice e limpida.

In queste quattro immagini ammiriamo il fonte battesimale e alcuni particolari della sua decorazione. Nella prima foto in alto a destra si distinguono, al centro, il chierico con il cero pasquale e il diacono che regge il libro da cui il celebrante legge le formule della cerimonia. Nella foto in alto a destra si notano il padrino e il bimbo da battezzare. Nelle due foto in basso si vedono i due chierici che portano le ampolle con l'olio (a sinistra) e il cavaliere con il falcone (a destra).

Il Museo del Tesoro e la "Pace" di Chiavenna

Al Museo del Tesoro si accede dal piccolo cortile a destra della chiesa di San Lorenzo. Le sue tre sale ospitano oggetti religiosi particolarmente significativi per l'arte e la storia locale provenienti da San Lorenzo e da altre chiese della zona. Sono esposti dipinti, libri liturgici, ricchi e preziosi paramenti, alcune bellissime statue in legno policromo di Madonne e Santi di scuola tedesca e lombarda (secoli XV e XVI) e un rarissimo codice musicale dell'XI secolo. L'ultima sala raccoglie alcune preziose suppellettili ecclesiastiche, tra cui due croci astili del XII secolo, un secchiello d'argento del XVI secolo, un calice d'argento (fine XV secolo), un calice di filigrana del 1690, un ostensorio d'argento del 1706 e una patena d'argento dorato del XIII secolo. Il vertice del percorso museale è costituito però dalla cosiddetta "Pace" di Chiavenna, una splendida coperta di evangeliario, capolavoro dell'oreficeria medievale. E' un oggetto di straordinaria bellezza, composto di 25 lamine d'oro montate su una tavola di legno di noce e lavorate a sbalzo e in filigrana, con 97 perle, 94 gemme e 16 smalti cloisonné. Anche solo per questo straordinario capolavoro, una visita al museo è assolutamente da non perdere.

 

Orari di apertura e costo dell'ingresso (2016):

da marzo a ottobre (orario estivo):

da martedì a domenica, dalle ore 15,00 alle ore 18,00

sabato anche dalle 10,00 alle 12,00

da novembre a febbraio (orario invernale):

da martedì a domenica dalle 14,00 alle 16,00 (domenica fino alle 17,00)

sabato anche dalle 10,00 alle 12,00;

Ingresso intero: 3,00 €; ridotto: 1,50 € (dai 6 ai 17 anni e sopra i 60)

Informazioni: 0343.37152 oppure infomuseodeltesoro@gmail.com

Nella foto a sinistra vediamo una sala del museo in cui sono esposti paramenti sacri e statue lignee. A destra si osserva invece la vetrina con la "Pace", dotata di una lente di ingrandimento scorrevole (guidata dal visitatore con un telecomando) che permette di apprezzare meglio le finissime lavorazioni degli orafi medievali. Sullo schermo sopra la vetrina si può seguire un video che illustra significati, tecniche e particolari esecutivi dell'opera, completandone la conoscenza.

In queste due immagini (che ho realizzato fotografando una riproduzione cartacea dell'opera) possiamo ammirare da vicino la "Pace" di Chiavenna e un suo particolare. Al centro della tavola si trova la preziosa croce gemmata, rappresentazione aniconica (cioè priva dell'immagine antropomorfa) di Cristo nella sua natura divina. La croce poggia su due ovali filigranati e i suoi bracci si prolungano in dischi aurei gemmati e in grandi ovali in smalto che raffigurano Cristo che scende dal cielo per incarnarsi (in alto), l'Annunciazione (con l'arcangelo Gabriele a sinistra e la Vergine Annunciata a destra) e l'episodio della Visitazione (in cui Maria viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. Completano il programma iconografico altri dischi aurei gemmati, una serie di smalti cloisonné a motivi decorativi e quattro riquadri d'oro sbalzato con i simboli degli Evangelisti. Questo capolavoro ha sempre posto molte domande agli studiosi: quando e dove fu realizzato? chi ne è l’autore? come è giunto a Chiavenna? Gli studi più recenti, spiega Chiara Maggioni (docente di Storia dell’oreficeria presso l’Università Cattolica di Milano e coordinatrice degli stessi studi), fanno risalire il capolavoro al primo quarto dell’XI secolo, probabilmente agli anni Venti, al tempo dell’imperatore Enrico II (1002-1024). Quanto all’autore, è molto più probabile che la “Pace” sia il prodotto di un atelier dove lavoravano più maestri specializzati nelle diverse tecniche (sbalzo, filigrana, smalti, ecc.) piuttosto che di un unico artista. Dal punto di vista dello stile, l’opera appare come il punto di incontro tra le tecniche esecutive dell’oreficeria tedesca e una forte impronta mediterranea di ascendenza antica nelle parti figurate. Resta però da capire dove sia avvenuto questo incontro così fecondo e, quindi, dove l’opera sia stata realizzata. Un’altra domanda rimane ancora senza una risposta certa: come e quando la “Pace” è giunta a Chiavenna? Sono state fatte diverse ipotesi: si è pensato che venisse dall’area tedesca, poi si è pensato all’area milanese, che oggi, dice Guido Scaramellini (presidente del Centro studi storici valchiavennaschi), sembra essere l’ipotesi prevalente. Secondo alcune leggende, la “Pace” sarebbe stata donata a Chiavenna dall’arcivescovo tedesco Cristiano di Magonza, venuto in Italia al seguito dell’imperatore Federico Barbarossa; ma potrebbe essere anche un dono dello stesso Federico, che a Chiavenna trovò ospitalità alla vigilia della battaglia di Legnano (1176) e che, tra l’altro, potrebbe averla portata qui anche dall’area milanese. Insomma, come la “Pace” sia giunta a Chiavenna è ancora un mistero da svelare. Un dato è certo: negli inventari custoditi presso l’archivio del Museo del Tesoro, l’opera è descritta per la prima volta solo nella seconda metà del Quattrocento. Resta infine una cosa da spiegare: perché questa coperta di evangeliario è chiamata “Pace”? Sull’opera, in effetti, la parola “pace” (PAX) è presente, ma il termine risale molto più probabilmente all’uso di far baciare un oggetto prezioso al momento del bacio della pace, per evitare gli inconvenienti di un bacio diretto. Questa tradizione, ci ricorda ancora Guido Scaramellini, viene oggi replicata (con le necessarie misure di sicurezza) solo una volta all’anno, il 10 agosto, festa di San Lorenzo patrono di Chiavenna.

NOTA. La redazione dei testi di questa pagina è stata abbastanza complessa, perché ho dovuto confrontare diverse fonti non sempre concordi: i siti "valchiavenna.com",  "valtellina.it" e "academia.edu", la Guida rossa del TCI "Lombardia". Per quanto riguarda la "Pace" di Chiavenna mi sono basato soprattutto sulla trascrizione del servizio televisivo LA "PACE" DI CHIAVENNA SVELATA, prodotto dalla TV locale "Teleunica" nel 2012 in occasione del convegno dall'omonimo titolo svoltosi a Chiavenna il 24 marzo 2012 (il servizio è visibile su You Tube digitando il titolo). Da qui ho ricavato le spiegazioni della professoressa Chiara Maggioni e dello storico Guido Scaramellini.

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